L’industria italiana del vetro punta su idrogeno, biometano e cattura CO2 per tagliare le emissioni
I vertici dell’associazione italiana degli industriali del vetro (Assovetro) e del Gestore dei servizi energetici (Gse) hanno firmato oggi un Protocollo d’intesa triennale per la decarbonizzazione del comparto al 2050.
«L’industria italiana del vetro, attraverso la continua innovazione dei propri impianti, ha già avviato il percorso di transizione energetica – dichiara il presidente di Assovetro, Marco Ravasi – Circa7 imprese su 10 hanno formalizzato una roadmap di decarbonizzazione. Questo accordo sarà uno stimolo per proseguire sulla strada della transizione e per cogliere tutte le opportunità derivanti dai meccanismi di sostegno messi a disposizione dal Governo e gestiti dal Gse, così da coniugare sostenibilità ambientale ed economica».
In base al Protocollo, Assovetro e Gse collaboreranno in analisi settoriali inerenti consumi, emissioni, processi, sotto il profilo di aspetti tecnici ed economici e anche per individuare progetti sperimentali di interesse per il comparto del vetro, dai quali emergano soluzioni tecnologicamente avanzate utilizzabili per la diffusione delle best practice sul territorio, tra cui l’utilizzo dell’idrogeno verde e il supporto alla elettrificazione delle produzioni di vetro.
«La cattura della CO2, l’elettrificazione e i green fuel sono le tre leve che potrebbero garantire, entro il 2050, fino all’80% di riduzione delle emissioni totali del settore vetrario italiano, secondo produttore in Europa – afferma il presidente Gse, Paolo Arrigoni – In quest’ottica la sperimentazione di nuovi vettori energetici, come l’idrogeno verde e il biometano, rappresenta una valida soluzione per ottimizzare i consumi energetici e gestire le sfide di produzione e trasporto delle vetrerie».
Sono inoltre previste iniziative di formazione ed informazione e l’istituzione di un Tavolo di lavoro permanente per garantire uno scambio tecnico-operativo sui temi della regolazione energetica e delle regole tecniche per l’accesso ai meccanismi gestiti dal Gse, sulle problematiche connesse all’utilizzo di tecnologie di Carbon capture and storage (Ccs) – verso le quali resta molto forte lo scetticismo degli ambientalisti e di una parte rilevante della comunità scientifica – ai processi di Carbon utilisation (Ccu), al Carbon border adjustement mechanism (Cbam) e altri ancora.