«No scorie nucleari in Sardegna»: dal Consiglio regionale voto unanime contro il Deposito nazionale
«Abbiamo già il 60% delle servitù militari e non possiamo accettare un’altra servitù di Stato». Il capogruppo del Movimento 5 Stelle nel Consiglio regionale della Sardegna, Michele Ciusa, fa riferimento agli oltre 350 kilometri quadrati di territorio dell’isola sottratti all’uso civile e destinati ad attività e infrastrutture militari (poligoni di tiro, basi aeree, aeroporti, caserme ecc.), che effettivamente rappresentano oltre il 60% del complessivo demanio militare italiano. L’altra «servitù» a cui fa riferimento riguarda invece la ventilata ipotesi che il Deposito nazionale delle scorie nucleari possa essere collocato proprio in Sardegna. Questa regione, infatti, è stata inserita insieme ad altre cinque (Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia e Sicilia) tra quelle che potrebbero ospitare i 51 siti individuati dalla Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) preparata ormai un anno fa dalla Sogin. E ora, insieme al voto che limita ad aree idonee per le rinnovabili solo l'1% del territorio dell'isola e praticamente in contemporanea con la notizia che il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha avviato la fase di analisi preliminare prevista dalla procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas) sulla proposta della Cnai, dall’isola è partito all’indirizzo di Roma un messaggio piuttosto chiaro sull'ipotesi aree idonne per le scorie nucleari: togliete la Sardegna dalla vostra lista.
«Il governo continua a ignorare la volontà dei sardi e noi continueremo ad opporci in ogni sede per impedire che la nostra terra venga individuata come sito idoneo per la localizzazione del Deposito nazionale per lo stoccaggio di scorie radioattive», spiega Ciusa. «La Regione Sardegna ha già detto no, tramite un referendum consultivo regionale del 2011, ad ogni forma di installazione nucleare, compresi i depositi di scorie radioattive, con una percentuale del 97% dei votanti». E ora quel no è stato ribadito all’unanimità dal Consiglio regionale. Il capogruppo M5S ha presentato un ordine del giorno che impegna la Giunta guidata da Alessandra Todde «a esprimere la propria assoluta contrarietà all’insediamento di qualsiasi deposito di scorie radioattive nel territorio regionale, ribadendo la volontà già espressa dai cittadini sardi nel referendum del 2011». E il voto favorevole è arrivato tanto dai banchi di maggioranza quanto da quelli di opposizione. «Oggi il Consiglio regionale compatto ribadisce ancora una volta questa volontà – canta vittoria il capogruppo M5S – non accetteremo che il nostro patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale, caratterizzato da aree protette e zone di elevato valore naturalistico venga mortificato dalla presenza dell’ennesima servitù di Stato».
Nell’ordine del giorno approvato all’unanimità si impegna anche la Giunta della Sardegna a «continuare a monitorare e vigilare sull’evolversi della situazione, mantenendo un dialogo costante con il Governo centrale e con tutte le istituzioni coinvolte, a tutela del territorio e della popolazione sarda», ma alla base di questo «dialogo costante» verrà mantenuto il no a qualunque ipotesi di stoccaggio delle scorie sull’isola. Il fatto è, viene spiegato, che non c’è soltanto la generale preoccupazione per la sicurezza pubblica e per l’ambiente: l’ipotesi è infatti di stoccare rifiuti radioattivi a bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni, ma anche, in via temporanea in attesa di un deposito geologico ad oggi inesistente, di prevedere pure lo stoccaggio di rifiuti a media e alta attività il cui decadimento richiede fino a centinaia di migliaia di anni. Ma, appunto, non c’è solo questo fattore da tener conto, che coinvolge ovviamente tutto il territorio nazionale: nel caso specifico della Sardegna, viene sottolineato, bisogna fare i conti anche con il trasporto via mare delle scorie radioattive, che rappresenta un grandissimo rischio in caso di incidente. «Continueremo a monitorare e vigilare sull’evolversi della situazione, perché non può esserci una “scelta” consapevole senza che vengano organizzati dei dibattiti pubblici per informare i cittadini sui rischi per la salute e le limitazioni che può rappresentare il sito unico delle scorie nucleari. La Sardegna – conclude Ciusa – ha già dato un ampio contributo alla Difesa Nazionale con la presenza delle Servitù militari e con la presenza dei tre poligoni Permanenti. Non diventeremo la pattumiera d’Italia».
Passato un anno da quando la Sogin ha individuato le 51 aree dove in teoria si potrebbe costruire il deposito e dopo che in questi mesi nessuno dei Comuni finiti nella lista si è detto favorevole ad ospitare la struttura, il ministero dell’Ambiente si ritrova col cerino in mano ma intanto inizia ad incassare anche un esplicito no su base regionale. E ora non bisognerà aspettare troppo tempo per vedere se e quante altre regioni si muoveranno allo stesso modo della Sardegna.