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Aggiornati i dati al 2023

Ispra, l'Italia ha tagliato le emissioni di gas serra del 26,4% sul 1990 mentre l'Ue segna -37%

Nel Paese è ferma la transizione alla mobilità elettrica, tant’è che le emissioni del trasporto stradale anziché calare sono cresciute del 7%
 |  Crisi climatica e adattamento

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha aggiornato oggi i dati contenuti nell’Inventario nazionale delle emissioni di gas serra, mostrando un ampio ritardo del Paese nel percorso di decarbonizzazione in corso in Europa, che vede come prossimo step l’impegno a tagliare al 2030 le emissioni di gas serra di almeno il 55% rispetto al 1990.  

I nuovi dati documentano infatti che nel 2023 le emissioni italiane sono più basse del 26,4% rispetto ai livelli del 1990, dunque nei prossimi 5 anni dovremmo cumulare progressi analoghi a quelli messi in fila nell’ultimo trentennio, per essere in linea con l’obiettivo 2030.

Anche l’Unione europea è in leggero ritardo sulla corsa al 2030, ma i risultati finora conseguiti sono decisamente migliori di quelli italiani. A livello Ue le emissioni di gas serra sono infatti state ridotte del 31% nel periodo 1990-2022, cui si aggiunge un ulteriore calo nel 2023 (stimato -8%), portando la stima sul periodo a -37%. Concentrando il periodo d’osservazione all’anno 2023, l’Ispra mostra invece che in quell’anno le emissioni italiane si sono ridotte del 6,8%, con un totale pari a 385 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.

Non tutti i settori nazionali presentano una riduzione delle emissioni. I cali più sensibili dal 1990 si registrano sui fronti di industrie energetiche (-47,3%), industria manifatturiera (-45,2%) e processi industriali (-40,5%); ben più modesti i progressi per agricoltura (-15,6%) ed edifici residenziali e servizi (-12,6%); addirittura in crescita le emissioni di rifiuti (+6,5%) e trasporti (+5,8%).

Anche a causa dello stallo nella transizione alla mobilità elettrica, che invece avanza nel resto d’Europa, in Italia «le emissioni prodotte dal settore dei trasporti, che derivano per oltre il 90% dal trasporto stradale – sottolinea l’Ispra – continuano ad aumentare anche nel 2023 e sono oltre il 7% rispetto al 1990. Nonostante le direttive europee, i livelli emissivi dei trasporti stradali sono rimasti costantemente elevati, attestandosi sui valori del 2014 e determinando così il superamento del tetto massimo consentito».

Per quanto riguarda gli obiettivi nazionali stabiliti dal regolamento europeo Effort Sharing, che prevede una riduzione del 43.7% rispetto al 2005 delle emissioni prodotte da trasporti, residenziale - riscaldamento degli edifici - agricoltura, rifiuti e industria non-ETS, la mancata diminuzione delle emissioni dei trasporti ha portato a un progressivo avvicinamento dei livelli emissivi italiani ai tetti massimi consentiti, fino al loro superamento registrato nel 2021 (5.5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente) e nel 2022 (5.4 MtCO2 eq) e nel 2023 (8.2MtCO2 eq).

Guardando al bicchiere mezzo pieno, Ispra sottolinea che i pur magri progressi conseguiti sulla riduzione emissioni dal 1990 sono "dovuti all’aumento dell’efficienza energetica da fonti rinnovabili", e non a caso dovremmo accelare l'installazione di nuovi impianti. Per rispettare il pur timido obiettivo contenuto nel decreto Aree idonee del Governo Meloni, ovvero installare +80 GW dal 2021 al 2030, l’Italia dovrebbe fare spazio a nuovi impianti per un minimo di 10,38 GW/anno – che diventano +12 GW/anno per rispettare appieno i target RePowerEu fatti propri dal Piano elettrico 2030 elaborato dalla confindustriale Elettricità futura –, mentre anche nel 2024 si è fermata ampiamente sotto questa soglia (+7,48 GW): proseguendo a questo ritmo, stima Legambiente, raggiungeremmo gli obiettivi sulle rinnovabili al 2030 solo nel 2038.

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Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.