Minerali critici: il passaggio all’energia verde deve portare anche prosperità e uguaglianza
La vicesegretaria generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed ha informato gli Stati membri dell’Onu sui lavori del Panel on Critical Energy Transition Minerals che recentemente ha pubblicato il rapporto “Resourcing the energy transiction principles – To guide critical Energy transition minerals towards equity and justice» che ha dimostrato che molte delle attuali tecnologie di energia pulita in rapida crescita, dalle pale eoliche ai pannelli solari, dai veicoli elettrici alla batterie per l’accumulo di energia, dipendono da minerali critici per la transizione energetica, come rame, litio, nichel, cobalto e terre rare. Si prevede che la domanda di minerali critici triplicherà entro il 2030, man mano che il mondo abbandonerà i combustibili fossili come carbone e gas per ridurre le emissioni globali di anidride carbonica a zero entro la metà del secolo.
Secondo la Mohammed, «Siamo nel mezzo di una rivoluzione silenziosa. Il modo in cui alimentiamo le nostre economie e società sta cambiando. Le energie rinnovabili non sono mai state così economiche e accessibili e l'accelerazione della loro diffusione è impressionante, ma disomogenea. C’è il rischio che la transizione verso un’energia pulita possa riprodurre e amplificare le disuguaglianze del passato: con i Paesi in via di sviluppo, ricchi di energie rinnovabili essenziali per la transizione, relegati in fondo a quelle catene del valore, la loro gente viene sfruttata e il loro ambiente è in pericolo mentre altri si arricchiscono con le loro risorse. Suona familiare».
La Mohammed ha ricordato che il segretario generale dell’Onu António Guterres ha istituito il Panel in risposta alle richieste dei Paesi in via di sviluppo di agire su questo tema, «Perché la storia non si ripeta». Dopo aver ringraziato tutti i membri del Panel per il loro lavoro, in particolare i co-presidenti, Nozipho Joyce Mxakato-Diseko del Sudafrica e Ditte Juul Jørgensen, direttrice generale per l'energia della Commissione europea, la vicesegretaria generale dell’Onu si è congratulata con il Panel «Per aver aperto nuove strade e aver raggiunto un accordo su molte questioni complesse e controverse».
17 agenzie Onu hanno fornito al Panel, guidato dall'Unep, dall'UNCTAD e dal Climate Action Team del Segretario generale, un'ampia gamma di competenze tecniche che hanno permesso al rapporto di «Individuare i modi in cui governi, industria e Nazioni Unite possono collaborare per integrare giustizia ed equità nelle catene del valore dei minerali essenziali per la transizione energetica e garantire che stimolino lo sviluppo sostenibile, rispettino le persone, proteggano l'ambiente e favoriscano la prosperità nei paesi in via di sviluppo ricchi di risorse».
La Mohammed ha sottolineato che il rapporto «Delinea sette principi guida che danno priorità ai diritti umani, alla protezione ambientale e allo sviluppo inclusivo, insistendo anche su commercio e investimenti responsabili. Questa visione è supportata da appelli alla trasparenza, alla responsabilità e all'impegno per la cooperazione multilaterale, salvaguardando i diritti dei Paesi ricchi di risorse a trarre beneficio dai loro minerali, proteggendo al contempo le loro comunità e i loro ecosistemi. Per mettere in pratica questi principi, il rapporto stabilisce cinque Raccomandazioni attuabili, come la formazione di un gruppo di esperti ospitato dalle Nazioni Unite per guidare un dialogo politico equo e promuovere la responsabilità nelle catene del valore minerario. Sostiene un quadro di trasparenza globale, meccanismi di finanziamento per affrontare gli impatti a lungo termine dell'attività mineraria e supporto per i minatori su piccola scala come partner nello sviluppo sostenibile. Insieme, queste raccomandazioni mirano a dare potere alle comunità, creare responsabilità e garantire che l'energia pulita alimenti non solo le nostre economie, ma anche una crescita equa e resiliente».
Dopo la pubblicazione del rapporto, Guterres ha chiesto al Panel e all’Onu di condividere le sue conclusioni con gli Stati membri e altri stakeholders prima della 29esima Conferenza delle parti dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (COP29 Unfccc) e di ricevere feedback per orientare i prossimi passi.
La Mohammed ha concluso: «Stiamo preparando il sistema delle Nazioni Unite a supportare l'attuazione del lavoro del Panel, ovvero la salvaguardia e la promozione dei diritti umani, in particolare dei diritti dei popoli indigeni, lungo l'intera filiera dei minerali critici. Unep, UNCTAD e il Climate Action Team guideranno tali sforzi nel sistema Onu. La società civile, i giovani e i popoli indigeni hanno un posto al tavolo. Alla COP29 di Baku, prevista più avanti in questo mese, il Segretario generale convocherà un evento a livello di leader per mobilitare il sostegno politico e stabilire una via da seguire».