
Terremoto, in Italia 50% delle scuole senza certificato di agibilità

Lo spauracchio del terremoto non si allontana dal Paese: la scossa di magnitudo 4.4 registrata nell’Italia centrale, dieci giorni dopo che i sismografi hanno iniziato ad allarmare le i cittadini di Lunigiana e Garfagnana ha riportato tensione tra la popolazione, ma anche contribuito a tenere alta la linea dell’attenzione su un tema fondamentale per un paese sismico: la prevenzione, che dev’essere messa in pratica con decisione a partire dagli edifici pubblici, scuole in primis.
«Quasi una scuola su due non ha il certificato di agibilità – ha ricordato Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi – Molte scuole italiane sono state costruite prima del 1974, anno in cui sono entrate in vigore le norme antisismiche e addirittura alcuni edifici sono stati costruiti prima del 1900. Sono 27.920 gli edifici scolastici che ricadono in aree ad elevato rischio sismico, di cui 4.856 in Sicilia , 4.608 in Campania, 3.130 in Calabria (tutte), 2.864 in Toscana, 2.521 nel Lazio. La strada intrapresa dal governo con il Decreto del fare è giusta: le scuole vanno messe in sicurezza».
Quel che è certo è che si può, e si deve fare di più. Il Parlamento «chiede di spingere in questa direzione – ha dichiarato a greenreport.it il presidente della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Ermete Realacci – e il governo deve assecondare questa spinta e di trovare le risorse. È sbagliatissimo non introdurre negli incentivi del 65% il consolidamento antisismico degli edifici. Ogni volta che c’è un terremoto diciamo che dobbiamo puntare sulla prevenzione e poi non si fa nulla, col risultato che poi – quando arrivano scosse in zone non attrezzate dal punto di vista dell’edilizia – muore gente che si sarebbe potuto salvare».
«Sul fronte della riduzione del rischio sismico occorre un approccio programmato che modifichi il quadro complessivo – chiosa Graziano – Credo che in Italia si sia finalmente compreso che occorra una svolta culturale e come Consiglio siamo pronti a fare la nostra parte, a collaborare sulle proposte che puntino al recupero del territorio ed alla sua messa in sicurezza, contribuendo in questo modo anche al rilancio socio–economico del Paese. Dobbiamo andare verso un’edilizia eco-sostenibile, valorizzando soprattutto il costruito. Dobbiamo anche costruire un nuovo scenario energetico, puntando su una produzione di energia elettrica e termica da tutte le fonti rinnovabili, compresa quella geotermica sinora trascurata in termini di incentivi fiscali, e sul risparmio nei consumi».
