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Già il governatore leghista Zaia aveva mandato un chiaro segnale al governo

Dopo la Sardegna, un no al nucleare arriva anche dal Veneto: «Niente centrali a Porto Marghera»

Il Consiglio regionale, con voto unanime, ha approvato un emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle. Gli esponenti di Forza Italia assenti al momento della votazione
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E due. Ma l’impressione è che non saranno i soli. Pochi giorni dopo il voto con cui il Consiglio regionale della Sardegna ha detto no all’ipotesi di un deposito di scorie radioattive sull’isola, un altro parlamentino regionale lancia un chiaro messaggio al governo in fatto di nucleare. E non è questione di orientamento politico (giunta e maggioranza consiliare in Sardegna sono di centrosinistra) né di localizzazione geografica. Questa volta il no grazie arriva dal nordest. E da una regione guidata dal centrodestra: il Veneto. Ecco la notizia, per bocca della capogruppo del Movimento 5 Stelle Erika Baldin: «Il Consiglio regionale, con voto unanime, dice no a ogni ipotesi di centrale nucleare a Porto Marghera e nella gronda lagunare. Lo ha messo nero su bianco un mio emendamento al Documento di economia e finanza regionale, approvato dalla maggioranza dell’aula: l’assemblea veneta ha scelto finalmente da quale parte stare. Ovvero per l’ambiente e la salute della cittadinanza, minacciata dall’eventuale costruzione di reattori a ridosso della laguna, senza contare lo stoccaggio delle scorie».

L’esponente M5S ricorda che aveva presentato l’emendamento alla missione 9 del Defr, in tema di sviluppo sostenibile e tutela dell’ambiente e che la prevista riconversione dell’area industriale di Porto Marghera era già in parola nel documento. «Sono lieta che il Consiglio abbia inteso aggiungere, su mia istanza, la specificazione relativa al rigetto di qualsiasi possibilità di nucleare in una zona ritenuta giustamente di pregio mondiale. Sconfitta, dunque, la linea espressa negli ultimi tempi da numerosi esponenti nazionali di Forza Italia, i cui consiglieri erano peraltro assenti al momento della votazione. A Tosi, Tajani, Pichetto Fratin, nonché al ministro Urso (FdI), che ne vogliono accelerare l’iter in Parlamento aveva del resto già risposto il presidente Zaia, dichiarandosi contrario a ogni impianto del genere in un contesto già provato da un secolo di industria chimica degli idrocarburi». 

Effettivamente, questo voto non arriva proprio come un fulmine a ciel sereno. È vero infatti che lo stesso presidente della Regione nonché esponente della Lega, Luca Zaia, poche settimane fa aveva mandato a dire al governo che non avrebbe avallato la decisione di realizzare una centrale nucleare sul territorio. «Non è un no alla tecnologia – ha spiegato Zaia – è un no perché Venezia è una realtà molto fragile, perché un eventuale incidente coinvolgerebbe subito la laguna e il mare». E poi: «Nessuno si è posto il problema che un eventuale incidente si verificherebbe nel cuore del petrolchimico, visto che si parla di Marghera». E ancora: «Bisognerebbe pensare all’evacuazione della realtà simbolo che è Venezia. Un no - infine - perché ci sono altri siti sui quali andare a insediare la centrale». E se il leader di Forza Italia Antonio Tajani aveva reagito male e ricordato che la politica energetica si fa a livello nazionale, Zaia ha replicato a stretto giro: «Ma dove si fanno le centrali nucleari no».

Ora Baldin, che ha anche lanciato una petizione contro l’ipotesi di una centrale nucleare in Laguna, rilancia sul fronte di eolico e solare: «Questa volta la sua maggioranza l’ha seguito – sottolinea la capogruppo M5S in Consiglio regionale facendo riferimento alle parole del governatore leghista - e ora anche Roma agisca di conseguenza. Occorre tuttavia fare un passo in più, ovvero muovere anche il Veneto verso la produzione di energia pulita da fonti rinnovabili, quale unica alternativa praticabile al combustibile di origine fossile».

Redazione Greenreport

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