Nel 2024 il settore costruzioni segna -5,3%, impossibile comprare casa per 10 milioni di famiglie
Nel 2024 il settore delle costruzioni rallenta: -5,3% rispetto al 2023. E le previsioni per il 2025 parlano di un ulteriore e anche maggiore rallentamento: -7%. Non solo. Le case sono sempre meno accessibili e per 10 milioni di famiglie è diventato impossibile acquistare un’abitazione.
Il quadro, decisamente a tinte fosche, emerge dall’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni 2025 dell’Ance. Milano, Roma e Napoli sono sul poco raccomandabile podio delle città in cui l’acquisto di una casa è più difficile. L’ufficio studi dell’associazione dei costruttori edili indica infatti che per pagare il mutuo si arriva a spendere la metà del proprio reddito, e per il 20% delle famiglie meno abbienti si va anche al di sopra dei due terzi. Optare per un affitto può essere la soluzione? Nient’affatto. Secondo quanto evidenziato sempre dal report Ance, questa ipotesi nelle grandi città si sta rivelando sempre di più fuori portata delle famiglie più fragili. Per pagarlo si arriva infatti a spendere quasi la metà del proprio reddito e per i meno abbienti anche oltre.
L’altro fenomeno messo sotto i riflettori dall’associazione dei costruttori edili riguarda l’andamento dell’edilizia, quella abitativa, quella commerciale e relativa agli uffici, e le opere pubbliche. Se queste ultime hanno fatto registrare un corposo +21% nel 2024, grazie soprattutto ai finanziamenti derivanti dal Pnrr, nel complesso il settore ha fatto chiudere lo scorso anno con un netto -5,3%, complice soprattutto il -5,2% della nuova edilizia e il -22% fatto registrare dalle riqualificazioni. E, sempre secondo le previsioni Ance, non andrà meglio nell’anno appena iniziato. Le previsioni per il 2025 indicano infatti un calo del 7% malgrado il +16% delle opere pubbliche per effetto del Pnrr.
«L’Osservatorio congiunturale che oggi abbiamo presentato ha “certificato” che il ciclo espansivo post pandemia è giunto al termine», ha osservato la presidente Ance Federica Brancaccio. «Come abbiamo visto dai dati – ha aggiunto – l’andamento del settore, a seguito del consistente ridimensionamento del comparto abitativo, dipende, più che in passato, dall’andamento delle opere pubbliche che stanno vivendo un’importante fase di espansione, iniziata a partire dal 2019 e consolidata negli ultimi anni grazie all’apporto del Pnrr». Il biennio 2025-2026 vedrà ancora più forte il contributo del Piano europeo che, per il suo completamento richiede la realizzazione di circa 54 miliardi di euro di investimenti in opere pubbliche, ha sottolineato la presidente Ance, aggiungendo che è probabile che le opere possano beneficiare anche nel 2027 di un “effetto trascinamento” del Pnrr per il completamento degli interventi, in parte finanziati dalle risorse europee, ancora in corso di realizzazione. «A partire dal 2028, invece, si apre un periodo di grande incertezza».
Anche i cambiamenti climatici e i rischi derivanti da eventi meteo estremi hanno trovato ampio spazio nella relazione della presidente Ance. «I cambiamenti climatici e l’aumento della frequenza degli eventi naturali estremi, uniti alla fragilità del territorio italiano, richiedono un’attenzione particolare al tema della prevenzione e messa in sicurezza idrogeologica e sismica del territorio e degli immobili, pubblici e privati. Occorre spendere rapidamente i fondi disponibili per il dissesto idrogeologico e avviare un piano di prevenzione sismica degli edifici, destinando a tale finalità risorse adeguate a intervenire nelle aree a maggiore rischiosità». Quanto alla crisi climatica, è stato osservato che questa impatta anche sulla disponibilità di risorse idriche. «Negli ultimi anni, in Italia, si è registrato un significativo aumento delle zone colpite da siccità estrema, determinato da una riduzione delle precipitazioni e dall’incremento delle temperature, oltre che dall’aumento dei fenomeni atmosferici estremi (piene, siccità e ondate di calore). È evidente che, in questo contesto, bisogna accelerare e potenziare la realizzazione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico, in modo da aumentare l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in tutti i settori (civile, industriale, energetico, agricolo), attivando sistemi di monitoraggio, investendo in manutenzione e sviluppo delle reti e degli impianti, incentivando il riciclo e la raccolta».