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La scomparsa degli impollinatori danneggia la natura e la salute umana

Con il calo degli impollinatori si perdono anche i cibi sani e aumentano malattie e mortalità umane
 |  Enogastronomia moda turismo

La crescente pressione umana sui sistemi naturali che sta causando allarmanti perdite di biodiversità è stato uno dei temi al centro della 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity di Montreal  e questo include il declino annuo dell'1 - 2% delle popolazioni di insetti che ha portato a ipotizzare un’imminente "apocalisse di insetti" per i prossimi decenni. Tra le specie di insetti gli impollinatori sono fondamentali per l’uomo, visto che consentono i raccolti di tre quarti delle varietà di colture e la coltivazione di cibi sani come frutta, verdura e noci. I cambiamenti nell'uso del suolo, l'uso di pesticidi dannosi e l'avanzare del cambiamento climatico minacciano gli impollinatori selvatici, mettendo in pericolo l'approvvigionamento umano di cibi sani.

La conferma arriva dal recente studio “Pollinator Deficits, Food Consumption, and Consequences for Human Health: A Modeling Study”, pubblicato recentemente su  Environmental Health Perspectives da un team di ricercatori statunitensi, britannici e argentini, secondo il quale «L’impollinazione inadeguata ha portato a una perdita del 3 - 5% della produzione di frutta, verdura e noci e a circa 427.000 morti in eccesso all'anno a causa del calo del consumo di cibo sano e delle malattie associate, tra le quali malattie cardiache, ictus, diabete e alcuni tipi di cancro».

Lo studio guidato dalla Harvard TH Chan School of Public Health è il primo a  a quantificare l’impatto sulla salute umana del calo degli impollinatori selvatici e l’autore senior, Samuel Myers ricorda che «Un pezzo fondamentale mancante nella discussione sulla biodiversità è stata la mancanza di collegamenti diretti con la salute umana. Questa ricerca stabilisce che la perdita di impollinatori sta già avendo un impatto sulla salute su scala pari ad altri fattori di rischio per la salute globale, come il cancro alla prostata o i disturbi da uso di sostanze».

Per dimostrare quanto la perdita del raccolto sia dovuta  a un'impollinazione insufficiente, i ricercatori hanno utilizzato un modello globale rischio-malattia per stimare gli impatti sulla salute che i cambiamenti nell'impollinazione potrebbero avere sui rischi alimentari e sulla mortalità per ogni Paese. Inoltre, hanno calcolato la perdita di valore economico dovuta alla perdita dell'impollinazione in tre Paesi presi come casi di  studio. All’Harvard TH Chan School of Public Health dicono che «I risultati hanno dimostrato che la produzione alimentare persa era concentrata nei Paesi a basso reddito, ma il carico sanitario era maggiore nei Paesi a reddito medio e alto, dove i tassi di malattie non trasmissibili sono più elevati. La distribuzione geografica era alquanto insolita in quanto generalmente gli effetti sulla salute del cambiamento ambientale globale sono concentrati tra le popolazioni più povere in regioni come l'Asia meridionale e l'Africa subsahariana. Qui, i Paesi a reddito medio con una popolazione numerosa - Cina, India, Indonesia e Russia - hanno subito il peso maggiore».

L'analisi ha anche dimostrato che i Paesi a basso reddito hanno perso un reddito agricolo significativo a causa dell'impollinazione insufficiente e delle rese inferiori, potenzialmente il 10 - 30% del valore agricolo totale.

Uno degli autori dello studio, Timothy Sulser, scienziato senior dell’International Food Policy Research Institute, fa notare che «I risultati potrebbero sembrare sorprendenti, ma riflettono le complesse dinamiche dei fattori alla base dei sistemi alimentari e delle popolazioni umane in tutto il mondo. Solo con questo tipo di modellazione interdisciplinare possiamo ottenere una risoluzione migliore sull'entità e l'impatto del problema. Le strategie per proteggere gli impollinatori selvatici non sono solo una questione ambientale, ma anche sanitaria ed economica».

L'autore principale  dello studio, Matthew Smith del Department of environmental health dell’Harvard TH Chan School of Public Health, conclude: «Questo studio dimostra che fare troppo poco per aiutare gli impollinatori non danneggia solo la natura, ma anche la salute umana».

Redazione Greenreport

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