Sospetto greenwashing? Da Ispra uno strumento per riconoscere l’autentica finanza sostenibile
Come si combatte il greenwashing? Con cifre verificabili, ricorrendo a dati scientificamente validati, rispettando indicatori universalmente riconosciuti. E allora ecco che Ispra ha realizzato uno strumento ad hoc da mettere a disposizione di operatori economici e finanziari, Autorità di vigilanza, imprese impegnate nella rendicontazione e, perché no, cittadini desiderosi di capire se veramente una qualunque azienda rispetti i parametri di ecosostenibilità e l’attuale quadro legislativo europeo.
Lo strumento in questione è un documento – che considerata la complessità della materia e la mole di informazioni messe nero su bianco è in realtà più simile a un vero e proprio volume – dal titolo “La sfida ambientale per la finanza sostenibile: metodologie, informazioni e indicatori ambientali”.
Si tratta di 270 pagine dense di grafici, tabelle, riferimenti legislativi, definizioni, descrizioni di sistemi organizzativi e modelli di business ora scaricabili digitalmente dal sito web dell’Ispra. A presentare quello che i vertici dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale continuano con modestia a chiamare “documento” sono stati oggi il presidente Ispra Stefano Laporta e il direttore generale Ispra Maria Siclari alla presenza del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.
«Quello che presentiamo oggi vuole essere uno strumento di supporto per gli operatori economici e finanziari e per le Autorità di vigilanza – spiega Laporta aprendo i lavori nella sala polifunzionale della presidenza del Consiglio – Auspichiamo che questo studio possa essere percepito come uno dei fattori abilitanti per affrontare la sfida della finanza sostenibile con qualche strumento in più a nostra disposizione».
«Ispra – sottolinea Siclari illustrando caratteristiche e finalità della pubblicazione – coglie la sfida ambientale per la finanza sostenibile fornendo a tutti i portatori di interesse uno strumento per orientarsi nel complesso mondo della sostenibilità alla luce del nuovo impianto regolatorio europeo».
L’obiettivo, precisa il direttore generale Ispra, non è quello di mettere sul tavolo un documento di tipo “prescrittivo”: «Non vogliamo prescrivere alcunché, vogliamo piuttosto mettere a disposizione delle imprese uno strumento di autovalutazione che assicuri uniformità metodologica e dati scientificamente validati».
E gli stessi vertici di Ispra chiudono la presentazione del testo sottolineando che si tratta comunque di un lavoro aperto a ulteriori contributi, e infatti non a caso l’Istituto ha avviato una consultazione pubblica per eventualmente implementarne i contenuti che si concluderà alla fine di agosto.
Dice il ministro Pichetto Fratin nel corso del convegno: «Politica e finanza devono avere un’attenzione al ruolo dei cittadini che oggi più che mai vogliono, e ne hanno il diritto, partecipare attivamente al processo di transizione che sarà sempre più partecipato e coinvolgente sulla base di maggior conoscenza e trasparenza».
Il ministro dell’Ambiente sa, come sanno anche i vertici Ispra e un po’ tutti i relatori intervenuti nel corso della giornata, che una transizione verso un’economia che sia più sostenibile non sarà semplice, perché non basteranno le risorse pubbliche messe a disposizione, comprese quelle pur ingenti previste dal Pnrr, ma servirà mobilitare anche sostanziosi investimenti privati. La sfida è ambiziosa e a nessuno sfugge che per raggiungere l’obiettivo bisognerà realizzare una profonda riconversione dei sistemi produttivi. Il ministro Pichetto Fratin si mostra ottimista, sulla riuscita del processo di transizione, ma insiste sulla necessità di garantire il più alto coinvolgimento possibile di tutti i soggetti che possono contribuire alla riuscita dell’impresa e sul bisogno di garantire altissimi livelli di trasparenza in tutti i passaggi chiave.
«In questo ci vengono in aiuto le linee guida che oggi Ispra presenta, affinché gli adempimenti normativi non diventino degli ostacoli insormontabili – dice il ministro dell’Ambiente – Le nostre imprese hanno voglia di uno sviluppo sostenibile ed è nostra responsabilità aiutarle. Anche perché avere un’idea precisa di cosa sia veramente sostenibile e cosa non lo è fa la differenza tra il ricevere o meno un investimento».
La pubblicazione messa a disposizione da Ispra, che ha visto il coinvolgimento di più di cento esperti dell’Istituto, tra l’altro contiene anche un’ampia sezione dedicata ai rischi di carattere naturale.
Quattro dei 29 indicatori di sostenibilità riuniti nel testo, infatti, riguardano proprio il rischio da frane, alluvioni e altre tipologie di possibili calamità naturali (i restanti 25 indicatori riguardano l’impatto ambientale). In pratica, attraverso la piattaforma IdroGeo messa a punto sempre da Ispra, ogni azienda che è situata o che opera in uno specifico territorio potrà effettuare una prima autovalutazione su eventuali rischi fisici che corre.
Come? Semplicemente inserendo le coordinate geografiche della zona d’interesse e osservando dai risultati ottenuti se quel luogo è esposto a rischi idraulici o franosi.