L'eredità nucleare nelle Isole Marshall: cancro, aborti spontanei e bambini medusa
La 57esima sessione dell’United Nations Human Rights Council ha ospitato il “Dialogue on Technical assistance and capacity-building to address the human rights implications of the nuclear legacy in the Marshall Islands”, e secondo i rappresentanti della nazione del Pacifico, «I test nucleari nelle Isole Marshal hanno lasciato la loro popolazione con uno dei tassi di cancro più alti al mondo».
Nada Al-Nashif, vice Alta Commissaria Onu dell'Office of the High Commissioner for Human Rights (OHCHR ), ha aperto il lavori del Dialogo presentando un rapporto straordinario sull'attuazione della risoluzione 51/35 del Consiglio per i diritti umani sull'eredità nucleare della Repubblica delle Isole Marshall e ha ricordato che La risoluzione richiedeva all'Ufficio dell'Alto Commissario «Di collaborare con il Governo delle Isole Marshall nel campo dei diritti umani e di fornire assistenza tecnica e rafforzamento delle capacità alla Commissione nucleare nazionale delle Isole Marshall nel promuovere la sua strategia nazionale per la giustizia nucleare e determinare le sue esigenze di assistenza tecnica e rafforzamento delle capacità per perseguire la giustizia di transizione nei suoi sforzi per affrontare l'eredità nucleare» e di «Preparare un rapporto per affrontare le sfide e gli ostacoli alla piena realizzazione e al godimento dei diritti umani del popolo delle Isole Marshall, derivanti dall'eredità nucleare dello Stato, a cui avrebbe fatto seguito un dialogo interattivo rafforzato, con la partecipazione della National Nuclear Commission of the Marshall Islands (NNC)».
La Al-Nashif ha sottolineato che «Il rapporto dell'Alto Commissario è il prodotto di una vasta ricerca e consultazioni con, tra gli altri, Stati membri, esperti, partner del sistema Onu e le autorità e la popolazione delle Isole Marshall. Nell'ultimo anno, l'OHCHR ha condotto workshop, riunioni e consultazioni in stretta collaborazione con la Commissione nucleare nazionale, nonché con leader tradizionali, studenti, ricercatori, istituzioni religiose, organizzazioni della società civile e giornalisti, nonché altri funzionari del governo marshallese e degli Stati Uniti. Le attività si sono svolte negli atolli di Majuro e Kwajalein nelle Isole Marshall; e altrove nel Pacifico e nel mondo, sia virtualmente che di persona. Nella preparazione di questo rapporto, l'OHCHR ha inoltre collaborato strettamente con l’United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation, l’International Atomic Energy Agency e l’Organizzazione mondiale della sanità, assicurando in tal modo che i risultati del rapporto non solo fossero in linea con gli standard sui diritti umani, ma anche basati sui più recenti dati scientifici e sanitari».
La ricerca condotta dall'OHCHR ha rivelato che «Dal 1946 al 1958, gli Stati Uniti hanno condotto 67 test nucleari nella Repubblica delle Isole Marshall. Questi test avevano una potenza esplosiva combinata pari a 7.232 volte quella della bomba atomica sganciata su Hiroshima. Sono trascorsi 68 lunghi anni da quando il primo di quei test nucleari è stato condotto nelle Isole Marshall, e tuttavia le loro conseguenze sono ancora dolorosamente presenti. Le comunità rimangono sfollate e la radioattività delle ricadute continua a inquinare terra e mare».
Ariana Tibon-Kilma, presidente della NNC delle Isole Marshall, ha presentato al Consiglio per i diritti umani testimonianze personali sul dolore e la sofferenza intensi che la sua comunità ha dovuto affrontare durante e dopo i test nucleari. Ha descritto come «I test nucleari siano avvenuti contro la volontà degli abitanti delle Isole Marshall» e come «solo poche ore dopo l’esplosione le persone si siano grattate la pelle e le madri abbiano visto i capelli dei loro figli cadere a terra e le vesciche divorare i loro corpi durante la notte».
La Tibon-Kilma ha spiegato che «Coloro che venivano trasferiti dalle isole venivano poi sottoposti a un programma di test medici durato più di 40 anni, che includeva la rimozione di denti sani, midollo osseo e altre parti del corpo, da conservare in un laboratorio per scopi di ricerca».
La Al-Nashif ha denunciato che «L'eredità nucleare getta una lunga ombra sulle generazioni e il rapporto dell'Alto Commissario evidenzia come questa eredità continui a essere una realtà vissuta dal popolo delle Isole Marshall. Durante le consultazioni, l'OHCHR ha ascoltato strazianti resoconti degli impatti storici e attuali dei test nucleari: storie di esposizione alle radiazioni e proliferazione di tumori, di dolorosi ricordi di aborti spontanei, nati morti e di quelli che alcuni Marshallesi chiamano "bambini medusa", neonati nati con pelle traslucida e senza ossa. Un triste promemoria degli impatti di genere dell'esposizione alle radiazioni. Abbiamo anche ascoltato i popoli indigeni delle Marshall, trasferiti dai loro atolli di origine e disconnessi dai loro modi di vita tradizionali. Nelle visite dell'Ufficio alle Isole Marshall, è stata osservata la pratica tra le comunità sfollate di seppellire i loro defunti in superficie; alimentata dalla speranza incrollabile di riportare un giorno i loro resti nei loro atolli di origine, cosa che dimostra, ancora una volta, i profondi impatti dell'eredità nucleare, sulla vita e nella morte, sul piano fisico e spirituale. Ma gli impatti sui diritti umani dell'eredità nucleare non si limitano a ciò che è noto e quantificabile. Sono anche radicati in un dolore che non può essere misurato e in fatti che rimangono sconosciuti. In effetti, le lacune informative relative all'eredità nucleare sono state il problema più diffuso sollevato nelle consultazioni dell'OHCHR con i Marshallesi».
Il rapporto dell'Alto Commissario tiene conto dei fatti e ne individua le lacune con l'obiettivo di supportare la ricerca della verità: «Mentre gli impatti radiologici sono solitamente considerati di competenza delle agenzie scientifiche, al centro di questo mandato ci sono i diritti umani. Le conseguenze di lunga data (sfollamenti, crisi sanitarie ed erosione dei mezzi di sostentamento) sono fondamentalmente questioni di diritti umani e l'OHCHR è in una posizione unica per assistere l'NNC nell'affrontarle. La verità è un elemento chiave della giustizia di transizione di per sé. Ma serve anche come fondamento per la responsabilità, per le riparazioni e per le garanzie di non ripetizione. Scoprire la verità completa sull'eredità nucleare, la sua storia, così come i suoi impatti in corso, darà ai Marshallesi la forza di andare avanti e aprirà la strada alla riconciliazione». Come ha detto il defunto leader dei Marshallesi Tony deBrum: «Non può esserci una fine senza una piena divulgazione».
Il rapporto raccomanda ai governi delle Isole Marshall e degli Stati Uniti, alle Nazioni Unite, alla comunità internazionale e agli attori non statali di «Prendere in considerazione l'istituzione di meccanismi di verità e di non ripetizione e di adottare e sostenere un approccio basato sulla giustizia transitoria per affrontare l'eredità nucleare».
Tibon-Kilm ha raccontato la sua tragica esperienza: «Mentre guardavo la persona amata sopportare un dolore incessante, ho combattuto con un profondo senso di impotenza, il peso della sua sofferenza si intrecciava con la mia. Ricordiamo che la dignità di ogni individuo, specialmente di coloro che si trovano nei loro momenti più vulnerabili, deve essere instancabilmente protetta e sostenuta».
Insieme ad altri esperti delle Isole Marshall e delle Nazioni Unite coinvolti nel dialogo, ha sottolineato la raccomandazione del rapporto dell'OHCHR di adottare un approccio basato sulla giustizia transitoria per affrontare l'eredità nucleare.
La Al-Nashif ha concluso: «Il rapporto affronta le conseguenze sui diritti umani dell'eredità nucleare delle Isole Marshall, ma parla anche più ampiamente della necessità di responsabilità per gli impatti umani e ambientali su scala globale. Le lezioni dei test nucleari nelle Isole Marshall sono lezioni per il mondo intero, poiché ci sono altre aree, comunità e paesi che sono stati e continuano a essere colpiti dai test nucleari. Quando si tratta di crisi ambientali e di violazioni dei diritti umani, dobbiamo unirci per prevenirle, promuovere la responsabilità, la verità e il risarcimento; e proteggere e rafforzare coloro che sono maggiormente a rischio a causa delle loro conseguenze».