È nata a Siena Medaere, l’Associazione mediterranea degli economisti dell’ambiente e delle risorse
La neonata Associazione mediterranea degli economisti dell’ambiente e delle risorse (Medaere) ha emesso oggi il suo primo vagito sotto la buona stella dell’Università di Siena, all’interno della Certosa di Pontignano che ospita la V conferenza Vision sull’Europa del futuro.
Si tratta di un’istituzione che nasce per offrire a tutte le sponde dell’area mediterranea quello spazio di dialogo che ancora manca non solo tra gli economisti ambientali, ma anche – nel rispetto dell’approccio interdisciplinare che caratterizza da sempre gli studi sulla sostenibilità – per mettere insieme agronomi, ecologisti, ingegneri e più in generale le competenze necessarie per guidare un nuovo modello di sviluppo.
Per l’occasione, oggi a Pontignano sono riunite le associazioni degli economisti ambientali già strutturate in Italia (rappresentata dalla presidentessa di Iaere e direttrice del dipartimento di Eonomia all’Università Roma Tre, Valeria Costantini), Spagna e Portogallo (Carmen Arguedas, presidentessa Aerna) e Francia (Raja Chakir), oltre all’Unione delle Università mediterranee (Marcello Scalisi, presidente Unimed) e all’associazione europea degli economisti ambientali (Simone Borghesi, presidente Eaere).
«Vogliamo raggiungere la sponda sud e orientale del Mediterraneo – spiega a greenreport Borghesi, nel doppio ruolo di vicerettore alle Relazioni internazionali dell’Ateneo senese – In Paesi come Croazia, Grecia, Cipro o Turchia lavorano numerosi economisti ambientali, anche se non sono strutturati in associazioni nazionali, così come molti ricercatori di valore sono presenti in nord Africa. L’idea è quella di portare avanti scambi studenteschi e di sviluppare insieme progetti di ricerca in grado di influenzare le politiche nell’area mediterranea, che presenta molte sfide comuni da affrontare. Abbiamo già raccolto l’interesse dei ricercatori presenti a sud e a est del Mediterraneo, e a fine mese si terrà un incontro con tutti i rappresentanti dei Paesi coinvolti per stilare lo statuto di Medaere e iniziare a lavorare insieme: l’associazione nasce e si svilupperà come una co-costruzione tra pari, un vero e proprio partenariato».
Un processo all’interno del quale l’Università di Siena può svolgere un ruolo pivotale, dato che già oggi dirige lo Spoke 9 del progetto Pnrr Agritech sulla sostenibilità nel settore agroalimentare, ospita la presidenza di Prima (Partenariato per la ricerca e l'innovazione nell'area del Mediterraneo), funge da hub per il Mediterraneo del progetto Sdsn (Sustainable development solutions network) delle Nazioni Unite. Non a caso, oggi a Pontignano sono presenti – oltre alle associazioni degli economisti ambientali – pesi massimi nel mondo accademico (e non) come Romano Prodi e Angelo Riccaboni (presidente Prima e già rettore dell’Ateneo senese).
L’Europa è un continente in declino demografico, sempre più anziano, ricco di risorse economiche e know how ma progressivamente più povero delle risorse umane e naturali necessarie a tenere dritta la barra dello sviluppo sostenibile nelle acque agitate del XXI secolo. In un simile contesto, rafforzare i rapporti con la sponda orientale e meridionale del Mediterraneo può portare mutui benefici a tutte le parti in gioco.
«Per Europa e Africa lavorare insieme è un fondamentale fattore di competitività – argomenta Borghesi – Il nostro scopo è creare e condividere conoscenza: è questo l’input principale alla base della competitività».
Non a caso gli argomenti che saranno oggetto di studi e scambi all’interno di Medaere sono assai concreti, a partire da «interconnessioni tra le reti elettriche per trasportare energia rinnovabile, scarsità idrica ed eventi meteo estremi, gestione rifiuti, l’aumento degli incendi legato al cambiamento climatico e il tema del blue carbon, dato che non dobbiamo dimenticarci come il Mediterraneo rappresenta un po’ la nostra foresta amazzonica, quando si parla di assorbimento di CO2. Medaere – continua Borghesi – si occuperà infine anche di conflitti, perché serve il coraggio di parlarne». Basti osservare cosa sta accadendo a Gaza, alla difficoltà di recuperare anche solo il dialogo tra Israele e i Paesi di cultura araba. «La nostra – sottolinea Borghesi – è un’associazione no flag. Ogni ricercatore rappresenta il Mediterraneo, non il Paese di provenienza. E sicuramente tra i temi d’indagine ci sarà quello delle migrazioni, perché già oggi i fattori ambientali sono le cause più rilevanti, insieme ai conflitti armati, dei flussi di rifugiati. E un’Europa in declino demografico ha sempre più bisogno di rendere l’immigrazione legale una risorsa».