Frena la raccolta differenziata dell’organico, anche la qualità è in calo
Si è chiuso a Roma il convegno Il Biowaste in Italia: il contributo delle aziende Cic alla produzione di energia e materia, promosso dal Consorzio italiano compostatori (Cic) per fare il punto sul sistema industriale del riciclo organico, attraverso la produzione congiunta di compost e biometano.
Un comparto che si trova ora ad affrontare alcune criticità urgenti a destare preoccupazione è in particolare il rapporto dei cittadini con la raccolta differenziata, in termini sia di qualità che di quantità.
«In Italia, nel 2022, sono state raccolte 7,25 milioni di tonnellate di rifiuti organici, ovvero più del 40% di tutta raccolta differenziata gestita nel nostro Paese», sottolinea la presidente del Cic, Lella Miccolis.
Tuttavia la raccolta negli ultimi anni ha «rallentato fortemente» la crescita quantitativa e non solo. Nonostante l’Italia abbia introdotto già dal 1 gennaio 2022 l’obbligo di raccolta della frazione umida (anticipando di due anni il resto dell’Ue che l’ha fissato dal 1 gennaio 2024), ci sono ancora 675 comuni in cui non risulta attivata la raccolta differenziata della frazione umida, per un totale di quasi un milione di abitanti (il 49% dei quali al Sud, il 38% al Nord e il 12% nel Centro).
Inoltre, considerando che una raccolta differenziata presso le utenze domestiche bene organizzata dovrebbe portare a intercettazioni di rifiuto pari ad almeno 50 kg/ab/anno, bisogna considerare ulteriori 853 comuni, in cui risiedono circa 4,7 milioni di abitanti, che non raggiungono tale soglia e che sono pertanto suscettibili di miglioramenti significativi.
Il Cic ribadisce dunque l’urgenza di puntare alla copertura delle raccolte su tutto il territorio nazionale, come previsto dalla Direttiva quadro rifiuti (2018/851), e ottimizzare le stesse laddove le intercettazioni risultino più basse ponendosi come obiettivo una raccolta che arrivi ad almeno 150 kg/ab/anno (come già accade in alcuni comuni italiani se sommiamo la raccolta di umido e frazione verde).
Con una raccolta differenziata a regime in tutta Italia e considerando l’andamento complessivo della popolazione residente, secondo le stime del Centro studi Cic, in uno scenario verosimile la potenzialità massima di raccolta di rifiuto organico (umido e verde, considerato che quando si parla di sfalci e potature urbane, ci si riferisce a rifiuti non a sottoprodotti) raggiungibile dall’Italia nel medio periodo è di 9 milioni di tonnellate l’anno, con una crescita di 800mila tonnellate, di cui circa 6,5 milioni di tonnellate/anno solo di frazione umida rispetto alle attuali 5,7 milioni di tonnellate/anno.
Tutto questo però non sta avvenendo, mentre cala oltretutto la qualità di quanto raccolto. Nonostante i Criteri ambientali minimi del ministero prevedano di contenere i livelli massimi delle impurità fisiche entro il 5%, il Centro studi Cic ha rilevato che la purezza merceologica media della frazione umida raccolta è scesa, passando dal 93,8% del 2022 all’attuale 92,9%.
Significa che la frazione umida raccolta e avviata agli impianti di trattamento presenta una percentuale di materiali impropri (materiale non compatibile – Mnc) pari al 7,1% del materiale conferito, il che colloca il rifiuto “nazionale” nella classe di qualità B rispetto al sistema di valutazione elaborato dal Cic.
Tutto questo mette in difficoltà la possibilità di riciclare i materiali raccolti in compost e biometano, come già denunciato dal Cic nel corso della presentazione dell’ultimo rapporto Ispra sui rifiuti urbani.
Tra le cause identificate per il calo della qualità, vi è ancora l’utilizzo elevato di sacchetti non compostabili nonostante il divieto. Ma questo è solo uno dei problemi che si stanno concentrando sulla filiera dell’organico, a partire dallo spettro della sovracapacità impiantistica a fronte di una raccolta differenziata in calo quali-quantitativo.
«Migliorare la qualità della raccolta dovrebbe diventare un obiettivo prioritario di tutte le amministrazioni per evitare che ci sia un ritorno negativo sui cittadini attraverso la Tari oltre che sull’ambiente – conclude Miccolis – ciò è possibile con campagne di comunicazione mirata che devono puntare a sensibilizzare tutti i cittadini, sottolineando come il loro contributo sia decisivo per contenere i costi, sostenere la green economy e combattere la crisi climatica».