
Pac 2014-2020: il punto di vista critico della Cia Toscana

Durante il convegno “Attuazione della Riforma PAC 2014-2020” che si è svolto a Firenze, il presidente della Cia regionale, Giordano Pascucci, ha tracciato la strada che dovranno percorrere le politiche agricole regionali toscane nei prossimo 7 anni. «Il nuovo Piano di Sviluppo Rurale della Toscana dovrà incentivare e promuovere le progettualità per l’agricoltura del futuro, con una particolare attenzione alla messa a punto di strategie per favorire la crescita ed il rafforzamento del sistema agroalimentare regionale anche attraverso le sinergie e le integrazioni tra gli interventi del primo e secondo pilastro- ha sottolineato Pascucci. Tra gli interventi strategici da rafforzare sono prioritari quelli rivolti alla crescita e sviluppo delle filiere toscane (dalle filiere corte all’affermazione dei prodotti agroalimentari toscani sui diversi mercati di interesse, alla internazionalizzazione delle imprese), per favorire il ricambio generazionale ed imprenditoriale a partire da quello ‘di genere’ da sostenere attraverso criteri di premialità o redigendo sottoprogrammi tematici». Nell’occasione la Cia Toscana ha espresso preoccupazione per la fase di transizione considerato che la nuova Pac sarà a regime solo nel 2015.
«In questa fase di gravi difficoltà delle imprese agricole, un blocco di due anni delle opportunità di investimento, innovazione e creazione di impresa potrebbe avere pesanti conseguenze sul settore, che occorre scongiurare se si vuole promuovere una fase di ripresa produttiva e di reddito all’agricoltura evitando ulteriori perdite di superfici coltivate, di imprese e di occupazione- ha aggiunto Pascucci. E’ urgente monitorare la disponibilità delle risorse, garantire la copertura dei bandi in fase di apertura ed indirizzare le prossime economie allo scorrimento delle graduatorie delle Misure 121, 122, 311, e i finanziamenti delle misure dell’agroambiente e innovazione».
Tra le novità proposte dalla prossima Pac c’è quella del concetto di “agricoltore attivo” sul quale il presidente della Cia Toscana chiede chiarimenti: «C’è bisogno di un serio approfondimento per valutare bene che tipo di selezione vogliamo effettuare e, soprattutto chi vogliamo ricomprendere o escludere. L’iscrizione Inps può sembrare la più selettiva, se l’obiettivo è privilegiare chi vive prevalentemente di agricoltura o sostenere chi opera per il mantenimento e la salvaguardia del territorio lo è solo apparentemente. Fare poi attenzione agli esclusi, oltre ai part time e agli hobbisti vengono ad oggi tagliati fuori gli agricoltori ‘storici’ pensionati non più iscritti all’Inps che sono una ‘categoria’ molto diffusa ed operosa». Di fatto produzioni agricole di qualità e tutela del territorio sono prerogative che una nuova e moderna agricoltura improntata alla sostenibilità, dovrebbe tenere insieme e rappresentare con pari dignità.
