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La Toscana in testa col 37,5%

Il 19,8% della superficie agricola italiana è coltivata a biologico, in crescita del 4,5%

Ma il volume dei consumi è fermo anche a causa dell’inflazione. Maffini (Assobio): «Il settore necessita di nuovi stimoli»
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Il nuovo rapporto “Bio in cifre 2024”, redatto da Ismea e Ciheam Bari, mostra che la superficie agricola utilizzata (Sau) coltivata a biologico in Italia è arrivata a quota 2,5 mln di ettari, il 19,8% del totale: si tratta di un dato cresciuto del 4,5% nel corso del 2023, avvicinandosi al target del 25% fissato dall'Ue con la strategia “Farm to fork” per il 2030.

Sono sei le regioni italiane che hanno già raggiunto tale traguardo e sono Toscana (37,5%), Calabria (36,3%), Sicilia (30,7%), Marche (28,2%), Basilicata (27,6%) e Lazio (27%). Il Mezzogiorno  mantiene  l’incidenza  più  elevata,  con  il  58% del totale,  ma  si  assiste  a  un graduale  riequilibrio  della  distribuzione  geografica,  con  la  ripartizione  del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel bio. L’incremento, infatti, ha  riguardato principalmente  quest'area.

 I terreni destinati a colture bio sono seminativi (42,1%), prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). La crescita maggiore si è registrata nei prati, pascoli e colture industriali e foraggere.

Oltre  alle  superfici, sono  aumentati  gli  operatori, oggi 94.441 unità in crescita dell'1,8% rispetto al 2022 (1.642  in  più). Così, l’Italia si conferma Paese leader in Ue sia per quota Sau coltivata a biologico sia per numero di aziende biologiche.

Tre operatori su quattro (73,7%) sono produttori esclusivi, mentre i preparatori esclusivi sono il 10,3%. La componente dei produttori/preparatori è quella cresciuta maggiormente (+3,5%), a conferma della tendenza a introdurre in azienda l'attività di prima trasformazione per trattenere una quota maggiore di valore aggiunto. A livello geografico, il podio è occupato da tre regioni del sud: Sicilia (14.235 operatori), Puglia (11.362) e Calabria (10.396).

I consumi domestici di prodotti biologici, relativi al solo canale della Gdo, hanno toccato i 3,8 miliardi di euro, registrando un incremento del 5,2% sul 2022, seppure a fronte di volumi invariati. Il confronto con la dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari, cresciuti dell'8,1% in valore ma scesi dell'1,1% in quantità, evidenzia la minore spinta inflattiva del reparto biologico, rispetto agli altri prodotti che compongono il carrello della spesa degli italiani.

La distribuzione territoriale della spesa biologica è maggiore al Nord-Ovest (33,9%) e minore nel sud Italia e Sicilia (12,2%). Similare il dato che riguarda Nord-Est (27,5%) e Centro Italia con Sardegna (26,4%).

Nonostante i numeri incoraggianti, per le aziende rimane lo scenario di forte aumento dei costi di produzione, dovuto anche a un contesto aggravato dagli eventi climatici avversi, che hanno colpito diverse aree del Paese, complicando le operazioni agricole, in particolare per le aziende biologiche, più onerose e difficoltose anche nella gestione agronomica.

«I dati presentati dall’osservatorio Ismea – commenta Nicoletta Maffini, presidente di AssoBio – confermano che il settore necessita di nuovi stimoli e di entusiasmo rinnovato, seppur non siano negativi. Le Associazioni tutte lavoreranno senz’altro in sinergia per sostenere sia la produzione agricola sia lo sviluppo dei consumi, anche attraverso condivise azioni di comunicazione. Le Istituzioni continueranno ad impegnarsi per un importante percorso di crescita del settore che è un fiore all’occhiello del patrimonio agricolo italiano».

Redazione Greenreport

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