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Patty’s coffee: la storia della donna leader della comunità di Chinchipe, dietro una tazzina di caffè

In Ecuador, Cospe lavora col progetto europeo Crea per rafforzare il settore agroalimentare per dare lavoro alla popolazione vulnerabile e in particolare alle donne
 |  Enogastronomia moda turismo
foto di Pietro Paolini

A volte un chicco di caffè può cambiare il corso delle cose, come nel caso di Patricia Uchuari, contadina, imprenditrice e leader della comunità di Chinchipe in Ecuador, dove Cospe lavora con il progetto europeo Crea - cofinanziato dall'Unione europea - per rafforzare il settore agroalimentare, capace di generare reddito e lavoro per una parte consistente della popolazione vulnerabile e in particolare le donne.

Doña Patricia ha 37 anni, un paio di anni fa ha lasciato il lavoro da dipendente per dedicarsi completamente alla coltivazione di caffè, di cui segue tutto il processo, dal germoglio alla lavorazione finale. Nella sua finca Las Chontas somma libbre, calcola prezzi al quintale e compara i costi di produzione, prendendosi cura della terra.

Doña Patricia coltiva anche cacao, banane, yucca ed altri alberi da frutto, perché la diversificazione è sinonimo di resilienza. Ed è proprio di resilienza che parla la sua storia, data in sposa a 13 anni ad un uomo di 20, vittima di violenza (nella provincia di Zamora Chinchipe 7 donne su 10 hanno subito qualche forma di violenza).  L'abbiamo incontrata a casa sua e questa è la sua storia.

Quando parla del suo caffè, lo sguardo di doña Patricia è determinato e vivace. Trentasette anni, 13 nella coltivazione del caffè, 4 figli ed un passato di violenza sulle spalle, doña Patricia è un vulcano d’energia: contadina, imprenditrice, madre, moglie, leader. Oggi la coltivazione di caffè è il suo principale impiego e dice che non c’è niente di più bello per lei che prendersi cura della terra e lavorare all’aria aperta.

Ma Patricia non è una sprovveduta e ci spiega che nella finca non coltiva solo caffè perché la diversificazione è fondamentale per abbattere il rischio d’impresa ed anche e soprattutto per il benessere della terra e poi aggiunge: “più varietà di piante ci sono e più vengono a farci visita uccelli, piccole scimmie, scoiattoli, e questo, mi piace moltissimo”. Patricia ha del resto un rapporto speciale con la natura: quando la incontriamo nella strada sterrata che porta alla sua finca, ci porta subito in un posto a lei molto caro. Dopo una breve arrampicata tra gli arbusti arriviamo davanti ad un albero maestoso. Ci racconta che prima di lei se ne presero cura il padre, il bisnonno ed il suo bis bis nonno e lei vuole custodire questo albero e la sua terra per le generazioni a venire. Saltando tra una radice e l’altra ci racconta che spesso quando si arrampica sulla cima trova tantissime farfalle che sembrano fate e l’atmosfera è così magica che le ricorda il grande albero della vita di Avatar. Guardandola dondolarsi su di un ramo sembra una ragazzina spensierata.

Cosa che non le fu concessa neppure quando era bambina, a 13 anni viene data in sposa ad un uomo di 20. Un matrimonio violento da cui cerca di scappare ma nessuno l’appoggia, anzi la famiglia ostacola la separazione. Nonostante le difficoltà, Patricia non si ferma mai, lavora instancabilmente un pezzo di terra che ha comprato, insieme al marito, ai propri genitori e nel 2013 entra a far parte di Acrim (Associazione agropecuaria artigiana di produttori biologici di Cuencas del Río Mayo), inizia a frequentare corsi di specializzazione sul caffè, frequenta il gruppo giovanile di Acrim, comincia a confrontarsi con altre realtà e il suo mondo poco a poco si amplifica, tanto da darle la forza di affrontare la famiglia e divorziare.

Tuttora a distanza di oltre un decennio i genitori non le rivolgono la parola. Ma oggi Patricia è una donna serena, padrona di sé stessa e che ha fatto moltissima strada: negli ultimi 10 anni infatti ha ricoperto ruoli di leadership divenendo la responsabile del gruppo giovani di Fapecafes (Federazione regionale delle associazioni di piccoli coltivatori di caffè ecologico nel sud dell'Ecuador) e vice presidente del gruppo donne e giovani del Comitato di coordinamento del commercio equo e solidale ecuadoriano.

Grazie all'esperienza acquisita, crea un gruppo al femminile nel suo quartiere per migliorare le condizioni di vita delle donne, affrontando temi come l’indipendenza economica, la violenza di genere ma anche questioni legate all’agricoltura come le buone pratiche agro-ecologiche per la cura di madre terra a cui lei è profondamente legata. Oggi Patricia fa parte del Comitato femminile di Acrim con cui il progetto Crea di Cospe lavora. Non c’è dubbio che Patricia sia una componente essenziale di questo gruppo: Patricia è una luchadora, e si capisce dalla determinazione che mette nel prefiggersi un obiettivo e raggiungerlo, come la creazione del suo marchio di caffè, “Patty’s coffee” nato nel 2020 che vende con successo nelle fiere della regione. Un vulcano di buoni propositi e idee: dopo una giornata sfiancante passata a mostrarci la finca sotto il sole cocente in un Ecuador che non cede alle piogge che dovrebbero farla da padrone in questo mese ottobrino, Patricia ha ancora il sorriso sulle labbra e la voglia per prepararci un delizioso cafecito”.

a cura di Barbara Menin

COSPE

COSPE è un'associazione di cooperazione internazionale, laica e senza fini di lucro. Dal 1983 il suo impegno è volto a favorire il dialogo tra persone e popoli per costruire un mondo di pace, accoglienza e giustizia sociale, con particolare attenzione alla parità di genere, alla sostenibilità ambientale e alla lotta contro ogni forma di discriminazione. Attualmente opera in 24 paesi, sostenendo attivamente le comunità locali e la società civile nel perseguimento dell'inclusione sociale, dei diritti umani e della democrazia.