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I risultati del nuovo rapporto World economic forum

Il turismo è tornato ai livelli pre-pandemici, l’Italia è nona

Dare priorità a conservazione della natura e a una forza lavoro qualificata, inclusiva e resiliente
 |  Enogastronomia moda turismo

Secondo il rapporto “Travel & Tourism Development Index 2024” (TTDI) realizzato dal World economic forum (Wef) e università del Surrey, «Quest’anno gli arrivi di turisti internazionali e il contributo del settore dei viaggi e del turismo al PIL globale torneranno ai livelli pre-pandemia, spinti dall’abolizione delle restrizioni ai viaggi legate al Covid-9 e dal forte aumento della domanda». In cima alla lista delle destinazioni turistiche del 2024 ci sono Stati Uniti, Spagna, Giappone, Francia e Australia. L’Italia è al nono posto, dopo Germania, Regno Unito e Cina e prima della Svizzera che chiude la top ten. 

Presentando il report, Francisco Betti, a capo del team Global Industries del Wef, ha sottolineato che «Quest’anno segna un punto di svolta per il settore dei viaggi e del turismo, che sappiamo ha la capacità di sbloccare la crescita e servire le comunità attraverso la trasformazione economica e sociale. Il TTDI offre una finestra lungimirante sullo stato attuale e futuro dei viaggi e del turismo affinché i leader possano orientarsi tra le ultime tendenze in questo settore complesso e sbloccare in modo sostenibile il suo potenziale per le comunità e i paesi di tutto il mondo».

Si prevede che l’industria del turismo globale si riprenderà dai minimi raggiunto ai tempi della pandemia di Covid-19 e supererà i livelli pre-crisi e questo è in gran parte dovuto a un aumento significativo della domanda a livello mondiale, che ha coinciso con un numero maggiore di voli disponibili, una migliore disponibilità internazionale e un maggiore interesse e investimenti nelle attrazioni naturali e culturali.

Ma il rapporto avverte che la ripresa globale è stata contrastante: «Sebbene 71 delle 119 economie classificate abbiano aumentato i loro punteggi dal 2019, il punteggio medio dell’indice è solo dello 0,7% superiore ai livelli pre-pandemia».

Anche se il settore turistico ha superato lo shock della crisi sanitaria globale, continua ad affrontare altre sfide esterne, dai crescenti rischi macroeconomici, geopolitici e ambientali, al maggiore controllo delle sue pratiche di sostenibilità e all’impatto delle nuove tecnologie digitali, come i big data e l’intelligenza artificiale. Inoltre, c’è una carenza di manodopera e la capacità delle rotte aeree, gli investimenti di capitale, la produttività e altri fattori di offerta del settore non sono riusciti a tenere il passo con l’aumento della domanda. Questo squilibrio, aggravato dall’inflazione globale, ha fatto aumentare i prezzi e causato problemi nei servizi.

Tra i primi 30 Paesi dell’indice nel 2024, 26 sono economie ad alto reddito, 19 sono Paesi europei, 7 dell'Asia-Pacifico, 3 nelle Americhe e solo uno, gli Emirati Arabi Uniti, nel Medio oriente Nord Africa (MENA). Al Wef dicono che «I risultati evidenziano che le economie ad alto reddito continuano generalmente ad avere condizioni più favorevoli per lo sviluppo dei viaggi e del turismo. Questo è favorito da ambienti imprenditoriali favorevoli, mercati del lavoro dinamici, politiche di viaggio aperte, forti infrastrutture turistiche e di trasporto e attrazioni naturali, culturali e non ricreative ben sviluppate».

Ma i Paesi in via di sviluppo hanno registrato alcuni dei maggiori miglioramenti negli ultimi anni. Tra le economie a reddito medio-alto, la Cina ha consolidato la sua posizione tra le prime 10 e le principali destinazioni emergenti di viaggio e turismo sono Indonesia, Brasile e Turchia. Il rapporto evidenzia che «Più in generale, le economie a reddito medio-basso rappresentano oltre il 70% dei Paesi che hanno migliorato i propri punteggi rispetto al 2019, mentre l’area MENA e l’Africa sub-sahariana sono tra le regioni che hanno registrato i maggiori miglioramenti. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono le uniche economie ad alto reddito a classificarsi tra le prime 10 economie che hanno registrato maggiori miglioramenti tra il 2019 e il 2024».

Nonostante questi passi avanti, il TTDI avverte che «Sono necessari investimenti significativi per colmare il gap nelle condizioni abilitanti e nella quota di mercato tra i Paesi in via di sviluppo e quelli ad alto reddito. Un possibile percorso per raggiungere questo obiettivo sarebbe quello di sfruttare in modo sostenibile le risorse naturali e culturali – che sono meno correlate al livello di reddito del Paese rispetto ad altri fattori – e potrebbero offrire alle economie in via di sviluppo un’opportunità di sviluppo economico trainato dal turismo».

Anche per Iis Tussyadiah, preside della School of Hospitality and Tourism Management dell’università del Surrey, «E’ essenziale colmare il gap tra la capacità delle diverse economie di costruire un ambiente forte affinché il settore dei viaggi e del turismo possa prosperare. l settore ha un grande potenziale per promuovere la prosperità e mitigare i rischi globali, ma tale potenziale può essere pienamente realizzato solo attraverso un approccio strategico e inclusivo».

Secondo il Global Risks Report 2024 del Wef, «Il settore dei viaggi e del turismo si trova ad affrontare vari rischi complessi, tra i quali incertezze geopolitiche, fluttuazioni economiche, inflazione e condizioni meteorologiche estreme. Anche bilanciare la crescita con la sostenibilità rimane un grosso problema, a causa dell’elevata stagionalità, del sovraffollamento e del probabile ritorno ai livelli di emissioni pre-pandemia».

Il rapporto analizza anche le persistenti preoccupazioni su equità e inclusione e fa notare che «Mentre il settore del turismo fornisce un’importante fonte di posti di lavoro con salari relativamente alti, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, la parità di genere rimane un problema importante per regioni come la regione MENA e l’Asia meridionale. Nonostante queste sfide, il settore può svolgere un ruolo significativo nell’affrontarle. Per raggiungere questo obiettivo, i decisori dovrebbero dare priorità ad azioni come sfruttare il turismo per gli sforzi di conservazione della natura; investire in una forza lavoro qualificata, inclusiva e resiliente; gestire strategicamente il comportamento dei visitatori e lo sviluppo delle infrastrutture; incoraggiare lo scambio culturale tra visitatori e comunità locali; e utilizzare il settore per colmare il gap digitale, tra le altre politiche».

Il Wef conclude: «Se gestito strategicamente, il settore dei viaggi e del turismo – che storicamente ha rappresentato il 10% del PIL globale e dell’occupazione – ha il potenziale per emergere come un fattore chiave per il benessere e la prosperità delle comunità di tutto il mondo».

Redazione Greenreport

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