Meno combustione di biomassa per una migliore qualità dell'aria nelle città europee
L'inquinamento atmosferico, in particolare il particolato fine PM2,5, è una minaccia significativa per la salute umana e per l'ambiente. Nonostante i miglioramenti nella qualità dell'aria realizzati grazie alle politiche e ai progressi tecnologici, i livelli di concentrazione nelle aree urbane europee restano elevati. L’European Environment Agency (EEA) stima che il 96% della popolazione urbana nell'UE è esposta a livelli superiori alla linea guida di 5 µg/m3 stabilita dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e che questo si traduce in circa 238.000 morti premature nell'Ue ogni anno, con l’Italia che ha il triste frecord delle vittime.
Il recente studio “Reducing biomass burning is key to decrease PM2.5 exposure in European cities”, pubblicato su Scientific Reports da Stefano Zauli-Sajani, Philippe Thunis, Enrico Pisoni, Bertrand Bessagnet, Fabio Monforti-Ferrario, , Ferenc Pekar ed Elisabetta Vignati del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea e da Alexander De Meij di MetClim, Varese, analizza i livelli di inquinamento nelle città con più di 50.000 abitanti nell'Ue, in Svizzera, Norvegia e Regno Unito e rileva che «Le attività di combustione nel settore residenziale, compresi elettrodomestici, stufe e caldaie, rappresentano la principale fonte di inquinamento nel 56% delle città considerate».
Grazie ai calcoli eseguiti da Sherpa , uno strumento del JRC in grado di identificare le origini delle concentrazioni locali di PM2,5 per settore, i ricercatori hanno determinato che «Il contributo medio della combustione di legna da ardere e carbone nel settore residenziale alla formazione di PM2,5 si aggira intorno al 27%» e fanno notare che «In un gruppo di città in Polonia, Romania, Italia settentrionale, Croazia e nei Paesi baltici, l'uso di legna da ardere e carbone nel settore residenziale contribuisce per oltre il 50% alle emissioni di PM2,5».
Nell’Unione europea l'energia prodotta dalla biomassa rappresenta circa il 60% del consumo di energia rinnovabile e al JRC fanno notare che «La decarbonizzazione può essere realizzata più rapidamente utilizzando la biomassa disponibile in modo più efficace, anziché per il riscaldamento domestico in stufe individuali con bassa efficienza».
In alcune parti dell'Ue, l'uso della biomassa tradizionale o della legna da ardere è considerato una fonte alternativa di calore nel contesto della riduzione delle emissioni di gas serra, ma lo studio evidenzia che «La biomassa tradizionale è anche una delle principali fonti di inquinamento atmosferico nell'Ue, in particolare nelle città, e le emissioni cittadine tendono a contribuire in modo significativo alle concentrazioni complessive di PM nel paese e nell'Ue. Passare dall'uso della legna da ardere per il riscaldamento domestico a un migliore isolamento di una casa o a pompe di calore e solare termico contribuirebbe ad aumentare lo standard di vita dei cittadini dell'Ue».
Dallo studio emerge chiaramente che «Sono necessarie politiche più complete e integrate per affrontare contemporaneamente i problemi del cambiamento climatico e della qualità dell'aria, esaminando i benefici collaterali e tenendo conto delle circostanze specifiche di ogni luogo».