Crolla la produzione di mais in Lombardia, i nubifragi hanno affogato le piantagioni
Mentre alcune categorie di agricoltori continuano a protestare contro le misure del Green deal europeo, dal nord al sud i campi continuano a patire le conseguenze della crisi climatica in corso.
Nel centro sud le superfici coltivate a grano sono diminuite del 17% rispetto all’anno scorso, in una dinamica in cui sta incidendo profondamente la siccità, mentre in Lombardia le piantagioni di mais stanno morendo a causa della troppa acqua.
La Cia lombarda stima che i nubifragi delle ultime settimane, abbinati all’assenza di giornate continue di sole, hanno provocato enormi danni con una perdita stimata in due mesi di produzioni di mais.
«Un danno economico ingente per gli agricoltori, che hanno perso tutto il primo raccolto di foraggere e prati stabili per la produzione di fieno e insilati, con una contestuale assenza di prodotto per gli allevamenti che porterà gli allevatori a dover riformulare l’alimentazione facendo investimenti non previsti», spiega il presidente di Cia Lombardia, Paolo Maccazzola.
Le continue piogge e l’assenza di almeno 4-5 giorni continui di sole creano problemi a chi aveva già iniziato la semina ma anche agli agricoltori già pronti per effettuare il primo raccolto.
Chi deve ancora seminare si trova infatti a non poter lavorare un terreno che necessita di sole continuo per asciugarsi, lasciando perciò inutilizzati quegli appezzamenti destinati esclusivamente al mais.
Ma il problema più grosso è per chi invece aveva già seminato: il ristagno idrico fa aumentare gli attacchi fungini e la marcescenza del colletto, facendo in pratica morire la pianta.
Anche «gli allevamenti si troveranno in grande difficoltà perché – conclude Maccazzola – le scorte sono calcolate in funzione di stagioni normali, mancheranno quindi i trinciati del mais che sono l’alimento principale degli animali e servirà trovare alternative economicamente molto onerose. Per gli agricoltori invece si spera che riescano a recuperare due mesi di lavoro perso senza provocare danni economici in un periodo già difficile per tutto il nostro settore».