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Taglio emissioni, al Consiglio Ue il ministro Pichetto ha proposto di abbassare l’obiettivo 2040

«La Commissione dovrebbe valutare con attenzione la scelta raccomandata dell’opzione del target di riduzione al 90% al 2040 rispetto ad alternative dell’80 e 85%»
 |  Crisi climatica e adattamento

Nonostante la dipendenza dal gas fossile sia la prima causa degli alti costi delle bollette energetiche in Italia, come ribadito anche ieri in audizione al Senato da Mario Draghi, il Governo Meloni continua a fare il possibile per ritardare il percorso della decarbonizzazione a favore di efficienza energetica e fonti rinnovabili.

Nell’ambito del Consiglio Ue che ha riunito a Bruxelles i ministri dell’Energia dei Paesi membri, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto si è distinto per aver proposto una riduzione delle ambizioni climatiche del Vecchio continente.

Le misure del Clean industrial deal e dell’Action plan for affordable energy, presentati nelle scorse settimane dalla Commissione Ue, sono state considerate positive dal ministro Pichetto, secondo il quale però «l’attuazione degli obiettivi al 2030 (-55% emissioni di CO2eq rispetto al 1990, ndr) è già molto sfidante per molti Stati membri, ragione per cui ogni previsione volta ad accrescere il livello di ambizione deve essere ponderata con cautela e accompagnata da adeguate misure che garantiscano flessibilità. La Commissione dovrebbe valutare con attenzione la scelta raccomandata dell’opzione del target di riduzione al 90% al 2040 rispetto ad alternative dell’80 e 85%, entrambe compatibili con l’obiettivo net zero al 2050. Il rischio sarebbe di costringere i Paesi a misure troppo incisive e dall’esito incerto insieme all’effetto negativo di una forte anticipazione degli investimenti, finendo per vincolare i Paesi membri a tecnologie non ancora mature che con ogni probabilità saranno presto molto più efficienti e meno costose».

L’obiettivo di tagliare del 90% le emissioni climalteranti al 2040 rispetto al 1990 è stato riconfermato da Bruxelles nell’ambito del Clean industrial deal, ma di fatto deve ancora essere adottato formalmente con una revisione dell’European climate law.

Nel frattempo, l’Italia è già in ampio ritardo anche rispetto ai target relativi al 2030. Come documenta Legambiente, per rispettare infatti il pur timido obiettivo sull’installazione di nuovi impianti rinnovabili contenuto nel decreto Aree idonee del Governo Meloni, ovvero installare +80 GW dal 2021 al 2030, l’Italia dovrebbe fare spazio a nuovi impianti per un minimo di 10,38 GW/anno – che diventano +12 GW/anno per rispettare appieno i target RePowerEu fatti propri dal Piano elettrico 2030 elaborato dalla confindustriale Elettricità futura –, mentre anche nel 2024 si è fermata ampiamente sotto questa soglia (+7,48 GW) e il 2025 è iniziato nel segno di un ulteriore rallentamento.

Redazione Greenreport

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