Cattura del carbonio: una non-soluzione costosa della lobby dell'industria dei combustibili fossili
Secondo la terza parte di una serie di inchieste di DeSmog sulla cattura del carbonio, realizzata con il supporto di Journalismfund Europe e pubblicata in collaborazione con The Guardian, «La decisione del governo del Regno Unito di assegnare 22 miliardi di sterline in sussidi ai progetti di cattura del carbonio è stata presa in seguito a un forte aumento delle attività di lobbying da parte dell'industria dei combustibili fossili».
Infatti, dai transparency records ufficiali emerge che nel 2023 giganti del petrolio e del gas come Equinor, BP ed ExxonMobil hanno partecipato a 24 delle 44 riunioni ministeriali esterne per discutere di carbon capture and storage (CCS), si tratta di un grosso amento rispetto al 2020-2022, quando i ministri del governo conservatore si riunirono circa la metà delle riunioni per discutere di CCS e le compagnie petrolifere e del gas partecipavano a 7 – 10 di questi meeting ogni anno. Tra il gennaio 2023 e il maggio 2024, ENI ha partecipato a 3 di questi meeting
DeSmog rivela che «Gli appunti delle riunioni ottenuti tramite richieste di accesso alle informazioni hanno mostrato come gli executives del settore petrolifero fossero coinvolti nella definizione delle politiche e utilizzassero il loro accesso per sottolineare la necessità di continuare a sviluppare petrolio e gas. Durante una call a dicembre con tre dirigenti di Equinor, uno del team dell'azienda ha detto a Jeremy Allen, allora direttore del Dipartimento per la sicurezza energetica e Net Zero, che Equinor "apprezza... l'approccio collaborativo allo sviluppo delle politiche". Un dirigente della divisione Low Carbon Solutions di ExxonMobil "ha parlato dell'eccezionale necessità di petrolio e gas, nonché della necessità di ridurre le emissioni" in un incontro con l'allora ministro dell'energia Graham Stuart nel marzo dell'anno scorso alla fiera petrolifera CERAWeek di Houston».
Questa crescente pressione e intromissione delle compagnie Oil&Gas preoccupa gli attivisti climatici, convinti che «L'industria sta alterando la strategia di cattura del carbonio del Regno Unito per giustificare la costruzione di nuove centrali elettriche a gas, prolungando la domanda di gas naturale, una fonte di emissioni di anidride carbonica (CO2) e metano che riscaldano il pianeta.
Laurie Laybourn, ricercatrice di politica ambientale del think tank Institute for Public Policy Research, fa notare che »Le aziende di combustibili fossili spesso hanno il know-how ingegneristico per realizzare questi progetti, quindi il governo deve naturalmente incontrarle, Ma questo potrebbe creare un rischio per cui queste aziende influenzano indebitamente la politica e il suo avvio in un modo che le avvantaggia».
Tra le altre aziende che collaborano regolarmente con i ministri in materia di politiche sul CCS ci sono industrie pesanti, imprese tecnologiche CCS, gruppi di pressione e fondi di investimento.
I ricercatori, gli ambientalisti i consigli locali sono meno rappresentati e singolarmente nessuno di loro ha mai partecipato a più di tre incontri sul CCS con i ministri. Intanto la Carbon Capture and Storage Association (CCSA), che rappresenta decine di imprese dell’Oil&Gas, ha partecipato a 20 riunioni, mentre Equinor a 16. Anche BP, ExxonMobil, la società elettrica scozzese SSE e Drax , una centrale elettrica a biomasse nonché il più grande emettitore di CO2 del Regno Unito , hanno partecipato a 9 riunioni ciascuna nello stesso periodo.
La scorsa settimana il nuovo governo laburista ha annunciato l'intenzione di stanziare 22 miliardi di sterline in sussidi per la cattura del carbonio nell'arco di 25 anni, affermando che «La strategia può contribuire a raggiungere gli obiettivi climatici e sostenere una più ampia rivitalizzazione dell'industria britannica».
DeSmog denuncia che «La politica si basa sui piani della precedente amministrazione conservatrice di stabilire quattro "cluster" CCS, nei quali la cattura del carbonio verrebbe utilizzata per intrappolare parte della CO2 emessa dalle fabbriche e dalle centrali elettriche che bruciano combustibili fossili. Le condutture trasporterebbero quindi il gas catturato nel sottosuolo per essere immagazzinato in giacimenti di petrolio e gas esauriti sotto il Mare del Nord e il Mare d'Irlanda. I piani del governo includono il sostegno alle proposte di Equinor e BP, due delle aziende che hanno incontrato più frequentemente i ministri da gennaio 2020, per costruire nuove centrali elettriche a gas "low-carbon" dotate di unità di cattura del carbonio, che dovrebbero essere tra le prime a ricevere il sostegno statale».
A settembre, un gruppo di scienziati e attivisti ha lanciato l'allarme e dice che questi progetti consentirebbero alle imprese di continuare a estrarre e bruciare gas naturale basandosi sulla promessa di una tecnologia di cattura del carbonio costosa e non comprovata, a spese dei contribuenti. In una lettera indirizzata al Segretario di Stato per la sicurezza energetica e Net Zero, Ed Miliband, si legge che «Mettere il Regno Unito sulla strada sbagliata potrebbe essere catastrofico»
Un rapporto pubblicato a marzo da Carbon Tracker, ha messo in guardia sul fatto che la costruzione di nuove centrali elettriche a gas «Potrebbe intrappolare i consumatori in un futuro ad alto costo e basato sui combustibili fossili» e ha esortato il Regno Unito a concentrarsi sull’implementazione della cattura del carbonio solo per in settori difficili da decarbonizzare come il cemento. Riferendosi alla grande quantità di metano che fuoriesce durante l'estrazione e il trasporto del carburante, L’autore del report, Lorenzo Sani, ha spiegato che «Se si considera l'intera filiera, questi progetti di gas “low-carbon” non sono realmente low-carbon". Continuano anche questo paradigma che abbiamo oggi di collegare le nostre economie ai combustibili fossili, i cui mercati sono volatili e spesso controllati da attori esterni al Regno Unito».
Anche l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e l’International energy agency (Iea) prevedono un notevole impiego del CCS per raggiungere emissioni net zero entro la metà del secolo, ma quasi tutte loe associazioni ambientaliste sono scettiche e i ricercatori sottolineano «Il frequente fallimento dei progetti nel soddisfare gli obiettivi di cattura del carbonio, gli sforamenti di costo, la necessità di sussidi multimiliardari e la tendenza dell'industria petrolifera e del gas a utilizzare la tecnologia per giustificare gli investimenti in nuovi progetti sui combustibili fossili, piuttosto che concentrarsi sulla bonifica delle industrie sporche esistenti».
L'aumento delle attività di lobbying da parte delle multinazionali con profitti enormi e crescenti che chiedono denaro pubblico per il CCS ha coinciso con l'impegno della precedente amministrazione conservatrice britannica di stanziare 20 miliardi di sterline in sussidi per progetti CCS nel marzo 2023. Tre mesi dopo l'annuncio del finanziamento, il gruppo di pressione CCSA ha detto ai ministri che i suoi membri erano preoccupati per i ritardi e che faticavano a mantenere gli investitori ottimisti. Da gennaio 2020, la CCSA ha partecipato a più riunioni governative sul CCS (20) di qualsiasi altra organizzazione, comprese due riunioni tra gennaio e marzo 2024, l’ultimo periodo per il quale sono disponibili i dati.
La CCSA ha partecipato ai congressi laburisti del 2023 e del 2024 e il suo responsabile delle comunicazioni, Joe Butler-Trewin, ha ricoperto diversi ruoli organizzativi e di ricerca all'interno del Labour, mentre l'amministratore delegato Ruth Herbert ha lavorato come funzionaria di Miliband quando era Segretario di Stato per l'energia e i cambiamenti climatici dal 2008 al 2010. Miliband è stato un relatore ospite al meeting annuale del CCSA del 2023. Ora è il nuovo segretario di Stato per la sicurezza energetica e le emissioni net zero e il nuovo governo laburista è più che disposto a continuare e a incrementare i finanziamenti pro-CCS.
Quando DeSmog ha chiesto a BP ed Equinor di commentare le preoccupazioni sul fatto che i loro progetti CCS potessero perpetuare la dipendenza dai combustibili fossili, hanno rilasciato dichiarazioni quasi identiche, affermando che il CCS è essenziale per la transizione del Regno Unito verso le emissioni net zero e creerà posti di lavoro. Anche il Department for Energy Security and Net Zero ha affermato che il CCS avrà un ruolo fondamentale nei suoi piani per un sistema energetico pulito entro il 2030. Il dipartimento ha anche sottolineato che per il Climate Change Committee, un organismo indipendente che fornisce consulenze al
Due meeting on ExxonMobil per discutere di “soluzioni al carbonio” sono stati utilizzati sia dalla multinazionale che dall’allora ministro per la sicurezza energetica e Net Zero Graham Stuart per riaffermare la necessità di continuare la produzione di petrolio e gas nel Regno Unito. L'8 marzo 2023, Stuart ha incontrato almeno un dirigente della divisione Low Carbon Solutions di ExxonMobil alla fiera petrolifera CERAWeek. Erano presenti anche rappresentanti dell'ente regolatore North Sea Transition Authority e del Department for Business and Trade. Secondo gli appunti della riunione, l’ executive della ExxonMobil «Ha parlato dell’eccezionale necessità di petrolio e gas, e allo stesso tempo della necessità di ridurre le emissioni». il 15 giugno, Stuart ha incontrato nuovamente i rappresentanti della ExxonMobil per «Discutere le soluzioni al carbonio» ma, Tuttavia, dopo aver discusso del CCS di ExxonMobil , Stuart ha poi detto che «Il governo del Regno Unito ha sostenuto la necessità di nuove licenze per petrolio e gas». Un executive di ExxonMobil ha commentato: «Questo è importante per attrarre nuovi investimenti» E Stuart «Ha ribadito che il governo sostiene il continuo sviluppo delle risorse di petrolio e gas sulla UKCS [piattaforma continentale del Regno Unito]». 4 mesi dopo, l'allora governo conservatore annunciò la concessione di centinaia di nuove licenze per l'estrazione di petrolio e gas nel Mare del Nord.
Nella riunione di marzo 2023, ExxonMobil ha decantato il successo dei progetti di cattura del carbonio negli Stati Uniti che erano stati utilizzati per pompare più petrolio utilizzando il “recupero avanzato del petrolio”, nel quale la CO2 viene iniettata nel terreno per estrarre petrolio e gas difficili da raggiungere. Gli appunti della riunione mostrano che un executive della ExxonMobil ha detto a Stuart che la compagnia aveva «catturato il 40% di tutta la CO2 mai catturata», si rfiferiva probabilmente alle circa 120 milioni di tonnellate di CO2 catturate dall'impianto di lavorazione del gas di Shute Creek nel Wyoming, inaugurato nel 1986 e spesso presente nei materiali promozionali della ExxonMobil. Ma secondo uno studio del 2022 condotto dal think tank statunitense Institute for Energy Economics and Financial Analysis, «Il 47% della CO2 catturata durante la vita di Shute Creek era stata venduta per un recupero avanzato del petrolio,. Un altro 50% del gas è stato rilasciato nell'atmosfera quando non è stato possibile venderlo. Solo il 3% è stato stoccato». Però, di tutto questo non vi è traccia nei verbali della riunione tra Exxon Mobil e governo c onservatore.
Lindsey Gulden, un ex scienziato dei dati e del clima di ExxonMobil, conclude: «Il CCS è tecnicamente complesso e difficile da comprendere appieno per chiunque, tranne che per gli esperti del settore. Questo significa che può essere facilmente manipolato per dare una copertura all'industria petrolifera nel tentativo di gestire la crescente preoccupazione pubblica per il cambiamento climatico».