Acque senza veleni, al giro di boa la mappa di Greenpeace sull’inquinamento da Pfas in Italia
I Pfas sono inquinanti che si trovano ormai praticamente ovunque e non legati a singole industrie. Si tratta di composti poli e perfluoroalchilici, noti come “inquinanti eterni”: sostanze chimiche di sintesi utilizzate in un’ampia varietà di applicazioni di uso comune grazie alle loro proprietà idro- e oleo-repellenti oltre che ignifughe, dai rivestimenti delle scatole dei fast food e delle pentole antiaderenti, alle schiume antincendio.
Una volta dispersi nell’ambiente però i Pfas si degradano in tempi lunghissimi, contaminando fonti d’acqua e coltivazioni: l’esposizione ai Pfas è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità. Più recentemente, è stato scoperto che i Pfas aumentano anche il rischio di malattie cardiovascolari.
Dopo le indagini condotte in Veneto, Lombardia e Piemonte, Greenpeace ha analizzato campioni raccolti a gennaio nei corsi d’acqua della Toscana, documentando che anche in regione la contaminazione da Pfas «è largamente diffusa». Adesso l’associazione ambientalista ha lanciato la seconda parte della campagna “Acque senza veleni”, raccogliendo campioni di acqua potabile in oltre 220 città in tutte le regioni italiane per verificare la presenza di Pfas: l’obiettivo è realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione a livello nazionale.
La spedizione dell’organizzazione ambientalista ha preso il via lo scorso 23 settembre toccando finora 102 città tra Liguria, Toscana, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna. Nelle prossime settimane, per incontrare i comitati locali che in diverse Regioni già si battono contro la contaminazione da Pfas e sensibilizzare chi ancora non conosce un problema sempre più alla ribalta delle cronache, Greenpeace sarà, nell’ordine, in Campania, Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia, Molise, Lazio, Abruzzo, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Sardegna.
«In Italia esistono diversi gravi casi di contaminazione, come in alcune aree del Veneto e del Piemonte – sottolinea Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace – eppure i controlli ambientali promossi dalle istituzioni sono frammentari se non addirittura assenti in molte aree del Paese, mentre le analisi sulle acque potabili sono limitate solo a poche Regioni o porzioni di territorio. Questa inerzia rischia di trasformare l’inquinamento da Pfas in un’emergenza nazionale fuori controllo. Nelle prossime settimane, raccoglieremo campioni di acqua potabile anche in zone del Paese, come il Centro, il Sud e le isole maggiori, dove i controlli ambientali su queste sostanze sono spesso assenti. La nostra richiesta però è sempre la stessa, per l’intero Paese: vogliamo che le istituzioni locali e nazionali garantiscano acqua pubblica sicura per tutti, pulita e libera da veleni».
I rischi infatti sono elevati. Una volta dispersi nell’ambiente, i Pfas si degradano in tempi lunghissimi e possono inquinare fonti d’acqua, aria e coltivazioni. Attraverso l’acqua e gli alimenti, queste molecole possono quindi diffondersi nel nostro sangue, con gravi rischi per la salute. Una di queste sostanze, il Pfoa, è stato ad esempio classificato come cancerogeno per le persone, mentre l’esposizione a diverse molecole Pfas, come già accennato, può causare problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.
Non a caso per tutelare l’ambiente e la salute delle persone, gli Stati Uniti e diversi Paesi europei hanno già adottato dei limiti all’uso dei Pfas, sostituendoli con alternative più sicure già disponibili. Greenpeace Italia chiede dunque al governo Meloni di fare altrettanto, con una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose sostanze. I risultati dei campionamenti che Greenpeace Italia effettuerà nelle prossime settimane saranno resi noti a inizio 2025.