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Fertilità, gli spermatozoi si sono dimezzati: nel 60% dei casi è colpa dell’inquinamento

Anche il riscaldamento globale potrebbe influire, in quanto l’alta temperatura influisce negativamente
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

In una società ancora abbondantemente permeata dall’idea del maschio macho, tra le cui prime preoccupazioni non dovrebbero certo esserci quelle “ambientali” – forse nobili ma troppo soft per questa categoria antropologica –, è bene sapere che il numero degli spermatozoi presenti nel liquido seminale dell’uomo occidentale si è dimezzata dal 1973 al 2011, come mostra la recente ricerca pubblicata su Human reproduction update. I motivi? Nel 60% dei casi il trend può dirsi causato dall’esposizione ad agenti inquinanti.

È quanto affermano dal 1° Congresso nazionale sulla procreazione medicalmente assistita: organizzato da Luca Mencaglia, medico specialista in Ginecologia e Ostetricia e direttore Unità operativa complessa Centro Pma USL sud-est Toscana, il congresso si terrà alla Leopolda di Firenze il 23 e 24 febbraio.

«Alcuni ambienti particolarmente sottoposti a inquinanti, come l’area di Pescia, dove sono presenti strutture che fanno uso di concimi e fertilizzanti, possono mettere a rischio la fertilità maschile – dichiara Mencaglia – Qui è stato riscontrato che gli uomini hanno seri problemi legati alla fertilità».

In generale la fertilità degli uomini viene colpita soprattutto dalle polveri sottili, le cosiddette Pm10, mentre le donne sono invece maggiormente soggette ad un abuso o ad un uso poco attento di alcuni farmaci, come l’ibuprofene, un noto antinfiammatorio. Ma ci sono anche elementi di tossicità che interessano entrambi i sessi: ad esempio negli alimenti o nelle bevande possono essere presenti sostanze altrettanto dannose, a partire da quelle che possono essere rilasciate dal packaging: la plastica delle bottiglie di acqua minerale ad esempio – dichiarano dal Congresso –, se lasciata al sole nei magazzini, rilascia sostanze che sono a base di estrogeni sintetici, minacciando quindi la fertilità maschile

«Anche la geografia può condizionare la fertilità – aggiunge. Luca Gianaroli, direttore scientifico della S.I.S.Me.R. – Società italiana studi di medicina della riproduzione – e non solo da un punto di vista di inquinamento. Ad esempio l’alta temperatura influisce negativamente, soprattutto nell’uomo, come accade nei Paesi Arabi. Per quanto riguarda l’Italia, invece, non ci sono aree geografiche più a rischio, ma emergono attività, stili di vita e professioni maggiormente interessati da queste problematiche. Tra i lavoratori più esposti ci sono per esempio i cuochi, spesso a contatto con fonti di calore, ma anche tutti quegli operai che lavorano presso le fonderie o quelli esposti a radiazioni».

Redazione Greenreport

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