
Il ritiro dei ghiacciai artici ha esposto 1.500 miglia di costa

Secondo lo studio “New coasts emerging from the retreat of Northern Hemisphere marine-terminating glaciers in the twenty-first century”, pubblicato su Nature Climate Change da un team internazionale di ricercatori guidato dal glaciologo Jan Kavan del Centrum polární ekologie delle università della Boemia meridionale e di Masaryk, «I ghiacciai in ritirata stanno scoprendo nuove linee costiere, alterando significativamente territori, ecosistemi ed economie».
I ricercatori cechi, polacchi, statunitensi e canadesi hanno studiato le linee costiere di nuova formazione formatesi con con il ritiro dei ghiacciai in distacco nel XXI secolo nell'emisfero settentrionale e hanno creato un database di oltre 1.500 ghiacciai e della loro evoluzione dal 2000, scoprendo che « Tra il 2000 e il 2020 sono emersi 2.500 km di nuove linee costiere, di cui circa due terzi in Groenlandia».
All’università della Boemia meridionale spiegano che «Queste linee costiere di nuova formazione sono spesso composte da sedimenti sciolti, il che le rende tra le più dinamiche al mondo. Cambiano rapidamente a causa di processi geomorfologici come l'erosione causata da onde e correnti, processi di pendenza, erosione fluviale o termoabrasione. Il ritiro dei ghiacciai dal mare alla terraferma altera anche la circolazione dell'acqua nei fiordi, interrompendo le correnti di risalita che forniscono nutrienti essenziali per un'elevata produttività primaria e biodiversità. I ghiacciai che terminano in mare sono spesso considerati hotspot di biodiversità, il che significa che il loro ritiro può avere gravi impatti negativi sugli ecosistemi locali».
Ma il rapido ritiro dei ghiacciai e l'esposizione di regioni precedentemente coperte di ghiaccio hanno anche implicazioni economiche. Gli scienziati ricordano qualcosa che è di stretta attualità dopo che il presidente Usa Donald Trump ha detto che, in un modo o nell’altro, la Groenlandia deve diventare statunitense: «Queste aree rivelano nuovi depositi di metalli preziosi e risorse, come la sabbia, che è notevolmente abbondante in Groenlandia». Ma avvertono che «Il ritiro dei ghiacciai indebolisce anche i pendii esposti, rendendo queste coste soggette a frane catastrofiche e successive ondate di tsunami, come visto di recente in Alaska e Groenlandia. Tali disastri naturali rappresentano una minaccia per le popolazioni locali».
Kavan conclude: «Lo studio pubblicato dovrebbe fungere da base per ulteriori ricerche volte a comprendere i processi che si verificano sulle coste appena deglaciate, inclusa la previsione di futuri sviluppi in queste aree ecologicamente significative. Stiamo cercando finanziamenti per questo e speriamo che questo prestigioso articolo ci aiuti. Il primo piccolo passo è la ricerca sul campo in un sito interessato da una frana di grandi dimensioni e dal successivo tsunami nel 2023 sulla costa orientale della Groenlandia. Ho in programma di lavorare sul sito con colleghi polacchi nell'agosto 2025 come parte del progetto "GLAVE - Paraglacial coasts transformed by tsunami waves – past, present and warmer future"».
