Mar Rosso, al via le operazioni di rimorchio della petroliera Sounion: per andare dove?
Le autorità greche, cui la petroliera Sounion per bandiera appartiene, fin da sabato scorso hanno diffuso la notizia che le operazioni di rimorchio della nave colpita dai ribelli Houthi il 21 agosto scorso stavano per iniziare, per il tramite del rimorchiatore “Aigaion Pelagos”; la petroliera sarebbe rimorchiata verso un non precisato porto.
A questo punto occorre precisare che l’unità scelta dalle Autorità greche è un Supply Vessel, costruito nel 2010, lungo 70 metri e con una stazza lorda di 2300. L’unico dato certo è che il rimorchiatore, scortato da unità navali della missione Eu Aspides, è giunto in prossimità della motocisterna che, stando sempre alle fonti elleniche, continua ancora a bruciare.
Le stesse autorità fanno sapere che le operazioni di rimorchio si stanno svolgendo molto lentamente. In rete non sono visibili le operazioni di presa al rimorchio della Sounion, impresa di per sé molto difficile da realizzare. L’unica foto disponibile, che testimonia in qualche modo le operazioni in corso, è quella che riportiamo in pagina: da tale immagine risulta davvero assai difficile capire che la fase di rimorchio sia stata già effettuata e con quali risultati.
Ritengo sia un dato rilevante quello diffuso dalle stesse Autorità greche, che hanno precisato che la temperatura sul ponte di coperta, che ricordiamo, è sottoposta a combustione fin dal 21 agosto scorso, ha raggiunto i 400 gradi centigradi.
La domanda che sorge spontanea a questo punto è lapalissiana: il cavo di rimorchio è stato già passato? Facciamo due ipotesi: la prima è che sia già passato e che il rimorchiato (Sounion) ed il rimorchiante (Aigaion Pelagos) siano adesso in navigazione; a questo punto viene naturale chiedersi, verso quale porto il convoglio sta dirigendo? È stato già individuato il porto dove rimorchiare la nave e trasferire il carico (allibo) su di un’altra motocisterna e/o deposito costiero?
La seconda ipotesi (forse più attendibile) è che la petroliera non sia stata ancora agganciata, nonostante la presenza del supply vessel nella vicinanza della petroliera in fiamme. In questa seconda ipotesi, restano ancora vive tutte le perplessità sollevate nei giorni scorsi e che, a beneficio dei tre o quattro lettori che ancora seguono il caso, riassumiamo:
- La motocisterna continua ancora a bruciare e nulla sappiamo sulle capacità estinguenti del supply vessel inviato sul posto. Pensare che si possano fare le operazioni di rimorchio con le fiamme che ancora ardono in coperta riesce molto difficile;
- L’individuazione del porto rifugio (Port Refuge) è conditio “sine qua non” per poter procedere a rimorchiare l’unità sinistrata. Pensare di poter andare a zonzo nel Mar Rosso senza una meta precisa è insostenibile;
- Le autorità elleniche non hanno precisato se nella task force d’intervento sono presenti unità specializzate nella lotta all’inquinamento marino. È dunque utile richiamare il fatto che la Grecia, in quanto Stato Membro dell’Ue può, all’occorrenza, avvalersi dell’aiuto del sistema marine pollution esistente nell’Unione e richiedere mezzi ed expertise agli altri Stati comunitari, necessari a far fronte alla situazione di altissimo rischio inquinamento, oggi in atto, nel Mar Rosso.
Spiace constatare che sembra non ci si renda conto che quello dalla Sounion costituisca un caso inedito, primo di questo genere, col quale la tecnologia di settore non si è mai confrontata prima. Limitarsi ad inviare sul posto un supply vessel, seppur scortato da tre unità militari della missione Aspides, non costituisce, purtroppo, sinonimo di garanzia di riuscita per scongiurare il crescente rischio di disastro ambientale.