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Oltreterra 2024: «Superare l’abbandono della montagna e prevenire il dissesto territoriale e sociale»

I progetti e le proposte lanciate all’appuntamento organizzato a Santa Sofia, nell’Appennino forlivese: dalla promozione di una figura professionale per la rinascita di una filiera sostenibile del legno alle misure per affrontare il conflitto tra fauna selvatica e allevamento all’integrazione tra nuovi cittadini e comunità montane
 |  Educazione e formazione

Oltreterra 2024 è terminata mettendo già sul piatto alcuni progetti sui quali lavorare per l’edizione del prossimo anno, sulla scorta di alcuni principi guida emersi da tutti gli interventi ascoltati nel corso della tre giorni organizzata a Santa Sofia, nell’Appennino forlivese: integrazione, coesistenza, accoglienza nell’ottica di superare l’abbandono della montagna, per curare “a monte” il dissesto territoriale e sociale che questo determina con effetti che dalle terre alte irrimediabilmente si riflettono su valle e città.

Oltreterra è nato cinque anni fa come progetto di interesse nazionale di Slow Italia che prende origine dagli Stati generali delle Comunità degli Appennini di Slow Food Italia realizzati fra Emilia-Romagna e Toscana nel 2013. Proprio nel 2019, per rispondere all’appello lanciato nel settembre di quell’anno da Carlo Petrini, Domenico Pompili e Stefano Mancuso a nome delle Comunità Laudato Si’, ovvero piantare 60 milioni di alberi in Italia per combattere la crisi climatica, nascono infatti in particolare la Fondazione AlberItalia e il Centro per la valorizzazione delle foreste e della montagna-Oltreterra. Da allora sono stati svolti, tra le altre cose, appuntamenti annuali per fare il punto di quanto svolto nel corso dei mesi precedenti e per pianificare i progetti su cui lavorare per il tempo a venire.

Nello scorso fine settimane, Oltreterra 2024 ha illustrato le misure su cui intende continuare a lavorare nei prossimi dodici mesi coinvolgendo enti e istituzioni locali, regionali, nazionali.

Una di queste consiste nel promuovere una nuova figura professionale, quella di “forest manager” che sia ponte di coordinamento tra bosco, imprese, istituzioni, per la rinascita di una filiera sostenibile del legno Made in Italy perfettamente integrata con la strategia nazionale per la biodiversità. Un’altra riguarda le attività per sperimentare sul territorio una nuova didattica che valorizzi il ruolo educante della montagna e organizzare a Oltreterra 2025 il primo corso sull'“educare alla montagna” dedicato a metodi strumenti materiali e contenuti per una nuova narrazione della montagna coinvolgendo insegnanti, educatori, l’Associazione italiana insegnanti di geografia e Indire (Istituto nazionale documentazione innovazione ricerca educativa). Nel contempo si lavorerà per promuovere una mappatura delle scuole di montagna e relative buone pratiche da condividere.

Altro progetto per i mesi futuri, avviare una riflessione sui “nuovi popolanti” che già oggi contribuiscono a tenere viva la montagna, i migranti. Come? Andando oltre le diffidenze e promuovendo un’accoglienza che metta in campo soluzioni non estemporanee, partendo dal definire in ogni valle opportunità e numeri di accoglienza, anche sulla base di abitazioni disponibili e accessibili.

Altro impegno: ragionare su un turismo sostenibile che stimoli la partecipazione e faccia riflettere sulle opportunità e i rischi, tenendo sempre presente la coesistenza indispensabile fra turisti e abitanti.

E poi un altro progetto che si sta confermando sempre più di stretta attualità: come affrontare il conflitto tra fauna selvatica e allevamento. Il presidio del territorio non si può fare solo con recinzioni o cani da guardiania, sottolineano gli aderenti a Oltreterra. «C’è bisogno di una presenza umana attiva e consapevole.  Per costruire un equilibrio tra allevamento e tutela della fauna, servono politiche chiare, in grado di valorizzare le piccole realtà di allevamento, specie di razze autoctone». E poi nel corso della tre giorni è stato assunto anche l’impegno a mappare le comunità castanicole italiane attraverso la rete nazionale Slow Food dei castanicoltori e comunicare il valore culturale ed economico di questa economia montana che attraversa l'Italia da nord a sud. 

Quello che Oltreterra ha ribadito in tre giorni di lavoro è ancora una volta che «la montagna, con coraggio e consapevolezza, deve invertire il racconto della mancanza di opportunità e offrire servizi per le comunità e le persone, puntando sulla crescita dei servizi per l'infanzia e dei giovani investendo, senza riserve, in asili nido di comunità, biblioteche e scuole di musica anche allo scopo di diventare territori attrattivi e formativi per i neopopolanti», per usare le parole di Antonio Nicoletti di Legambiente. «La montagna è fondamentale per vincere la sfida climatica. In questi territori che vivono l'abbandono e hanno visto disattendere tante strategie, oggi c'è la possibilità di riprendere un cammino intraprendendo la strada giusta, quella di tenere insieme i temi dell'integrazione fra i territori, fra i popoli. Questi territori che sono i territori dei margini e dell'abbandono e della difficoltà economica devono essere neopopolati e anziché essere oggetto di sperimentazioni politiche, rilancino rendendosi protagonisti consapevoli e che hanno bisogno di competenze radicate realmente nei territori».

La montagna – è stato sottolineato nel corso della tre giorni – vuole uscire da una narrazione di marginalità e lo dimostra la presenza e l’attivismo di tanti giovani, molti dei quali hanno maturato, o stanno maturando, competenze che ne fanno i nuovi “professionisti della montagna”, che hanno compiuto una scelta controcorrente vivendo e lavorando in montagna. «Il futuro abita in montagna, anche rispetto agli effetti che la mancata gestione delle terre alte determina a valle, l’abbandono in montagna provoca dissesto ed è dunque vitale investire risorse sulla montagna per avviare un punto di svolta solo: riportare servizi riporterà persone e consentirà di curare il dissesto territoriale e sociale», spiegano gli organizzatori.

«Da tempo come Slow Food pensiamo che le Terre alte siano il futuro di questo paese e i migranti sono i cittadini del futuro. È molto importante e interessante inserire l’idea di integrazione nella discussione di Oltreterra che non parla solo di boschi e pascoli, ma anche di persone e i migranti rappresentano una opportunità per i territori, basti pensare al mondo agricolo - ha detto il vicepresidente Federico Varazi -. Oltreterra aggiunge ora un terzo livello di integrazione su cui discutere, dopo quello fra uomo e natura parlando di pascoli e foreste, poi fra turisti e comunità parlando di nuovi turismi, ora fra nuovi cittadini e comunità di montagna che da sempre rappresentano un tessuto in grado di accogliere chi vuole integrarsi nelle nostre comunità, perché è sempre stato così. Oltreterra si opererà per diventare una Summercamp nella quale formare giovani e professionisti in grado di dare una prospettiva materiale alle idee maturate nelle giornate di lavoro».

Nel corso della tre giorni gli ospiti di Oltreterra si sono seduti su una panchina rossa, realizzata dalla società benefit Palm di Viadana, simbolo di «rispetto» che è il filo conduttore del pensiero di Oltreterra e che passa dal rispetto della natura, delle persone, dei luoghi e dei territori.

Redazione Greenreport

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