
Cosa significano per l'Italia i nuovi obiettivi europei sui prodotti fitosanitari

Il 22 giugno scorso è stata pubblicata la proposta della Commissione europea di un nuovo regolamento per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, che, una volta approvato dall’Europarlamento, dovrebbe sostituire la Direttiva 2009/128/CE.
Il principale elemento caratterizzante il regolamento proposto riguarda l’obiettivo di riduzione dell’uso del 50%, entro il 2030, dei prodotti fitosanitari chimici e dei prodotti fitosanitari più pericolosi.
In particolare, gli obiettivi indicati nella proposta sono i seguenti.
- Obiettivo 1. Riduzione dell’uso e del rischio dei prodotti fitosanitari chimici del 50% rispetto alla media del periodo 2015-2017
- Obiettivo 2. Riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari più pericolosi del 50% rispetto alla media del periodo 2015-2017
Per l’Italia non potranno essere fissati obiettivi al 2030 meno rigorosi di quelli europei, fissati al 50% di riduzione d’utilizzo di sostanze chimiche contenute nei prodotti fitosanitari. Stando ai calcoli con i dati ad oggi disponibili sui dati di vendita dei prodotti fitosanitari a livello europeo e nazionale, i risultati ottenuti non consentono di scendere in Italia al di sotto dell’obiettivo europeo e, fortunatamente, non vi è neanche la necessità di incrementarlo.
Negli anni trascorsi fra il 2011 e il 2017 l’Italia è stata più virtuosa della media europea riguardo alla riduzione d’ uso e rischio di prodotti fitosanitari chimici in generale e di quelli più pericolosi, in applicazione della Direttiva 128/2019. Infatti, mentre in Europa si è registrato un aumento medio percentuale dell’8-10% di questo indicatore, in Italia si è avuta una riduzione, anche se modesta, del 6%.
L’Italia è stata invece (molto) meno virtuosa della media Europea per quanto riguarda la quantità utilizzata di sostanze chimiche e di sostanze più pericolose per unità di superficie agricola. Infatti, se in Europa l’intensità ponderata di utilizzo delle sostanze chimiche nel periodo 2015-17 è stata di 22,3 kg/ha e la quantità di utilizzo delle sostanze più pericolose di 0,42 kg/ha, in Italia i valori di questi indicatori sono risultati molto più alti, rispettivamente di 55 kg/ha e 1,26 kg/ha.
In base a questi elementi l’Italia dovrà fissare il proprio obiettivo 1 ad un “punto intermedio”, come propone ad oggi il regolamento, compreso fra il 65% e il 35,4%. Se per “punto intermedio” si intende auspicabilmente, ma solo per chiarezza, il “punto medio”, tale valore sarebbe 50,2%. Lo stesso si dica per l’obiettivo 2. L’Italia dovrà fissare il proprio obiettivo 2 ad un “punto intermedio” compreso fra il 65% e il 34%, con valore medio di 49,5%.
Se il regolamento europeo verrà approvato senza modifiche, per l’Italia si aspetta un impegno molto importante in tema di riduzione di utilizzo di sostanze chimiche e pericolose in agricoltura nei prossimi otto anni e sarà necessaria una sensibile correzione di rotta rispetto a quanto fatto fino ad oggi.
È bene ricordare che rispetto al periodo di riferimento 2011-2013 la diminuzione generale delle vendite di fitofarmaci in Italia rispetto ad oggi (2020) è stata soltanto del 9%. Lo zolfo, che presenta forti oscillazioni di vendita fra un anno e l’altro, è diminuito del 25% rispetto al periodo di riferimento, mentre le sostanze organiche di sintesi, quelle che danno più preoccupazione di inquinamento delle acque, sono incrementate del 5%. Il consumo di glifosate, che rappresenta il maggiore responsabile del mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque italiane, è cresciuto di quasi 900 tonnellate nel 2020, raggiungendo quantitativi superiori del 50% rispetto al triennio di riferimento 2011-13.
Abbastanza positivo risulta invece l’andamento dell’indice di rischio armonizzato europeo HRI-1, ultimamente molto criticato dal mondo ambientalista perché ritenuto inadeguato, che, ancora in graduale diminuzione nel 2020, si è ridotto del 28% in circa dieci anni.
di Alessandro Franchi per greenreport.it
