Le filiere della giusta transizione: la risorsa legno
Al convegno "Le filiere della giusta transizione: la risorsa legno" tenutosi nei giorni scorsi a Roma sono stati presentati 9 indirizzi operativi per il futuro dei boschi, del legno, del lavoro che arricchiscono l'analisi e la proposta contenute nel Documento presentato da Fillea Cgil, Flai Cgil e l'Associazione Nuove Ri-Generazioni.
Nel documento si legge che «Gli ecosistemi forestali, oltre ad essere un patrimonio per la salvaguardia della biodiversità e dei territori, svolgono un ruolo strategico contro la crisi climatica, per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050. Per questo è fondamentale dare vita e rafforzare meccanismi di gestione virtuosi che consentano la creazione di valore, il mantenimento e miglioramento della biodiversità, della qualità delle foreste, del territorio montano e dei servizi ecosistemici. Le foreste italiane si estendono su oltre 11 milioni di ettari, un valore che è raddoppiato negli ultimi 50 anni ed è pari a quasi il 40% del territorio nazionale. Soltanto negli ultimi 10 anni la superficie boschiva è aumentata del 4,9% (fonte: Masaf). Una crescita che però non è frutto di specifiche politiche attive di rimboschimento, bensì dell’abbandono delle attività primarie e dello spopolamento di aree montane e collinari».
Un patrimonio forestale tra i più ricchi e vari d’Europa che però richiede tutela e cura contro il degrado e gli incendi. E per CGIL e Associazione Nuove Ri-Generazioni «Avere cura delle risorse forestali e montane significa occuparsi del benessere del territorio, dalla protezione del suolo, dell’acqua, della biodiversità e del clima oltreché valorizzare la cultura e l’identità dei luoghi. Si tratta però anche di economia e di lavoro».
Oltre agli operai forestali pubblici in Italia ci sono i titolari e i dipendenti di imprese boschive, i soci o gli addetti di cooperative forestali. Secondo l'ISTAT, «Nel 2021 le imprese forestali erano 5.999 ed impegnavano complessivamente 14.176 addetti», mentre per la Fondazione Metes «Gli operai forestali pubblici al 2020 risultano poco più di 43.000. Rispetto ai dati 2014 si è registrata una diminuzione del 29% del numero delle imprese e del 20% nel numero degli addetti. (..) RIferendosi al 2021, il settore della produzione di mobili ha all’attivo circa 15.600 imprese con 126.000 addetti».
Nel documento di Fillea Cgil, Flai Cgil e Associazione Nuove Ri-Generazioni si legge che «Se si considera che l'Italia importa dall'estero più dell'80% del legno necessario ad alimentare l'industria del mobile, della carta o del riscaldamento un'opportunità potrebbe "dunque arrivare proprio dall'aumento del prelievo del legno dai boschi con lo sviluppo di filiere sostenibili in grado di tutelare l'ambiente e creare occupazione." (..) "il bosco insomma crea servizi di difesa del territorio e della biodiversità, ricreativi e turistici ma anche lavoro e presidio delle aree marginali. Due terzi delle foreste sono di proprietà privata ed un terzo di proprietà pubblica. I lavoratori forestali, dipendenti dalle Regioni (quindi dipendenti da datore di lavoro pubblico), svolgono il fondamentale lavoro di buona e corretta gestione del bosco, unitamente alla tutela del paesaggio ed al contenimento del dissesto idrogeologico. Una delle criticità rilevate consta proprio nella gestione organizzata delle proprietà boschive, spesso suddivise e oggetto di frammentazione, con l’impossibilità di creare forme di dialogo tra proprietario boschivo e industria di prima lavorazione. Occorre dunque incentivare la creazione di filiere verticali di prossimità e amplificare i temi di digitalizzazione che devono essere gli strumenti per incrementare la forza lavoro. Forza lavoro che si concentrerebbe all’interno di zone marginali, mitigando appunto fenomeni di spopolamento e di abbandono dei territori interni».
CGIL e Associazione Nuove Ri-Generazioni concludono ricordano che «La stessa funzione di contenimento del dissesto idrogeologico "rientra - non a caso - tra i principi fondamentali enunciati nella Costituzione circa la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, ampliata nel 2023 con la legge costituzionale che ha modificato gli artt. 9 e 41. All’art. 9, accanto alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico del Paese, è stata inserita infatti anche la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, mentre la modifica dell’art. 41 ha stabilito che l’iniziativa economica privata non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente, premettendo questi due limiti a quelli già vigenti ovvero la sicurezza, la libertà e la dignità umana».