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La Russia: attaccata con droni la centrale nucleare di Kursk. L’Iaea valuterà la situazione direttamente sul posto

Bellona: non esiste un modo sicuro per attaccare una centrale nucleare. Rischio di un incidente nucleare o radioattivo
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Il 22 agosto. durante un incontro sulla situazione nelle province di Kursk, Belgorod e Bryansk, al quale hanno partecipato i capi delle regioni e alti funzionari, il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha dichiarato le forze armate ucraine hanno tentato di attaccare la centrale nucleare di Kursk, in territorio russo: «Il nemico stanotte ha cercato di attaccare la centrale nucleare».

La settimana scorsa il ministero degli Esteri russo aveva denunciato che Kiev stava preparando un attacco contro la centrale nucleare (KNPP) e la portavoce Maria Zakharova aveva dichiarato: «Chiediamo alle organizzazioni internazionali, in particolare alle Nazioni Unite e all'international atomic enegy agency, di condannare immediatamente le azioni provocatorie preparate dal regime di Kiev e di impedire una violazione della sicurezza nucleare e fisica della centrale nucleare di Kursk, che  potrebbe causare una catastrofe su larga scala  in Europa».

Ieri Putin ha confermato che «L’international atomic enegy agency (Iaea) è stata informata di questi tentativi. Hanno promesso di venire personalmente e di inviare specialisti per valutare la situazione. Spero che finalmente lo faranno».

L'Iaea  ha confermato di essere stata informata dalla Federazione Russa che «I resti di un drone sono stati rinvenuti nel territorio della centrale nucleare di Kursk. I frammenti del drone sarebbero stati localizzati a circa 100 metri dal deposito di combustibile nucleare esaurito dell'impianto. L'Iaea è stata informata che il drone è stato soppresso nelle prime ore del mattino del 22 agosto».

Il direttore generale dell'Iaea, Rafael Mariano Grossi, ha confermato la sua intenzione di valutare personalmente la situazione sul sito durante la sua visita della prossima settimana e che durante sua visita «Valuterà la situazione in loco e discuterà le modalità per ulteriori attività che potrebbero essere necessarie per valutare le condizioni di sicurezza nucleare della centrale nucleare di Kursk. L'attività militare nelle vicinanze di una centrale nucleare è un serio rischio per la sicurezza nucleare. La mia visita alla KNPP la prossima settimana ci fornirà un accesso tempestivo per valutare in modo indipendente la situazione».

In un articolo pubblicato originariamente sul Moscow Times, Dmitriy Gorchakov, dell’Ong scientifica-ambientalista Bellona, ​​scrive: «Fin dall'inizio dell'offensiva ucraina nella regione russa di Kursk, il 6 agosto, si è molto discusso sui possibili obiettivi di questa operazione. Basta dare un'occhiata alla mappa per chiedersi se uno degli obiettivi dell'incursione ucraina potrebbe essere la cattura della centrale nucleare di Kursk, situata a soli 60 chilometri dal confine. E’ uno scenario che la parte russa sta prendendo sul serio. Rosatom, la società nucleare statale russa, ha già iniziato a ritirare il personale dall'impianto e le truppe russe stanno scavando frettolosamente trincee attorno ad esso». 

Gorchakov sottolinea che «La sola possibilità che una centrale nucleare venga occupata durante una guerra è uno scenario da incubo per qualsiasi specialista di sicurezza nucleare e delle radiazioni. Ma dopo l'occupazione russa della centrale nucleare di Zaporizhzhia, durata quasi due anni e mezzo, e l’occupazione  (di nuovo, da parte della Russia) della zona di esclusione di Chernobyl e del reattore di ricerca di Sebastopoli durante l'occupazione della Crimea nel 2014, tali scenari sono diventati più possibili. Più a lungo continua l'aggressione della Russia contro l'Ucraina, più comune diventerà la minaccia di un incidente».

Le analisi di Bellona e le raccomandazioni dell'Iaea evidenziano che se le centrali nucleari dovessero essere coinvolte nella guerra, «Si dovrebbe fare ogni sforzo per evitare un assalto diretto con armi pesanti. La parte in difesa non dovrebbe schierare truppe presso le centrali nucleari, il che le trasformerebbe in obiettivi militari. Se una centrale nucleare dovesse essere circondata, è meglio arrendersi tramite negoziati piuttosto che far attaccare la struttura o usarla come base per attacchi». 

Gorchakov   passa poi ad esaminare le possibili strategie dell’Ucraina: «Una teoria è che l'Ucraina potrebbe collegare la centrale nucleare di Kursk al proprio sistema energetico. Penso che questo sia l'obiettivo meno probabile. Se la centrale venisse occupata, il corso d'azione più sicuro per i suoi operatori sarebbe quello di mettere tutti i suoi reattori in modalità cold shutdown, che interrompe la produzione di elettricità. In  secondo luogo, per dirigere l'energia verso l'Ucraina sarebbe necessaria un'infrastruttura funzionante di sottostazioni e linee elettriche ad alta tensione. Due linee elettriche, una a 330 kV e l'altra a 750 kV, attualmente corrono dalla centrale di Kursk attraverso Sudzha, controllata dagli ucraini, verso Sumy in Ucraina. Ma lo stato di queste linee è discutibile, soprattutto dal lato ucraino, dati gli intensi bombardamenti della Russia sulle infrastrutture energetiche del Paese. In terzo luogo, i sistemi energetici di Russia e Ucraina non sono attualmente collegati o sincronizzati. Poiché l'Ucraina è passata al sistema energetico europeo nei primi mesi di guerra nel 2022, collegare un impianto di generazione sul territorio russo al sistema energetico ucraino richiederebbe non solo infrastrutture funzionanti su entrambi i lati del fronte, ma anche l'installazione di apparecchiature aggiuntive per integrare parte dell'infrastruttura energetica russa nel sistema ucraino. e’ improbabile che ciò possa essere fatto in condizioni di guerra in una zona di prima linea».

Se poi si guarda a lungo termine, Gorchakov fa notare che due reattori RBMK di Kursk stile Chernobyl, «Le  unità 3 e 4, stanno per giungere alla fine della loro vita operativa di 45 anni e dovrebbero essere chiusi entro i prossimi 4-6 anni. Rosatom, la società nucleare statale russa, sta eseguendo lavori di ammodernamento per consentire loro di funzionare per altri 5 anni. Ma questi sforzi potrebbero essere interrotti a causa dell'incursione ucraina. Per sostituire queste unità di reattori in via di pensionamento, Rosatom sta costruendo la Kursk NPP-2, dotata di due unità di potenza VVER-TOI, vicino all'attuale centrale nucleare di Kursk. La prima di queste unità dovrebbe essere operativa già l'anno prossimo, a meno che la guerra non causi ritardi. Un tale ritardo causerebbe sicuramente qualche sofferenza a Rosatom, dato il ruolo sproporzionato che questo progetto di reattore gioca nell'immagine di sé di Rosatom, ma non offrirebbe molti vantaggi all'Ucraina».

Gorchakov  ricorda che «Qualcuno ha anche ipotizzato che l'Ucraina stia cercando di privare la Russia di una fonte energetica vitale, sperando di chiuderla in sicurezza piuttosto che con un incidente nucleare. Ma i numeri non lo supportano.  Si vorrebbe far credere che, se esiste un piano del genere, non comporti la perdita dell'impianto a causa di un incidente nucleare, ma piuttosto la sua chiusura attraverso le procedure standard. La centrale nucleare di Kursk è la più grande fonte di energia nella sua regione omonima, fornendo quasi il 90% della sua capacità di generazione di energia totale. Nel 2023, ha prodotto 19,1 miliardi di kWh di elettricità (prima della chiusura dell'Unità 2 a gennaio), che è più del doppio degli 8,9 miliardi di kWh al mese consumati dagli abitanti della regione. Di conseguenza, la maggior parte dell'elettricità generata dall'impianto viene fornita alle regioni limitrofe e al sistema energetico unificato della Russia. La perdita dell'impianto potrebbe effettivamente causare problemi energetici alla regione di Kursk stessa, soprattutto perché l'impianto funge da hub di distribuzione centrale nel suo sistema energetico.  Ma la perdita dell'impianto non metterebbe pressione sulle regioni vicine, che possono facilmente compensare da altre fonti. Per mettere tutto questo in prospettiva, all'interno del sistema energetico unificato della Russia centrale, che comprende 18 regioni attorno a Mosca, la centrale nucleare di Kursk rappresenta solo 2 GW su una capacità totale di 50 GW, ed è attualmente la più piccola centrale nucleare se confrontata con altre tre in questa zona del Paese: le centrali nucleari di Smolensk, Novovoronezh e Kalinin». 

Per Gorchakov, l'obiettivo più razionale della conquista della centrale nucleare di Kursk sarebbe quello di utilizzarla in cambio della centrale nucleare di Zaporizhia in eventuali negoziati futuri. «Se consideriamo che l'esercito ucraino non solo sta avanzando nella regione di Kursk, ma sta anche rafforzando la sua posizione portando riserve e altre difese, sembra che Kiev intenda mantenere i suoi progressi, forse fino alla fine della guerra e all'inizio dei negoziati. La presenza di una centrale nucleare nel territorio catturato aumenterebbe significativamente la sua leva e confermerebbe la natura strategica di questa operazione».

Ma Gorchakov, che non è certo un filo-putiniano (Bellona è stata messa al bando in Russia come organizzazione “agente straniero”), conclude: «Tuttavia, come rappresentante di un'organizzazione ambientalista, spero sinceramente che non assisteremo ad alcun attacco o tentativo di sequestrare la centrale nucleare di Kursk. Semplicemente non esiste un modo sicuro per farlo. Ogni tentativo in tal senso comporta il rischio di un incidente nucleare o radioattivo, per non parlare del danno al sostegno politico di cui l'Ucraina gode dai suoi alleati occidentali.  Le truppe ucraine non stanno facendo nulla che la Russia non abbia già fatto al territorio di Kiev. L'Ucraina ha il diritto di difendersi dall'aggressione russa con qualsiasi mezzo ritenga efficace e accettabile, purché non comporti la commissione di crimini di guerra. Ma se porre fine a questa guerra in termini accettabili per l'Ucraina implica combattere attorno alle centrali nucleari su entrambi i fronti, tale processo deve procedere con un rischio minimo di disastro nucleare».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.