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Le 7 proposte ASviS per rendere sostenibile la prossima legislatura europea

Il Manifesto dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) spiegato dal direttore scientifico, Enrico Giovannini
 |  Green economy

L'Unione europea ha ottenuto diversi risultati positivi sullo sviluppo sostenibile, sia in termini di strategie sia di normative adottate. Tuttavia c’è ancora molto da fare, come ammesso anche dal Consiglio europeo che, lo scorso anno, ha evidenziato la necessità di intensificare gli sforzi verso la piena attuazione dell'Agenda 2030, mentre il Parlamento ha sottolineato la necessità di mantenere la leadership Ue in questo ambito.

A tal proposito, il risultato delle elezioni europee dell’8 e del 9 giugno determinerà se e in che modo l’Unione perseguirà le politiche per lo sviluppo sostenibile avviate nell’ultimo quinquennio. Per rendere la prossima legislatura in linea con quanto stabilito dall’Agenda 2030 l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha elaborato sette proposte contenute nel “Manifesto per la nuova legislatura europea”. Il documento è stato presentato il 23 maggio, nel corso dell’evento conclusivo del Festival dello Sviluppo Sostenibile dal titolo “Urgenze, aspettative e impegni per lo sviluppo sostenibile: verso il summit sul futuro delle Nazioni Unite”.

1. Accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030

Dando seguito agli impegni assunti durante l’Assemblea generale dell’Onu del settembre 2023, l'Ue dovrà adottare entro la fine di quest’anno un Piano per l’accelerazione trasformativa verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), quale riferimento fondamentale del mandato di legislatura 2024-2029. Per avanzare nella direzione indicata dall'Agenda 2030, servono specifiche misure di incentivazione, coordinamento e sostegno in grado di considerare anche gli effetti delle politiche europee al di fuori dei propri confini, prevedendo eventuali misure correttive che siano coerenti con il perseguimento globale degli SDGs. L'ASviS sottolinea che l'adozione di un Piano per l'accelerazione trasformativa non è solo una necessità politica, ma un impegno morale per garantire un futuro sostenibile alle prossime generazioni. Le forze politiche europee sono chiamate dunque a dimostrare coerenza e determinazione, integrando l'Agenda 2030 in tutte le loro strategie e decisioni.

2. Perseguire e realizzare una transizione ecologica “giusta”

Il Piano per l’accelerazione trasformativa verso gli SDGs deve essere allineato con l'Accordo di Parigi, con la Convenzione sulla diversità biologica e con tutti gli altri impegni assunti su scala globale, rispettando il principio della giusta transizione. “I livelli minimi d’ambizione delle politiche climatico-ambientali definiti negli accordi internazionali dovranno essere rispettati, mantenendo centrale il principio di giustizia tra le generazioni e adeguando le politiche all’evidenza scientifica e agli avanzamenti tecnologici, nel rispetto del principio di precauzione previsto dall’art. 174 del Trattato”, si legge inoltre nel documento dell’ASviS. Il principio della “transizione giusta” dovrà essere concretizzato rafforzando il confronto partecipativo con la società civile e i governi locali, perseguendo ogni sforzo per non lasciare nessuno indietro. 

3. La politica industriale come motore della transizione per un’Europa competitiva sullo scenario globale

Con l'approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea della direttiva sulla due diligence lungo la catena di fornitura, si apre una nuova era per l'integrazione della sostenibilità nei modelli di business del settore privato. Per l’ASviS la sostenibilità va sempre più integrata nelle strategie e nei modelli di business del settore privato al fine di produrre vantaggi (anche) competitivi. Il sistema economico-industriale europeo deve così guidare l’attuazione degli SDGs, introducendo misure legislative a sostegno degli investimenti sostenibili ed estendendo gli ambiti di applicazione degli standard di rendicontazione della sostenibilità. Sarà importante, poi, passare dalla volontarietà alla obbligatorietà della Responsabilità sociale d’impresa (Csr): un cambiamento che mira a eliminare le violazioni sociali e ambientali, assicurando equi risarcimenti alle vittime.

4. Attuare il pilastro europeo dei diritti sociali, contrastare le disuguaglianze, rafforzare la coesione territoriale

Le politiche sociali europee hanno il compito di valorizzare il Piano d'azione del Pilastro europeo dei diritti sociali del 2021, rendendolo coerente con l’Agenda 2030. Per farlo l’Ue è chiamata a uno sforzo in termini di coerenza tra politiche economiche, sociali e ambientali, migliorando al contempo la resilienza socioeconomica dell’Unione. “L’obiettivo ‘occupazione’ del Pilastro deve essere trasformato in quello di ‘lavoro dignitoso’ – si legge nel Manifesto -. Maggiore spazio, anche finanziario, va dato agli investimenti sociali, così da contribuire a raggiungere diversi altri obiettivi, quali la riduzione della povertà e lo sviluppo economico, il contrasto agli effetti sociali degli squilibri demografici e territoriali, e alle disuguaglianze intergenerazionali. Nuove politiche di welfare devono essere disegnate per garantire condizioni di vita dignitosa e misure di salvaguardia sociale inclusiva anche in situazioni di crisi e shock, privilegiando quelle volte ad aumentare la resilienza socioeconomica a fronte di futuri eventi avversi”. In questo contesto “L’istruzione e la formazione continua devono essere considerate una priorità comune dell’Unione europea all’interno del Piano d’accelerazione e come risposta alle sfide delle transizioni ecologica, digitale e demografica”.

Sul tema l’ASviS consiglia infine la creazione di strumenti analitici e statistici utili a valutare i benefici attesi anche a medio-lungo termine delle politiche sui diritti sociali, sul Pil, sulla riduzione delle disuguaglianze e sulla resilienza dell’intero Continente.

5. Attuare riforme istituzionali verso una maggiore integrazione europea, rafforzare la democrazia e la partecipazione

Per un’Europa più sostenibile, democratica e partecipata, sarà importante tener conto della governance europea in un'ottica cooperativa e federale, rendendo più efficaci e trasparenti i meccanismi decisionali. Tra le riforme proposte dall’ASviS troviamo “l’elezione dei membri del Parlamento attraverso il voto su liste a livello di Unione o ‘liste transnazionali’; l’elezione diretta del Presidente della Commissione; il conferimento della capacità d’iniziativa legislativa al Parlamento; la riforma del meccanismo decisionale del Consiglio, superando il vincolo dell’unanimità per le politiche ordinarie”.

6. Ampliare la capacità d’investimento pubblico e privato nell’Ue

Nel documento dell’ASviS si parla anche del quadro finanziario pluriennale, un vero e proprio riferimento per l'attuazione del Piano d'accelerazione verso gli SDGs che deve portare a integrare il bilancio pubblico europeo e quelli nazionali. Per farlo, in modo da superare anche la frammentazione delle politiche fiscali nazionali, è necessario avviare un percorso verso investimenti collettivi, ampliando la capacità fiscale europea per finanziare gli SDGs e indirizzare i flussi finanziari privati verso obiettivi sostenibili.

7. Rafforzare l’impegno dell’Ue per conseguire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile in un quadro istituzionale multilaterale prevenendo conflitti e promuovendo la pace

In questo difficile contesto internazionale, segnato da conflitti e da continue crisi economiche, ambientali e sociali, l’Europa deve sia promuovere la pace sia mantenere la propria posizione di leader nel campo dello sviluppo sostenibile. Su questi aspetti l’Ue, sottolinea l’ASviS, deve mantenere “la promessa di un sostegno forte e determinato alle proposte di riforma dell’Onu e delle istituzioni finanziarie multilaterali in discussione al Summit sul futuro di settembre 2024, assicurando l’impegno a perseguire i successivi sviluppi attuativi, attraverso il proprio sostegno a un nuovo contratto sociale globale ancorato ai diritti umani e alla solidarietà tra generazioni”. È essenziale dunque sviluppare una politica estera comune, rivedere le politiche di migrazione e asilo e rafforzare il coordinamento delle azioni per la prevenzione dei conflitti. Infine, l'Ue deve rispettare l’impegno di destinare almeno lo 0,7% del Reddito nazionale lordo all'Aiuto pubblico allo sviluppo, sostenere accordi quadro con i Paesi in via di sviluppo per affrontare le emergenze globali, e perseguire il "Patto globale digitale" al fine di definire accordi per una governance globale dell’Intelligenza artificiale e della circolazione dei dati entro il 2030.

di Ivan Manzo per ASviS

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'ambiente e dello sviluppo all’Università di Siena, dopo diverse esperienze nel mondo del giornalismo ambientale e scientifico entra a far parte del Segretariato e della redazione dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), dove è anche referente del Gruppo di Lavoro sugli SDGs 6-14-15 (acqua, ecosistemi marini e terrestri). Collabora con una serie di testate tra cui QualEnergia, L'Ecofuturo Magazine e Giornalisti nell'Erba. Ritiene che lo sviluppo sostenibile sia la strada da seguire per la massimizzazione del benessere collettivo. Sul sito https://ivanmanzo.it/ è presente una raccolta (in continuo aggiornamento) degli articoli a sua firma.