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Spreco alimentare, il 10 % in ambito domestico a causa di un’errata interpretazione delle etichette

Seppure l’81% degli intervistati dichiari di conoscere il significato della dicitura «da consumarsi preferibilmente entro», un intervistato su 3 ammette di buttare spesso un prodotto che ha superato la data indicata
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Ogni anno in Europa e nel mondo si generano tonnellate di sprechi alimentari, che generano un forte impatto a livello ambientale. In particolare, secondo dati Eurostat, il 54% dello spreco alimentare complessivo si genera all’interno delle nostre case ed il 10% di questo è dovuto a un’errata comprensione delle date di scadenza sulle etichette dei prodotti alimentari.

Per fare chiarezza, in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (Serr), che si celebra dal 16 al 24 novembre e che quest’anno è dedicata proprio al tema dello spreco alimentare,  Too Good To Go, azienda a impatto sociale impegnata e il più grande marketplace al mondo per le eccedenze alimentari, ha condotto un sondaggio, in collaborazione con Opinium, indagando sulla corretta interpretazione delle etichette alimentari da parte degli italiani e sull’utilizzo dei propri sensi quando si tratta di cibo.

Quello che emerge è un quadro non lineare: se gli italiani sembrano essere consapevoli dell’impatto dello spreco alimentare e dichiarano di conoscere il significato delle etichette, su cui ripongono fiducia nel valutare i prodotti, quando di tratta di passare dalla teoria alla pratica, non sempre mettono in atto quanto appreso con azioni concrete e coerenti, affidandosi poco ai propri sensi. Con alcune eccezioni.

Quando si osserva un prodotto, occorre prestare attenzione e capire quali sono le principali differenze tra le due etichette esistenti. Mentre la data di scadenza «da consumare entro» serve a garantire la sicurezza alimentare, motivo per il quale oltre la data indicata il prodotto non dovrebbe più essere consumato, la dicitura «da consumare preferibilmente entro» riguarda invece il termine minimo di conservazione degli alimenti, e quindi si riferisce alla data di miglior qualità del prodotto. In questo secondo caso, se conservati correttamente, gli alimenti possono essere consumati anche dopo tale data, ed affidarsi ai propri sensi può essere la soluzione per evitare un inutile spreco di cibo ancora buono e adatto al consumo.

Poiché il 10% degli sprechi alimentari domestici è dovuto ad un'errata interpretazione delle etichette, chiarire sulle intenzioni ed i comportamenti degli italiani, è un modo per sensibilizzare ulteriormente sul tema.

Un italiano su tre butta prematuramente il cibo superato il termine minimo di conservazione. Poca fiducia nei propri sensi. I Millennials i più attenti.

Secondo l’indagine condotta da Too Good To Go, sebbene l’81% dei consumatori italiani si dichiari consapevole del significato dell’indicazione «da consumarsi preferibilmente entro», quasi un terzo (30%) ammette di buttare spesso o sempre il cibo una volta superata tale data. Tra i più “spreconi” gli appartenenti alla Generazione Z (42%) mentre i Millennials (21%) sembrano essere i più attenti.

Proprio i Millennials sono anche i più inclini ad utilizzare i propri sensi come strumento principale per valutare lo stato dei prodotti (67%) a differenza invece della maggior parte degli italiani (65%) che si affida principalmente alle etichette e che dichiara di non fidarsi completamente del proprio buon senso quando si tratta di cibo (52%).

«Ogni anno, tonnellate di cibo perfettamente commestibile continuano a essere sprecate nelle nostre case, spesso a causa di fraintendimenti sulle etichette alimentari. Occorre quindi rivedere i nostri comportamenti. Quello che fa quotidianamente Too Good To Go è contribuire ad accrescere la consapevolezza sul tema dello spreco, non solo mettendo a disposizione gli strumenti più adatti per ridurlo, ma anche ispirando cambiamenti nelle abitudini di consumo e promuovendo una migliore conoscenza e comprensione delle etichette dei prodotti alimentari», ha dichiarato Mirco Cerisola, Country Director di Too Good To Go Italia.

Per affrontare questo problema, Too Good To Go ha lanciato nel 2021 l'iniziativa "Etichetta Consapevole" in collaborazione con alcune delle principali aziende di beni di consumo del mondo, tra cui Unilever, Danone, Carrefour, Nestlé e Bel Group, invitando le persone ad utilizzare i propri sensi e ad osservare, annusare e assaggiare un prodotto che ha superato la data “da consumarsi preferibilmente entro” per valutarne lo stato.

Ad oggi, In Italia, l'etichetta "Osserva, Annusa, Assaggia" conta 47 brand aderenti al progetto ed è presente su oltre 300 referenze, venendo stampata annualmente su oltre 390 milioni di confezioni. Secondo l’indagine di Too Good To Go, più di un terzo degli intervistati (36%) dichiara di aver visto o sentito parlare dell’etichetta, in modo particolare anche in questo caso, i Millennials (58%).

«Oggi l’Etichetta Consapevole di Too Good To Go è presente in 15 Paesi, vanta 532 partner attivi in tutto il mondo, ed è stampata su 6 miliardi di prodotti ogni anno. Siamo orgogliosi di lavorare con così tante aziende e di riuscire a generare un così grande impatto in modo allargato, guidando i consumatori verso comportamenti più consapevoli, attenti e sostenibili per il Pianeta», conclude Mirco Cerisola.

Redazione Greenreport

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