La ricchezza netta delle famiglie italiane vale oltre 11mila miliardi di euro
L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha riunito le stime sulla ricchezza elaborate dallo stesso Istat e dalla Banca d’Italia in un unico rapporto, appena aggiornato con dati 2023. A emergere è che la ricchezza netta delle famiglie italiane è pari a 11.286 miliardi di euro: rispetto al 2022 è aumentata del 4,5% a prezzi correnti, collocandosi sui livelli più elevati dal 2005, primo anno a partire dal quale sono disponibili i dati. Tuttavia, valutata a prezzi costanti, la ricchezza netta è ancora inferiore a quella del 2021 di oltre sette punti percentuali a causa della forte inflazione osservata nel 2022.
L’aumento delle attività non finanziarie nel 2023 rispetto all’anno precedente (+1,6% a prezzi correnti) è stato trainato dalla componente delle abitazioni, che è cresciuta in misura significativa per il secondo anno consecutivo. Ma il valore delle attività finanziarie è aumentato del 7,1%, principalmente per effetto dell’andamento positivo dei prezzi di azioni, quote di fondi comuni e riserve assicurative, più che compensando le perdite in conto capitale osservate nel 2022.
In questo report Istat non si addestra ad analizzare anche la distribuzione della ricchezza cumulata in Italia, ma per averne un’idea è di aiuto l’analisi pubblicata nei giorni scorsi da Oxfam: a metà del 2024, il 10% più ricco dei nuclei familiari (titolare di quasi 3/5 della ricchezza netta del Paese) possedeva oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera delle famiglie, mentre il 5% più ricco delle famiglie italiane risultava detentore del 47,7% della ricchezza nazionale.
Nel solo 2024 la ricchezza dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro – al ritmo di 166 milioni di euro al giorno – raggiungendo un valore complessivo di 272,5 miliardi di euro detenuto da 71 individui. Al contempo, nel 2023 5,7 milioni di italiani versavano nel 2023 in condizioni di povertà assoluta, con l’incidenza della povertà a livello familiare lievemente aumentata nell’anno passando dall’8,3% all’8,4%.
Se ne deduce che varando una riforma fiscale in senso progressivo, nel rispetto dell’articolo 53 della Costituzione, libereremmo anche importanti risorse per la transizione ecologica. Qualche esempio? Un recentissimo studio presentato su queste colonne dai ricercatori della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e del LMU di Monaco propone una riforma organica della tassazione nazionale su reddito e/o capitale, dalla quale potremmo ricavare circa 26 miliardi di euro attingendo solo dall’1% più ricco della cittadinanza, trovando così un’importantissima fonte di finanziamento per la transizione ecologica del Paese, rendendola al contempo socialmente più equa e (dunque) più accettabile dalla popolazione.