Agroecologia: da Legambiente 5 priorità per il Governo
«La crisi climatica ha accelerato la sua corsa e il risultato per l’intero comparto dell’agricoltura è devastante. Succede in Italia, dove dati ISTAT alla mano, si è registrato nel 2023 un calo della produzione (-3,9%), vino (-17,4%), frutta (-11,2%) e olio d’oliva (-3%) sul podio delle coltivazioni cadute in basso. Allarmante lo scenario prospettato per uno dei settori d’eccellenza del made in Italy: il 90% delle aree costiere e pianeggianti che producono vino è a rischio estinzione, se le temperature globali dovessero aumentare di oltre 2 gradi entro la fine del secolo (Nature Reviews Earth & Environment)». E’ il sintetico e preoccupante quadro che Legambiente ha presentato a FestAmbiente per riaprire il tavolo della discussione sull’agroecologia, uno dei temi di FestAmbiente – conclusasi ieri e Rispescia (GR) - e unica via possibile per superare le criticità che l’agricoltura vive a causa dei cambiamenti climatici.
Dopo un autunno e un inverno di proteste che hanno visto gli agricoltori italiani ed europei scendere in strada per chiedere più sostegni, Legambiente avanza 5 proposte al governo Meloni «Affinché vengano dati fiato e gambe alla task force ministeriale per supportare il settore e accompagnare gli operatori in un percorso all’insegna dell’agroecologia, fornendo loro supporti tecnici».
Ecco le proposte del Cigno Verde:
Pesticidi: SUR e PAN siano la priorità. L’approvazione della legge sul biologico ha fatto da apripista, ma da sola non è sufficiente. Deve essere accompagnata da una legislazione, sia a livello nazionale che europeo, sul multiresiduo e sugli effetti additivi e sinergici legati alla presenza di più principi attivi dei pesticidi in uno stesso alimento. Serve inoltre l’approvazione del SUR – il Regolamento per l’Uso Sostenibile dei prodotti fitosanitari – che continue richieste di rinvii da parte di alcuni Paesi (tra cui l’Italia) rischiano di far slittare ulteriormente. A livello nazionale, è necessaria l’approvazione del nuovo PAN per l’utilizzo di fitofarmaci, la cui ultima stesura risale al 2014.
Più rinnovabili e comunità energetiche. L’Italia deve convintamente scommettere sulle energie rinnovabili, vera alternativa per contrastare la febbre del Pianeta e fare fronte al ricatto del gas, a partire dal biometano “fatto bene” e dall’agrivoltaico, tecnologia attraverso la quale è possibile generare una sinergia positiva tra produzione di energia e coltivazione agricola. Al centro dell’azione politica anche le comunità energetiche, preziose alleate del contrasto alla crisi climatica e alla povertà energetica, da diffondere anche in agricoltura.
Più aree ad alta biodiversità e messa al bando definitiva di insetticidi neonicotinoidi. Cambiamenti climatici, urbanizzazione, fitofarmaci e parassiti, sono solo alcune delle minacce che questi piccoli ma importanti insetti si trovano a dover fronteggiare. Per salvaguardarli serve aumentare considerevolmente le aree ad alta biodiversità in ambito agricolo (siepi, boschetti, filari, etc.) attualmente solo al 3%, come previsto dalle strategie europee e attuare la definitiva messa al bando degli insetticidi neonicotinoidi tra cui l’Acetamiprid (il più utilizzato in agricoltura) e dell’erbicida Glifosato, la cui proroga di ulteriori dieci anni rischia di segnare un punto di non ritorno per la biodiversità a partire dalle api, gravemente minacciate da queste sostanze.
Benessere animale, “etichetta ombrello” e buona zootecnia. Il sistema zootecnico deve adeguarsi alle sfide del presente. Da solo responsabile dei 2/3 delle emissioni climalteranti del comparto agricolo, deve essere guidato da buone pratiche agroecologiche. Il governo deve farsi promotore di un modello di un sistema incentivante per sviluppare un modello di allevamento più virtuoso, capace di gettare le basi sull’attenzione al benessere animale attraverso un’etichetta cosiddetta “indicatore ombrello” per i consumatori. Risultano più che mai necessari una diminuzione della densità dei capi allevati e dei carichi emissivi, oltre a maggiori controlli negli allevamenti e scelte determinate verso l’indipendenza mangimistica.
Contrasto all’abbandono delle aree coltivate e incentivi all’occupazione giovanile in agricoltura. Serve favorire la nascita di nuovi biodistretti, aree naturalmente vocate alla produzione biologica e incubatori di sviluppo agricolo in chiave sostenibile, (l’attuale percentuale di SAU bio è del 17,8%) oltre che parte della soluzione alla complessa problematica dell’abbandono delle aree coltivate. Così facendo, sarà possibile incentivare le politiche occupazionali giovanili e moltiplicare le buone pratiche virtuose.
Proposte presentate all’incontro “Agricoltura e la sfida della transizione ecologica - Sostenibilità e innovazione alleate per contrastare i cambiamenti climatici” dove il presidente nazionale di Legambiente, Stfano Ciafani, ha sottolineato che «La riconversione ecologica del settore agricolo non è più rimandabile. Gli eventi climatici estremi ai quali abbiamo assistito parlano chiaro e ci fanno ben capire che il tempo di agire è adesso. Adattamento e contrasto alla crisi climatica devono essere i pilastri delle politiche locali, nazionali ed europee. Il made in Italy deve orientarsi nella giusta direzione, facendo fronte alle richieste dei mercati per cibi più sani e sostenibili, in linea con quanto previsto dalle direttive europee. Buone pratiche ecologiche e un allevamento rispettoso dell'ambiente e del benessere animale, insieme a prospettive socio-economiche eque per gli agricoltori, sono essenziali e devono rappresentare un faro per i decisori politici. Le energie rinnovabili, come l'agrivoltaico e la produzione di biometano, rappresentano l'unica strada percorribile per creare sinergie positive tra produzione da energie rinnovabili e agricoltura, stando alla larga da strumentalizzazioni e inutili rimpalli. In questo senso, il settore agricolo deve smetterla di prendersela con il Green Deal, suo migliore alleato»-
Angelo Gentili, responsabile nazionale Legambiente agricoltura, ha aggiunto che «I territori sono già custodi di storie all’insegna dell’agroecologia, dando dimostrazione pratica di come sia davvero possibile mettere in atto la transizione dal campo alla tavola. Per questa ragione, a Festambiente torniamo a premiare le ambiasciatrici e gli ambasciatori del territorio che con il loro lavoro si fanno modello di buone pratiche replicabili. L’agroecologia, oltre ad essere l’unica via per contrastare la crisi climatica, è la chiave per scommettere sul futuro del Paese, a partire dalle aree più a rischio abbandono. Dal governo e dalle istituzioni locali arrivi un chiaro segnale affinché il sostegno alla riconversione possa essere sempre più solido e capace di donare stabilità agli operatori del settore».
L'Italia deve accelerare in questa direzione, replicando le buone pratiche agronomiche già presenti in alcune aree del Paese. Esempi significativi provengono dalle realtà toscane premiate con il riconoscimento Ambasciatori del territorio: la cooperativa aretina Toscana Giaggiolo, dove eccellenza produttiva e rispetto dell’ecosistema si uniscono, contribuendo alla tutela della biodiversità e del paesaggio toscano; l'Azienda vitivinicola InCandia Bio, in provincia di Massa-Carrara, che grazie a tecniche di coltivazione biologiche concorre alla tutela del suolo, alla conservazione della biodiversità e alla riduzione dell'impatto ambientale; Rachele Morucci dell’azienda fiorentina Da Pagliana per essere una degna rappresentante di una nuova generazione di allevatori in grado di combinare le antiche pratiche agricole e di allevamento con un approccio moderno e sostenibile; e infine, la cooperativa di comunità “Il Borgo”, che in provincia di Grosseto promuove il valore della diversità e dell'inclusione sociale attraverso la gestione di spazi verdi, la coltivazione di orti biologici, e la promozione di pratiche agricole ecologiche.
A FestAmbiente era presente anche una mostra sul progetto LIFE ADA - ADaptation in Agriculture*, che si rivolge ad agricoltori, consorzi e cooperative di produttori per aiutarli a fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico, anche con una dimostrazione pratica sugli strumenti gratuiti che il progetto europeo - di cui Legambiente è partner - mette a disposizione. Tra questi una web app utilizzabile da smartphone e da PC, che direttamente dal sito è in grado di elaborare il piano di adattamento più adeguato in base al luogo e alla tipologia di filiera nella quale opera l’agricoltore. Un modo agevole e intuitivo che di fatto semplifica il processo decisionale per aumentare l’adattamento al cambiamento. Gli strumenti offerti con il progetto europeo non si fermano alla web app, attraverso webinar formativi, podcast, video tutorial e la conoscenza di buone pratiche, gli operatori dell’agricoltura nell’ambito delle filiere lattiero casearia, vitivinicola e ortofrutticola trovano in LIFE ADA un potente alleato contro i rischi climatici. Rischi che impattano direttamente sulla produttività e la sua qualità, nonché sulla redditività degli agricoltori, in particolare quelli medi e piccoli.