La filiera del trattamento dei rifiuti organici produce energia e occupazione: 15 mila gli addetti in Italia
Il trattamento dei rifiuti organici si conferma, anno dopo anno, una fonte non solo di energia ma anche di occupazione. Tant’è vero che in Italia quasi 15 mila lavoratori sono impegnati nel settore del biowaste, che sempre più si sta rivelando come una risorsa imprescindibile per lo sviluppo sostenibile ed economico del Paese. A confermarlo sono i numeri che, nel dettaglio, dicono questo: il solo settore relativo ai rifiuti a matrice organica (Rmo) dà lavoro – tra dipendenti diretti e indiretti – a 4.368 persone. A queste si aggiungono 10.008 addetti coinvolti nelle attività di raccolta e trasporto del rifiuto organico. Nel complesso, quindi, il settore fornisce occupazione a 14.376 unità, il cui lavoro nel 2022 ha permesso di trattare 8,3 milioni di tonnellate di rifiuti a matrice organica in 357 impianti in tutto il Paese.
A fotografare il settore è il Cic, Consorzio italiano compostatori, organizzazione senza fini di lucro che si occupa di promuovere e valorizzare le attività di riciclo della frazione organica dei rifiuti e dei prodotti che ne derivano. Nel quinto volume della collana Organic Biorecycling, dal titolo “La filiera del biowaste che produce materia, energia e occupazione”, la sigla che riunisce circa 150 consorziati mostra gli importanti risultati conseguiti negli ultimi anni dagli addetti del settore. «Questo volume, così come il precedente, è stato scritto seguendo la roadmap degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite», spiega il direttore del Cic e curatore della pubblicazione, Massimo Centemero. «In particolare, quest’anno ci siamo focalizzati sull’obiettivo 8 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che incentiva una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile volta ad ottenere nel Paese uno scenario occupazionale ampio, produttivo e che, soprattutto, assicuri un lavoro dignitoso per tutti. L’obiettivo 8 è strettamente connesso con gli aspetti legati all’ambiente, al clima e ai diritti dei lavoratori. Un goal vitale e necessario per l’intero Pianeta, perché con migliori condizioni lavorative si avranno di conseguenza migliori condizioni di salute degli esseri umani e dell’ambiente».
Stando alle elaborazioni Cic degli ultimi dati Ispra disponibili, nel 2022 il riciclo dei rifiuti organici è stato affidato a 357 impianti di trattamento biologico, uno in più rispetto all’anno precedente: in particolare, è cresciuto il numero di impianti che hanno introdotto da digestione anaerobica (da 63 a 74), mentre gli impianti di solo compostaggio sono diminuiti di 10 unità (da 293 a 283). I quantitativi totali di rifiuti trattati sono aumentati di circa 55 mila tonnellate rispetto al 2021, raggiungendo quota 8,35 milioni di tonnellate nel 2022, con un incremento dei flussi destinati agli impianti integrati (+252 mila tonnellate rispetto al 2021) e una sensibile diminuzione di quelli avviati al solo compostaggio (-197 mila tonnellate).
Per quanto riguarda l’evoluzione impiantistica, l’aumento degli impianti integrati, che prevedono la produzione congiunta di compost e di biometano nello stesso sito produttivo, conferma la prevalenza di questa scelta tecnologica. «Appare inoltre prioritario – ha aggiunto il direttore del Cic Centemero – investire per promuovere l’effettivo riciclo organico al fine di incrementare la produzione e l’utilizzo del compost, così da rispettare quanto stabilito dalla normativa europea la cui gerarchia prevede che il riciclo di materia sia privilegiato rispetto al recupero di energia. Ciò anche alla luce di comprovati benefici ambientali. L’uso del compost, essendo ricco di elementi nutritivi, comporta benefici in termini di minori emissioni: limita l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi, assicura una migliore lavorabilità del suolo e ne garantisce una maggiore capacità di ritenzione idrica. Insomma, anche nel presente volume vogliamo sottolineare che il riciclo di materia è la forma più intelligente di conservazione dell’energia».