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Contaminazione da Pfas, la Commissione Ue vara nuove linee guida per il monitoraggio delle acque

Da Bruxelles norme più stringenti per i metodi di analisi delle sostanze chimiche presenti nei corpi idrici dei paesi comunitari
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

La contaminazione da Pfas è un problema diffuso in tutta Italia. Queste sostanze chimiche sono utilizzate in diversi settori industriali ed essendo particolarmente persistenti sia nell’ambiente che nell’organismo possono avere effetti negativi sulla salute. Già a maggio Greenpeace Italia aveva pubblicato un rapporto basato su dati Ispra a dir poco allarmante: «La contaminazione da PFAS è presente in tutte le Regioni italiane in cui sono state effettuate le indagini nei corpi idrici (fiumi, laghi e acque sotterranee)» era la conclusione dell’indagine condotta su 18 mila campioni raccolti  nel corso di oltre tre anni, tra il 2019 e il 2022. E un altro fattore preoccupante di quello studio è che la percentuale di valori positivi di sostanze poli e perfluoroalchiliche varia da Regione a Regione anche a seconda dell’accuratezza delle misurazioni effettuate dai diversi enti pubblici: «In poche parole, più una Regione fa controlli e utilizza strumenti precisi e all'avanguardia, più è probabile che venga rilevata una positività da Pfas durante i monitoraggi». 

Ora potrebbe esserci una svolta, in questo campo. È stata infatti pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea la Comunicazione della Commissione «Linee guida tecniche sui metodi d’analisi per il monitoraggio delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS) nelle acque destinate al consumo umano». Ne dà conto tra gli altri l’Arpa del Friuli Venezia Giulia, che riporta l’allarme rilanciato dall’organismo comunitario - «si rileva in tutta l’Ue la crescita del numero di casi di alta concentrazione di Pfas nell’acqua dolce, compresa l’acqua potabile» - e sottolinea che con questo nuovo documento la Commissione vuole imprimere un’accelerazione al monitoraggio dei Pfas con criteri omogenei nell’ambito dell’Unione europea, in base a quanto stabilito dalla direttiva Ue 2020/2184, recepita in Italia con il decereto legislativo 23 febbraio 2023, n.18.

La normativa ha introdotto due parametri per i Pfas: il parametro «Pfas – totale», per il quale vale il limite di 0,50 milligrammi per litro (µg/l), e quello «somma di Pfas», che comprende un numero limitato e definito di molecole, che destano particolare preoccupazione, per il quale vale il limite di 0,10 µg/l.

I limiti di quantificazione (concentrazione minima di analita determinabile in un campione di acqua) dovrebbero essere non superiori a 0,15 µg/l per il parametro «PFAS – totale», e non superiori a 0,03 µg/l per quello «somma di Pfas». Per le singole sostanze tale limite dovrebbe essere non superiore a 1,5 ng/l, con l’indicazione che dovrebbe essere ben inferiore per le molecole che destano maggiore preoccupazione dal punto di vista tossicologico, come per esempio i Pfoa e i Pfos.

La nuova Comunicazione della Commissione riprende le definizioni dei due parametri succitati, riportati nel D.Lgs. 23 febbraio 2023, n.18, e le regole tecniche a loro associate, fornendo indicazioni sui metodi analitici che dovrebbero essere utilizzati per quantificarli. Tali indicazioni tecniche restano valide anche qualora la determinazione dei Pfas venga effettuata nelle matrici ambientali.

In particolare, per quanto riguarda il parametro «somma di PFAS» vengono indicati i metodi delle parti A e B della norma EN 17892:2024 (recepita e pubblicata il 18/07/2024 dall’UNI), la prima a essere stata convalidata da uno studio interlaboratorio europeo, che soddisfa sia gli stringenti requisiti richiesti dai bassissimi limiti di quantificazione, che quelli relativi all’incertezza di misura.

La norma EN 17892:2024 può essere anche applicata per la ricerca degli inquinanti in acque di origine ambientale. La Comunicazione prosegue dando indicazione sulla possibilità di utilizzare anche altri metodi standard equivalenti, a patto che soddisfino gli stessi requisiti.

Gli Stati membri dell’Unione europea hanno tempo fino al 12 gennaio 2026 per adeguarsi ai desiderata della normativa sul monitoraggio dei Pfas, che comprende anche la definizione della frequenza di campionamento, che può essere adottata anche sulla base delle valutazioni di rischio del bacino idrografico e del sistema di fornitura delle acque.

Redazione Greenreport

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