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Sostenibilità nel settore tessile, il passaporto digitale dei vestiti sarà presto realtà

La piattaforma digitale Trick ha iniziato a fornire dati su tracciabilità e circolarità nell’industria della moda: un Qr code può dare informazioni complete sul singolo prodotto, dalle materie prime utilizzate ai processi produttivi fino allo smaltimento o riciclaggio
 |  Enogastronomia moda turismo

Immaginate un passaporto digitale inserito in ogni capo d’abbigliamento, un documento che ricostruisce l’intero percorso dell’indumento, dalla materia prima utilizzata al fine vita, e che racconta se è stato prodotto attraverso processi produttivi di qualità, le caratteristiche in termini di circolarità dei materiali impiegati, l’impronta ambientale del prodotto nel suo complesso. Fantascienza? No, perché non solo tutto ciò è previsto da provvedimenti legislativi europei che dovranno entrare in vigore dal 2030, ma perché già ora è operativa una piattaforma che è in grado di fornire dati sulla tracciabilità e la circolarità nel settore moda. Si chiama “Trick”, che in inglese sta per “trucco”, ma non c’entra con l’anglosassone “trick or treat” e il nostrano “dolcetto o scherzetto”, benché siamo alle porte di Halloween. Trick è il progetto finanziato dall’Ue (nome completo: Empower circular economy with blockchain data traceability) che utilizza la tecnologia blockchain per raccogliere dati su determinati prodotti in grado di fornire ai consumatori finali e agli stakeholder tutte le informazioni rilevanti per effettuare scelte di acquisto in modo consapevole. L’obiettivo riguarda in modo particolare il settore tessile e dell’abbigliamento, responsabile a livello mondiale di un alto tasso di inquinamento, recentemente dal fenomeno del fast fashion

Come si legge sul sito del Progetto Trick, nella sezione dedicata al settore tessile e abbigliamento, «con un fatturato di 178 miliardi di euro nel 2018, 5 miliardi di investimenti e 1,66 milioni di dipendenti, questo è uno dei principali settori manifatturieri in Europa, ma anche uno dei più inquinanti. Gioca un ruolo significativo nel cambiamento climatico con 1,7 milioni di tonnellate/anno di emissioni di CO2, il 10% di sostanze potenzialmente pericolose per la salute umana, l’87% della forza lavoro (soprattutto donne) al di sotto del salario di sussistenza. Complici i costi ridotti e il fast fashion, un capo di abbigliamento viene indossato in media 3 volte nel suo ciclo di vita, con 400 miliardi di euro persi all’anno a causa dello scarto di abiti che possono ancora essere indossati. I rifiuti della moda raggiungono i 92 milioni di tonnellate all’anno, con l'87% degli abiti che finisce in discarica. All’opposto – viene spiegato dai ricercatori che hanno condotto una serie di sondaggi su tale questione – si assiste a un cambiamento di atteggiamento, dovuto alla crescente consapevolezza dell’impatto etico e ambientale: il 66% dei consumatori è disposto a pagare di più per prodotti o servizi di aziende impegnate nella sostenibilità».

Ora, con la piattaforma digitale Trick, l’Unione europea ha uno strumento in più per vincere la sfida a favore della sostenibilità in questo settore. Nell’ambito del Green deal e del Regolamento sulla progettazione ecocompatibile per i prodotti sostenibili (Espr), l’Ue ha stabilito che entro il 2030 ogni prodotto tessile venduto nei suoi confini dovrà avere un passaporto digitale, vale a dire dovrà essere associato tramite Qr code a un registro digitale che comprenda informazioni complete sul prodotto, dalla produzione allo smaltimento o il riciclaggio. E adesso stanno arrivando dalla piattaforma di raccolta dati Trick i primi dati su tracciabilità e circolarità nel settore moda, fondamentali per l’introduzione del Passaporto digitale di prodotto previsto dalla normativa europea. 

Realizzata da un consorzio di 31 partner, tra cui Enea, Trick rappresenta uno strumento innovativo in grado di supportare in particolare le Pmi che potranno così raccogliere dati protetti per prodotti e servizi, valutandone impronta ambientale (Pef), qualità dei processi produttivi, salubrità e circolarità delle materie prime utilizzate. Enea, che ha diffuso la notizia dell’arrivo dei primi dati raccolti, nello specifico ha realizzato il data model ‘olistico’ alla base della piattaforma, definendo come i dati di tracciabilità e sostenibilità debbano essere raccolti, connessi e organizzati per restituire un’informazione aggregata sul prodotto.

Il sistema di tracciamento, insieme ai vari componenti software sviluppati, è stato già testato su due filiere: quella del tessile tradizionale e del tessile tecnico legato al workwear (divise, abbigliamento da lavoro resistente a calore, fiamme, tessuti ignifughi e antistatici).

«Al momento nel settore della moda non esistono molte soluzioni per gestire in modo organizzato e standard una mole così ampia di dati. Abbondano invece piattaforme di tracciabilità proprietarie imposte ai fornitori, costretti ad adeguare i propri sistemi informatici per renderli interfacciabili con la piattaforma adottata da ogni singolo brand», spiega Gessica Ciaccio, ricercatrice Enea del Dipartimento tecnologie energetiche e fonti rinnovabili. «Il costo di questa procedura grava soprattutto sulle aziende più piccole, mentre con l’approccio della piattaforma Trick, con il suo data model standard pubblico, è possibile abbattere i costi di adeguamento», aggiunge Ciaccio. «Da qui l’iniziativa sviluppata in collaborazione con l’Ente Italiano di Normazione (Uni) e il Comitato Europeo di Normazione (Cen). Ma fondamentale è anche il ruolo della blockchain, a garanzia dell’affidabilità e della non modificabilità delle informazioni raccolte lungo la filiera. Tema che sta molto a cuore alle aziende», conclude Ciaccio.

Nel corso della fase pilota del progetto, Enea ha condotto anche studi per valutare l’impronta ambientale di due prodotti, la cosiddetta Pef (Product environmental footprint): un cappotto in lana di alta qualità e un’uniforme da lavoro in viscosa e meta-aramide, materiale resistente al calore e alla fiamma. Gli studi hanno coinvolto l’intera filiera produttiva (produzione della fibra, filo, tessuti, confezione, distribuzione e fine vita del prodotto) per raccogliere dati su consumi di energia, materiali, acqua, emissioni e produzione di rifiuti. «Siamo riusciti così a identificare i punti critici dal punto di vista ambientale relativi al ciclo di vita dei capi, permettendo così alle aziende coinvolte nel test di pianificare azioni di miglioramento lungo tutta la filiera», chiarisce Valentina Fantin, ricercatrice del Dipartimento Enea Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi e territoriali.

I risultati del progetto sono stati presentati agli stakeholder di settore in occasione della seconda conferenza “From EU Research to Sustainable Circular Supply Chains” organizzata da Ecosystex, il network europeo che si occupa di circolarità e sostenibilità nel tessile. L’evento, che ha toccato anche il problema dell’integrazione della piattaforma con i sistemi aziendali e doganali, è stato l’occasione per approfondire come Trick possa essere di supporto alle aziende per l’applicazione del Passaporto digitale di prodotto e dei regolamenti in fase di definizione, come quello relativo all’Ecodesign for Sustainable Products (Espr).

«La conferenza è stata un momento di confronto fondamentale per capire come arrivare a sistemi produttivi più sostenibili e circolari, affrontando le sfide per mettere a punto sistemi di tracciabilità lungo tutta la filiera, attualmente frammentata e poco digitalizzata, definire standard di raccolta dati, ma anche per garantire la confidenzialità, responsabilità del dato e sorveglianza del mercato», concludono le due ricercatrici Enea.

Redazione Greenreport

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