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Dalla Commissione Ue un piano d’azione in tre pilastri e cinque attivatori orizzontali

Dal rapporto Draghi alla Bussola per la competitività: «Sul Green deal manteniamo la rotta»

Von der Leyen: «C'è lo stesso obiettivo, ma vogliamo raggiungerlo meglio e più velocemente e per questo dobbiamo ridurre la complessità»
 |  Green economy

La Bussola per la competitività presentata oggi dalla Commissione europea rappresenta la prima, grande iniziativa del nuovo mandato a guida Ursula von der Leyen per fornire un piano d'azione mirato a rilanciare l'economia europea, facendo leva sul rapporto elaborato da Mario Draghi lo scorso anno per trasformare la decarbonizzazione in una leva per la competitività.

«L'Europa – dichiara la presidente della Commissione Ue – ha tutto ciò di cui ha bisogno per avere successo nella corsa al vertice. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo correggere le nostre debolezze per riacquistare competitività. La Competitiveness compass trasforma le eccellenti raccomandazioni del rapporto Draghi in una tabella di marcia. Quindi ora abbiamo un piano, e abbiamo la volontà politica. Ciò che conta adesso è la velocità e l'unità».

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Il piano d’azione presentato oggi ricalca quanto già anticipato ieri su queste colonne, confermando gli obiettivi di decarbonizzazione per il Vecchio continente al 2050 (zero emissioni nette) e anche al 2040 (-90% rispetto al 1990), con la presidente a sottolineare che «sul Green deal manteniamo la rotta. C’è lo stesso obiettivo, ma vogliamo raggiungerlo meglio e più velocemente, e per questo dobbiamo ridurre la complessità». In pratica, questo si traduce in un quadro strategico composto da tre pilastri d’azione e cinque “attivatori orizzontali” per la competitività.

La prima area d’intervento punta a colmare il divario d’innovazione, promuovendo la leadership industriale in settori ad alta crescita basati su tecnologie innovative: la Commissione proporrà dunque piani d’azione per l’intelligenza artificiale, materiali avanzati, tecnologie quantistiche, robotiche, spaziali, biotecnologie, oltre a una strategia dedicata alle start-up e un “28esimo quadro giuridico” che possa semplificare le norme applicabili in tutti i 27 Stati membri dell’Ue garantendo uniformità all’interno del mercato unico.

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Il secondo pilastro è una roadmap congiunta per decarbonizzazione e competitività: la premessa è che i prezzi elevati e volatili dell’energia rappresentano una sfida chiave per l’Ue, che impone di «facilitare l'accesso a energia pulita e conveniente». Come? Attraverso le prossime iniziative Clean industrial deal, Affordable energy action plan e Industrial decarbonisation accelerator act, dove verranno messe in fila proposte per «promuovere tecnologie pulite e nuovi modelli aziendali circolari» anche per le industrie energivore, con misure ad hoc per comparti come quelli dell’acciaio e dei prodotti chimici.

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Il terzo e ultimo pilastro è volto alla riduzione delle eccessive dipendenze verso l’estero cui ancora oggi si appoggia l’Ue, avviando «una nuova gamma di partnership per il commercio e gli investimenti puliti per aiutare a garantire la fornitura di materie prime, energia pulita, carburanti per trasporti sostenibili e tecnologie pulite da tutto il mondo». Al contempo, all'interno del mercato interno la revisione delle norme sugli appalti pubblici consentirà l'introduzione di una preferenza europea negli appalti pubblici per settori e tecnologie critici.

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I cinque attivatori orizzontali per la competitività guardano invece a semplificazione (anticipando che la prossima iniziativa Omnibus si concentrerà sulla rendicontazione della sostenibilità, la due diligence e la tassonomia degli investimenti verdi, ma ci sono fondati dubbi che possa trattarsi di un’ondata di deregulation anziché semplificazione in reale sostegno agli investimenti sostenibili); abbassamento delle barriere nel mercato unico, modernizzando il quadro di governance; finanziamento della competitività, lanciando un’Unione europea del risparmio e degli investimenti che possa creare nuovi strumenti finanziari per incoraggiare l’uso dei risparmi dei cittadini in investimenti profittevoli; promuovere formazione permanente e competenze a prova di futuro nei lavoratori europei; un miglior coordinamento tra misure nazionali ed europee per investimenti correlati alla competitività.

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«La Bussola della competitività conferma l'intenzione di Ursula von der Leyen di porre la competitività al centro dell'azione dell'Ue durante il suo secondo mandato – commenta Chiara Di Mambro, direttrice Strategia Italia & Europa del think tank italiano Ecco – Uno degli obiettivi principali è l'integrazione della decarbonizzazione con la competitività. Ciò comporta l'elaborazione di misure per garantire che l'energia pulita sia accessibile e conveniente per le industrie e i consumatori, facilitando le produzioni sostenibili e pratiche di economia circolare. Il piano è certamente ambizioso e richiederà un'azione coordinata tra Bruxelles e gli Stati membri. Nel farlo, i governi nazionali dovranno mettere da parte i loro interessi individuali per raggiungere obiettivi europei comuni».

Moltissimo dipenderà anche dall’effettiva capacità di Ursula von der Leyen di mantenere la rotta dichiarata sul Green deal, mentre dalle destre di tutta Europa aumentano le pressioni per trasformare la volontà semplificatrice nella sostanziale deregolamentazione – con conseguente deragliamento di fatto del Green deal –, di cui l’iniziativa Omnibus rischia di essere un primo esempio concreto, come anche il fronte politico aperto dal Ppe per provare a frenare le politiche europee sul clima. Per il momento, lo stesso Partito popolare (di cui fa parte anche von der Leyen) preferisce mostrarsi accondiscendente, come emerge dalla posizione espressa da Dolors Montserrat, vicepresidente del gruppo Ppe all’Europarlamento per economia e ambiente: «Sono particolarmente lieta che la Compass sottolinei anche l'importanza dei settori tecnologici nell'economia di domani, come l'intelligenza artificiale, la biotecnologia, l'energia pulita, la robotica e le scienze della salute e della vita, e miri a ridurre la dipendenza dai mercati esteri. La Commissione europea sta andando nella giusta direzione». Quale sia di preciso questa direzione, però, è ancora difficile a dirsi.

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Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.