Veicoli elettrici, nel 2030 il 25% dei metalli critici necessari può arrivare dal riciclo Ue di batterie
Entro cinque anni il riciclo delle batterie potrebbe consentire all'Europa di ridurre fino a un quarto la sua dipendenza dalle importazioni di minerali per la produzione di batterie. È quanto emerge da un nuovo studio di Transport & Environment (T&E), la principale organizzazione europea in materia di decarbonizzazione dei trasporti. I materiali provenienti dalle batterie a fine vita e dagli scarti delle gigafactory potrebbero essere sufficienti, nel 2030, per la produzione europea di un massimo di 2,4 milioni di veicoli elettrici (Battery electric vehicle, Bev). Ma, secondo T&E, c’è il rischio che l'Ue e il Regno Unito non sfruttino appieno questo potenziale: dovranno mettere in sicurezza progetti industriali di riciclo che rischiano oggi di essere cancellati.
Secondo lo studio, il riciclo delle celle esauste e degli scarti di produzione potrebbe fornire il 14% del litio, il 16% del nichel, il 17% del manganese e un quarto (25%) del cobalto di cui l'Europa avrà bisogno per la produzione di auto elettriche nel 2030. Oltre tale data, queste percentuali potrebbero aumentare sensibilmente, e l’Europa - secondo lo studio - avrebbe il potenziale per divenire quasi autosufficiente, nel 2040, per quanto riguarda il cobalto.
Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia, ha dichiarato: «Se l'Europa riuscirà a confermare e rispettare i suoi piani sul riciclo delle batterie, potrà ridurre sensibilmente la sua dipendenza dai metalli critici importati. I volumi che si prevede di ricavare dalla filiera del riciclo potranno garantire all’industria europea materie sufficienti per la produzione di milioni di auto elettriche».
Il recupero dei materiali delle batterie ridurrà anche il fabbisogno di materie prime. Secondo la ricerca, i volumi ottenuti dal riciclo potrebbero evitare, entro il 2040 e su scala globale, la realizzazione di 12 nuove miniere: quattro di litio, tre di nichel, quattro di cobalto e una di manganese. Ciò ridurrebbe anche i potenziali impatti negativi sull'acqua, sul suolo e sulla biodiversità derivanti da tali attività estrattive.
Localizzare in Europa le attività di riciclo, in virtù di un energy mix elettrico più pulito, potrebbe ridurre di quasi un quinto (19%) l'impronta di carbonio del recupero del litio rispetto all’ipotesi in cui la stessa attività venga realizzata in Cina o in Australia. Ma per cogliere questo potenziale economico e di sostenibilità, l'Europa deve sostenere la propria industria del riciclo. Secondo il rapporto, quasi la metà della capacità di riciclo europea pianificata è in stand by o rischia di non venire sviluppata.
T&E ha invitato l'Ue e il Regno Unito a dare urgentemente priorità al sostegno al riciclo nelle loro politiche e nei loro programmi di finanziamento. L'imminente proposta dell'Ue di un Circular Economy Act dovrebbe in tal senso sostenere l'espansione dell’industria europea, limitando al contempo le esportazioni di rifiuti provenienti da batterie e semplificando la circolazione intra-UE dei materiali estratti dalle stesse batterie a fine vita.
Andrea Boraschi ha concluso: «Né l'UE né il Regno Unito sono ancora pronti a cogliere l'opportunità del riciclo dei materiali connessi alla filiera delle batterie. Quasi la metà della capacità di riciclo prevista è a rischio a causa degli alti costi energetici, della carenza di competenze tecniche o della mancanza di sostegno finanziario. È ora di iniziare a inquadrare e normare il riciclo delle batterie al pari di ogni altra tecnologia pulita, ovvero come una soluzione chiave nel quadro della decarbonizzazione, e di dargli priorità nelle nostre politiche e nelle nostre sovvenzioni».