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Per la bonifica dei Sin servirebbero 10 mld di euro, stima Confidustria: una leva per la green economy

In Italia 6 milioni di cittadini vivono in siti inquinati, ma le bonifiche di Sin e Sir sono ferme

Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica, Legambiente e Libera lanciano la campagna “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato”
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss) in Italia sono 6 milioni le persone – ovvero un cittadino su dieci – che vivono in aree inquinate da bonificare: si tratta di 42 Siti di interesse nazionale (Sin) in attesa di bonifica (per una superficie di circa 170.000 ettari a terra e 78.000 ettari a mare), e ben 36.814 i Siti di interesse regionale (Sir), per altri 43.398 ettari perimetrati.

Sono in molti casi aree produttive, dove le mancate bonifiche vanno di pari passo con un processo di de-industrializzazione che produce solo degrado ambientale e sociale, e che col passare del tempo non fa che accentuarsi.

Per riaccendere i riflettori su questi temi Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica, Legambiente e Libera, fanno squadra e lanciano insieme la campagna nazionale itinerante “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato che le vedrà in azione dal 27 novembre 2024 al 3 aprile 2025 dal nord al sud della Penisola, per le prime sei tappe, che toccheranno alcuni luoghi simbolo dell'ingiustizia ambientale e sociale: dal Piemonte, il 27 novembre, a Casale Monferrato, una delle aree in cui insistevano gli stabilimenti ex Eternit dove ancora oggi l’amianto continua a fare vittime, al Sin di Taranto (15 gennaio); dal Sin di Porto Marghera (VE), la più importante area petrolchimica d’Italia (22 gennaio) a quello di Priolo, Augusta, Melilli e Siracusa (12 febbraio); dal sito ex Caffaro di Brescia (12 marzo), dove è stata riscontrata una contaminazione diffusa da metalli pesanti e policlorobifenili (Pcb), al Sin Napoli Orientale (3 aprile).

«In Italia le mancate bonifiche sono un’emergenza nazionale di cui si parla poco e che va affrontata senza ulteriori rinvii – dichiarano le associazioni promotrici della campagna – La politica e le istituzioni hanno sottovalutato questo problema, e nel frattempo ci sono milioni di cittadine e cittadini che hanno perso la speranza di futuro, tra inquinamento che permane e posti di lavoro che se ne vanno. Serve una presa di coscienza collettiva ma anche un serio impegno da parte delle istituzioni nazionali, a cominciare dai ministeri dell’Ambiente e delle Imprese, e quelle regionali e locali. Chiediamo a chi ha responsabilità politiche, di governo e amministrative di mettersi una mano sulla coscienza, ascoltando le persone che vivono in aree inquinate da bonificare garantendo loro il diritto alla salute, ad un ambiente sano e allo sviluppo occupazionale nell’ottica della transizione ecologica».

Sappiamo già, da anni, cosa sarebbe necessario fare. Secondo un’ormai datata stima di Confindustria, un investimento di 10 miliardi di euro nelle bonifiche dei Sin potrebbe creare 200mila nuovi posti di lavoro. Lo Stato, da parte sua, rientrerebbe di circa 4,7 miliardi di euro attraverso maggiori entrate fiscali e contributi sociali. I dati sono noti, manca però la volontà politica per trasformarli in cantieri.

Redazione Greenreport

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