End of waste, dal Mase in arrivo i primi chiarimenti sui rifiuti da costruzioni e demolizione
Dopo le cinque, forti perplessità sollevate a inizio estate dall’Anpar – l’Associazione nazionale produttori di aggregati riciclati, costola di Assoambiente – in merito al nuovo regolamento sull’End of waste dei rifiuti da costruzione e demolizione, approvato ormai nel lontano 2022, sono in arrivo dal ministero dell’Ambiente (Mase) dei chiarimenti «demolizione destinati a risolvere una parte significativa delle criticità operative evidenziate dagli operatori».
A darne notizia è direttamente il presidente Anpar, Paolo Barberi, in un aggiornamento sull’interlocuzione continua in corso con gli uffici ministeriali, in merito al regolamento che definisce le condizioni per la cessazione della qualifica di rifiuto (End of waste) degli inerti in modo da poterli re-immettere sul mercato come prodotti.
Quando i chiarimenti arriveranno – «nelle prossime settimane», assicura Barberi – e se saranno risolutivi, si tratterà di un importante passo avanti per l’economia circolare del Paese. I rifiuti da costruzione e demolizione sono infatti in assoluto il flusso di rifiuti più ingente generato ogni anno in Italia – rappresentano il 47,7% di tutti gli speciali –, ma di fatto neanche sappiamo quanti siano effettivamente riciclati e re-immessi sul mercato. Secondo i dati Ispra il tasso di recupero si attesta nel 2021 all’80,1% (al di sopra dell’obiettivo Ue del 70%), ma le stesse imprese di settore rappresentate da Anpar e Nadeco informano che «poco più della metà dei rifiuti riciclati oggi viene effettivamente utilizzato», andando a toccare un nervo già scoperto da anni da Legambiente.
Nel corso dei primi incontri col Mase, l’Anpar si è confrontata con i tecnici degli uffici della viceministra Vannia Gava e del direttore generale Economia circolare e bonifiche Luca Proietti, che si sono impegnati a fornire nei prossimi giorni chiarimenti risolutivi su alcuni aspetti sollevati da Anpar e in particolare su: quali aziende abbiano l'obbligo di adeguare le loro autorizzazioni al Dm 127/2024 e non possano invece rimanere nell'ambito del "caso per caso"; la necessità di precisare cosa si intenda per rifiuti interrati e cosa si intenda con la definizione un po' sommaria di "rifiuti provenienti da siti sottoposti a bonifica" (soprattutto considerando che questi possono essere inerti e non pericolosi presenti all'interno di un perimetro molto più ampio riferito al sito di bonifica che contiene aree da bonificare e aree che non necessitano di alcun intervento); la possibilità di utilizzo dei prodotti, oltre che in conformità alla norma Uni 11531-1, anche ai capitolati speciali di appalto come Anas o Rfi o provincie autonome.
«Gli operatori degli impianti di recupero siti nel Veneto – aggiunge nel merito Enzo Pelosi, il delegato Anpar di Veneto e Campania – vedono in questa normativa una grande opportunità di sviluppo. Auspichiamo una sempre maggiore collaborazione ed un dialogo costruttivo tra imprenditori, stazioni appaltanti ed istituzioni pubbliche preposte al controllo».