Carne coltivata: è la morale a determinare le opinioni delle persone
Secondo lo studio “Meat and morality: The moral foundation of purity, but not harm, predicts attitudes toward cultured meat”, pubblicato su Appetite da Matti Wilks dell’università di Edimburgo, Charlie Crimston dell’Australian National University e Matthew Hornsey dell’università del Queensland, «Le persone che affermano che vivere una vita naturale è moralmente importante per loro sono più propense a rifiutare la carne prodotta in laboratorio, nota anche come carne coltivata, rispetto a coloro che non la pensano cos»ì.
Infatti, lo studio dei valori morali delle persone e del loro atteggiamento nei confronti della carne coltivata a partire da cellule animali come alternativa all'allevamento intensivo ha scoperto che «Coloro che dichiaravano di avere maggiore interesse per il valore morale della purezza erano meno propensi a credere che la carne coltivata fosse buona e più propensi a considerarla innaturale. Sorprendentemente, il valore morale del non fare del male a persone o cose non è stato costantemente collegato all'opinione positiva o negativa delle persone sulla carne coltivata, spesso pubblicizzata come alternativa etica alla carne d'allevamento».
Wilks e Crimston hanno intervistato più di 1800 adulti negli Stati Uniti e in Germania sulle loro percezioni e atteggiamenti nei confronti della carne coltivata e sui loro valori morali in generale e ora dicono che «I risultati aiutano a comprendere i sentimenti e le questioni etiche che potrebbero spingere le persone a opporsi alla carne prodotta in laboratorio, un'industria emergente il cui valore stimato è di 3,1 miliardi di dollari».
Sono stati poi determinati gli atteggiamenti nei confronti della carne coltivata, chiedendo ai partecipanti di classificare le loro risposte a quattro domande: la loro disponibilità a mangiare carne coltivata, la bontà percepita della carne coltivata, la percezione di innaturalità della carne coltivata e la loro assoluta opposizione alla carne coltivata. L'indagine ha preso in esame diverse diete: i partecipanti erano carnivori, vegetariani, pescetariani e vegani.
Lo studio ha utilizzato un approccio di psicologia sociale per valutare i valori morali degli individui irispetto a 5 categorie: prevenzione della sofferenza o cura, agire reciprocamente o equamente, lealtà verso un gruppo, rispetto delle gerarchie e dell'autorità e comportamento puro. Per farlo i ricercatori hanno utilizzato questionari e modelli statistici per valutare in che misura i valori morali potessero predire gli atteggiamenti nei confronti della carne coltivata, che viene prodotta in laboratorio a partire da cellule animali e I risultati dimostrano che «Oltre alle sfide normative che l’industria in via di sviluppo della carne coltivata deve affrontare, potrebbe essere necessario superare alcuni atteggiamenti dei consumatori affinché questa venga ampiamente accettata». Hanno infatti scoperto che «Coloro che sostenevano il valore morale della purezza avevano maggiori probabilità di avere opinioni negative sulla carne coltivata rispetto a coloro che non lo sostenevano. Questo era vero anche quando venivano presi in considerazione fattori quali lo status socioeconomico, le opinioni politiche e l'età della persona. I risultati evidenziano il ruolo delle emozioni e dei valori morali nel rifiuto della carne coltivata, il cui consumo è attualmente autorizzato solo in alcuni Paesi».
Quel che ha sorpreso maggiormente i ricercatori è stato il fatto che i partecipanti che avevano affermato che il danno/la cura erano un fattore morale importante nel loro processo decisionale non hanno mostrato maggiore entusiasmo per la carne coltivata: in effetti, i due fattori non erano significativamente correlati in nessuno scenario. Questo va contro le previsioni dei ricercatori, secondo cui la carne coltivata in laboratorio sarebbe stata una prospettiva allettante per le persone che credono che sia moralmente importante ridurre al minimo i danni.
Wilks fa notare che «La carne coltivata viene promossa come un potenziale modo per affrontare alcune delle preoccupazioni etiche e ambientali associate all'allevamento intensivo. Questa ricerca fornisce un primo step verso la comprensione di quali valori morali potrebbero sostenere gli atteggiamenti verso la carne coltivata e quali sentimenti o preoccupazioni etiche potrebbero allontanare le persone da essa».
Per le imprese della carne coltivata che vorrebbero diffondere sul mercato i loro prodotti, la conclusione principale dello studio è quella di «Non sottovalutare Il ruolo dell'emozione nel rifiuto della carne coltivata – concludono i ricercatori - Questi risultati dimostrano la necessità di una discussione più sfumata e di una comprensione più approfondita delle preoccupazioni dei consumatori in merito alla carne coltivata e ai valori che le sostengono».