Elezioni europee: l'onda della destra non è uno tsunami
Lo tsunami annunciato c’è stato in Francia, dove l’estrema destra batte da una parte Macron e una sinistra divisa, e in Germania, dove Alternative für Deutschland (Afd) supera i socialdemocratici strabattuti dai democristiani, i verdi hanno una netta perdita. i liberali sprofondano e la sinistra diventa rosso-bruna, ma il terremoto non c’è stato in gran parte del resto dell’Europa, dove i socialdemocratici reggono restando la seconda forza del Parlamento Europeo (e indispensabili per fare una maggioranza) e i liberali e il Partito Popolare fanno da argine all’avanzata della destra che esce in gran parte sconfitta nelle sue compagini più neofasciste e ipersovraniste, riunite nel gruppo antieuropeista di ID. Destre nazional-identitarie che arretrano anche nelle loro roccaforti dell’Est europeo, a cominciare dall’Ungheria di Orban e dalla Polonia del Pis. Ma Afd è primo partito nella Germania orientale ex comunista.
Un voto che si riflette in un’Italia che batte il record di astensione fermandosi al 48.21% e dove Fratelli d’Italia è al 28,8% ma il Partito Democratico, con un ottimo exploit, accorcia le distanze salendo al 24% (e secondo gli exit poll facendo ancora meglio alle elezioni comunali) e la vera sorpresa positiva di queste elezioni è l’Alleanza Verdi Sinistra che – ignorata o sbeffeggiata con sorrisini di sufficienza dai media e sottovalutata dai sondaggi– si attesta ad oltre il 6,7% e guarda da lontano Renzi e Calenda che invece i media e i sondaggi avevano pronosticato e descritto di sicuro successo.
Dietro le due forze maggiori c’è il sorpasso di Forza Italia (che non sfonda la soglia del 10% che si era data come obiettivo) su una Lega ex Nord precipitata al 9,1%,sempre più a destra e ormai prigioniera di gente come Vannacci e di estremisti venatori o di follie come il Ponte sullo Stretto di Messina e il mini-nucleare - quasi folklore nazionalista e antiambientalista dopo il folklore padano - e per Salvini si apre probabilmente una resa dei conti già annunciata dal vecchio Bossi.
Poco più su di Forza Italia, al 10%, un Movimento 5 Stelle schiacciato tra il nuovo protagonismo sociale e programmatico del PD dI Elly Schlein e le sue liste da campo largo e la vivacità radicale rosso-verde di AVS di Fratoianni e Bonelli. Ma il M5S paga anche il suo scarsissimo radicamento al centro e al nord e la competizione pacifista e movimentista della lista della colomba di Santoro, Rifondazione Comunista e sinistra super-radicale varia, che hanno scelto nuovamente la testimonianza invece di coalizzarsi con chi andrà a rappresentare la sinistra radicale all’Europarlamento portando al suo interno il pacifismo.
No sappiamo se ci sarà una nuova maggioranza Ursula a Strasburgo e Bruxelles, quel che sappiamo è che sembra più lontana quella Mario evocata da Renzi e che i socialisti non permetteranno ai Popolari di fare la politica del doppio forno con la Destra dell’ECR e di Giorgia Meloni e che l’ECR ha detto che non si alleerà mai con i socialisti, anche se stanotte Donzelli, commentando il voto, ha detto che Fratelli d’Italia è disposta a maggioranze variabili pur di affossare l’odiato European Green Deal, ipotesi per evitare la quale i Verdi si sono dichiarati disposti ad entrare in maggioranza con popolari, socialdemocratici e liberali.
Quel che sappiamo è che il governo si rafforza a destra e si indebolisce la confusa e confusionaria destra leghista e che il suo centro rimane marginale nonostante il giubilo berlusconiano di Tajani. Quel che si vede è che l’opposizione comincia a rappresentare un’alternativa reale – che sembrerebbe aver ottenuto buoni risultati nei Comuni maggiori anche se ha nuovamente perso alle regionali in Piemonte – ma che questa alternativa non può fare a meno di un Movimento 5 Stelle in crisi e che il campo larghissimo deve fare i conti con la crisi del centro liberale dove Renzi e Calenda continuano a beccarsi e spennarsi quasi come se esistessero solo loro, come se le destra illiberale non fosse già ai bastioni di Orione e le porte di Tannhäuser e la Sinistra rosso-verde “fuori dalla storia” che li ha indotti a rompere col PD non li avesse scavalcati di un balzo entrando al Parlamento europeo al posto loro.
E’ un voto che invita i progressisti e gli antifascisti all’unità e all’umiltà, pensando anche alle prossime elezioni regionali, anche in roccaforti come la Toscana e l’Emilia Romagna dove il PD si conferma primo partito ma dove, se vuole battere la destra, deve cambiare passo e probabilmente uomini e donne se vuole stringere un’alleanza nuova con Verdi e Sinistra e il M5S, malconcio ma ancora vivo e a volte indispensabile.
Elly, Nicola, Angelo e Giuseppe hanno poco tempo per riflette e per girare pagina verso un’alternativa programmatica (e referendaria), sociale, sui territori, davvero comune, l’unica in grado di far uscire Renzi e Calenda da un’autosufficienza e un fastidio per la sinistra che ha fatto spesso il gioco della destra e che si è rivelata elettoralmente disastrosa.