Stop pesticidi nel piatto
Quello che dovrebbe fare meglio rischia di fare peggio, la frutta è la categoria più colpita dalla presenza di sostanze chimiche secondo il dossier preparato da Legambiente da cui emerge che il 41,3% dei campioni è in qualche misura contaminato da pesticidi. Ma per la frutta va peggio con una percentuale di contaminazione che arriva al 74,1%.
Seguono la verdura (34,4%) e i prodotti trasformati (29,6%), con i peperoni (59,5%), seguiti da cereali integrali (57,1%) e dal vino (46,2%).
Il 26,3% dei campioni analizzati contiene più di un residuo di fitofarmaci, con il rischio di effetti additivi e sinergici che potrebbero compromettere la salute umana, in particolare nei casi di contaminazioni multiple come quelle rilevate in frutta e verdura.
Olio extravergine di oliva e vino mostrano segnali positivi, evidenziando il successo delle filiere sostenibili.
Pochissimi invece i residui nei prodotti biologici (il 7% dei campioni analizzati) e dovuti presumibilmente alla contaminazione accidentale.
“Il quadro che emerge dai dati è preoccupante – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente -, ma allo stesso tempo rappresenta un’opportunità per riconsiderare il nostro modello agricolo. La mancata adozione sia del Regolamento europeo sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (SUR) che di un nuovo Piano di Azione Nazionale (PAN), fermo alla versione del 2014, è un freno inaccettabile per il processo di transizione verso un’agricoltura più sicura e sostenibile. È altresì urgente introdurre una norma che regolamenti il multiresiduo per limitare l’accumulo di più pesticidi in un singolo prodotto alimentare, con il rischio di effetti dannosi per la salute umana".
Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente, ha aggiunto: "Una delle risposte all’allarme relativo all’uso dei fitofarmaci e alla necessità di ridurre l’impatto ambientale dell'agricoltura è sicuramente l’agricoltura biologica, che rappresenta un modello virtuoso di transizione ecologica per le filiere produttive