
Dalle sigle green pollice verso per l’Omnibus e cautela sul Clean industrial deal

Le sigle ambientaliste accolgono con cautela il Clean industrial deal e bocciano il pacchetto Omnibus. Le proposte presentate ieri dalla Commissione Ue, la prima volta a rilanciare la competitività delle aziende europee e la seconda ad alleggerirne gli impegni burocratici, sono state esaminate con cura dalle associazioni che si battono per la tutela della natura e contro i cambiamenti climatici. Impresa 2030 critica duramente il contenuto dell’Omnibus, definendolo una deregolamentazione su larga scala per smantellare la responsabilità d’impresa. In una nota diffusa attraverso vari canali, le Ong aderenti alla campagna di tutela ambientale (tra le quali figurano Oxfam, Action Aid, Weworld, Mani Tese, Save The Children) sottolineano che le misure annunciate ieri da Bruxelles rappresentano «un’iniziativa di deregolamentazione radicale» che prende di mira la direttiva sulla Due diligence in materia di sostenibilità aziendale (Csddd), la direttiva sulla Rendicontazione di sostenibilità aziendale (Csrd) e il Regolamento sulla tassonomia. La Commissione europea ha deciso di proseguire il suo piano, denunciano, nonostante le preoccupazioni sollevate dalla società civile, dai sindacati e dalle stesse imprese, che, in più occasioni, avevano sollevato preoccupazioni circa i rischi di confusione normativa e il rischio di indebolire le tutele per i diritti umani e l’ambiente: «Se la proposta Omnibus della Commissione sarà adottata senza modifiche, rappresenterebbe un duro colpo agli impegni dell’Ue sulla neutralità climatica e sulla promozione dei diritti umani a livello globale», scrivono le associazioni.
Le modifiche proposte dalla Commissione, fanno notare le associazioni aderenti a Impresa 2030, svuotano di significato la Csddd. Ad esempio, concedere alle aziende negligenti la libertà di operare senza conseguenze, dicono, ci riporta a un’epoca di misure puramente volontarie, in cui le violazioni dei diritti umani e i danni causati all’ambiente rischiano di rimanere impuniti.
«Sia chiaro: non si tratta di semplificazione, ma di deregolamentazione su vasta scala volta a smantellare la responsabilità delle imprese e ad abbandonare gli impegni del Green Deal dell’Ue», affermano Margherita Romanelli di WeWorld e Cristiano Maugeri di ActionAid. «Il costo finanziario per conformarsi alla Csddd - stimato dalla Commissione Europea - rappresenterebbe appena lo 0,13% della remunerazione media degli azionisti nel 2023 da parte delle aziende che ricadono nel perimetro della normativa. Un costo irrisorio rispetto ai costi che invece lo snaturamento degli obblighi di questa direttiva comporterebbe per le popolazioni dei paesi produttori, ma anche in termini di credibilità dell’Ue come partner economico», ha aggiunto Federica Corsi di Oxfam Italia.
Come evidenziato da Common, il pacchetto Omnibus «rappresenta un tentativo ambizioso di bilanciare la necessità di semplificazione normativa con l’impegno verso la sostenibilità e la trasparenza». Ma, aggiungono gli esperti in materia di corporate e sostenibilità, «sarà fondamentale monitorare attentamente l’implementazione di queste misure per garantire che l'obiettivo di una maggiore competitività non comprometta gli standard ambientali e sociali raggiunti finora».
Tra l’altro, anche l’altra iniziativa presentata ieri da Bruxelles, il Clean industrial deal, non viene promosso appieno dal mondo green. Il Wwf Italia, pur definendolo «un passo avanti», lamenta la mancanza di «una visione chiara, ambientalmente sostenibile ed equa per la trasformazione industriale in Europa»: «Per essere veramente efficace, l'accordo deve garantire certezza normativa, fornire investimenti mirati verso soluzioni verdi, portare a impegni concreti da parte delle industrie per la decarbonizzazione e avere una solida base di giustizia sociale». L’intenzione della Commissione europea di integrare il Clean industrial deal nel Green deal europeo e di riconoscere la decarbonizzazione come la leva principale per raggiungere i nostri obiettivi climatici per il 2050 è un segnale forte, riconosce il Panda accogliendo con favore questa iniziativa. Tuttavia, aggiunge l’associazione, manca ancora di una chiara visione a lungo termine per affrontare le principali sfide di decarbonizzazione che le industrie ad alta intensità energetica devono affrontare, oltre a concedere loro un sostegno finanziario pubblico senza alcuna garanzia di decarbonizzazione e di mantenimento o creazione di posti di lavoro nella Ue. Secondo il Wwf, la Commissione europea «sembra aver perso di vista il motivo per cui miriamo a investire nell’industria dell’Ue, ovvero guidare l’innovazione per decarbonizzare e mettere i lavoratori al centro della nostra economia».
