Plastica monouso, ecco perché l’Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia
La Commissione europea ha recentemente aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia, l’ennesima in merito alla legislazione ambientale, e in particolare per il mancato rispetto della direttiva 2019/904 sulla plastica monouso (la cosiddetta direttiva Sup).
La lettera d’infrazione (INFR(2024)2053) non è stata però un fulmine a ciel sereno: come evidenziato su queste colonne già a maggio, i motivi si possono rintracciare in larga parte nel vulnus sottolineati tre anni fa da Greenpeace, in fase di recepimento della direttiva.
«Bruxelles ha contestato all’Italia ben 13 punti della legge di recepimento DL 196/2021, oltre alla mancata notifica preventiva del provvedimento alla Commissione», spiega nel merito Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. Si tratta della quasi totalità delle questioni segnalate da Greenpeace nel 2021:
L’Italia ha escluso in modo ingiustificato dalla definizione di “plastica” i prodotti rivestiti in plastica in cui il rivestimento aveva un peso inferiore al 10% rispetto al peso totale del prodotto. Si tratta di un’eccezione non contemplata dal testo della direttiva Ue.
Per i prodotti in plastica destinati a entrare in contatto con gli alimenti (ad esempio piatti e posate) la legge italiana consente di aggirare il divieto europeo ricorrendo ad alternative in plastica biodegradabile e compostabile. In base alla norma comunitaria queste alternative dovrebbero essere vietate al pari delle stoviglie realizzate con plastiche derivate da petrolio e gas fossile
Per lo stesso motivo l’Ue contesta anche all’Italia gli incentivi per l’acquisto e l’uso di prodotti realizzati con materiali biodegradabili e compostabili, che rientrano nella definizione di plastica monouso e quindi vanno vietati
«Alla fine di maggio del 2021, quando l’allora governo Draghi e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani stavano gestendo il recepimento della direttiva europea sulla plastica monouso, capimmo che qualcosa non stava andando per il verso giusto – ricorda Ungherese – Ricevuti nelle varie commissioni parlamentari, segnalammo diversi errori nella proposta di recepimento italiano. Nonostante i nostri appelli e le lettere inviate all’allora ministro con una serie di suggerimenti, e malgrado avessimo offerto la nostra disponibilità a un incontro, non fummo ascoltati. Il recepimento avvenne non solo con colpevole ritardo, ma anche con incomprensibili esenzioni nei confronti di prodotti rivestiti in plastica e deroghe ingiustificate per gli articoli monouso in plastica biodegradabile e compostabile in alternativa ai prodotti vietati dalle nuove regole europee».