Il costo dei cambiamenti climatici per il commercio internazionale
Secondo lo studio “Potential climate-induced impacts on trade: the case of agricultural commodities and maritime chokepoints” sul Journal of Shipping and Trade da Ramon Key, Ramiro Parrado, Elisa Delpiazzo e Francesco Bosello del Centro Euro-mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e da Richard King della Chatham House, The Royal Institute of International Affairs, i costi per i commercio internazionale nel 2023 dovuti agli impatti dei cambiamenti climatici in tre punti chiave del trasporto marittimo mondiale potrebbero raggiungere i 34 miliardi di dollari.
Al CMCC ricordano che «Il commercio globale si basa su rotte marittime che passano attraverso punti chiave, detti “chokepoints”. Analizzare come il cambiamento climatico influenzerà queste aree chiave per il commercio globale, e quindi sia le economie nazionali che quelle globali, è cruciale per valutare le misure di adattamento, in particolare nel contesto della distribuzione diseguale degli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura».
Il nuovo studio analizza i potenziali effetti macroeconomici del cambiamento climatico che influenzano le operazioni nel Canale di Panama, nel Canale di Suez e gli negli Stretti Turchi, esaminando specificamente le materie prime agricole e utilizzando una combinazione di modelli avanzati che includono anche un modello “logistico” dei flussi di commercio marittimo, lo studio analizza l’andamento dei cambiamenti delle principali variabili economiche esaminate, con risultati simili tra i modelli. In particolare, la ricerca dimostra che «Il cambiamento climatico influisce sulle operazioni dei chokepoints con effetti sulla produzione e sui prezzi delle materie prime agricole che a loro volta portano a un calo del PIL globale. Infatti, lo studio ha rilevato che, sebbene la ricomposizione del commercio generi sia vincitori che vinti, le perdite totali tendono a prevalere e potrebbero raggiungere i 34 miliardi di Dollari (prezzi del 2014) nel 2030».
Key spiega: «Data l’importanza del commercio delle materie prime agricole come meccanismo di adattamento, l’interesse per questo argomento continua. Ora stiamo cercando di misurare gli effetti simultanei degli eventi climatici che influenzano i chokepoints e la produzione di materie prime agricole in tutto il mondo».
Inoltre, gli eventi meteorologici in località remote come il Canale di Panama potrebbero avere effetti a cascata sull’Unione Europea, con potenziali perdite di 2 miliardi di dollari di PIL. Forse ancor più preoccupante è l’impatto sui Paesi a medio e basso reddito: lo studio mostra infatti che «Il Nord Africa, il Medio Oriente e l’Africa Sub-Sahariana sono ancora più vulnerabili a questi effetti, evidenziando ancora una volta l’asimmetria e la distribuzione diseguale degli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura».
I ricercatori concludono: «Dato che la frequenza e l’intensità degli eventi estremi continua ad aumentare, è quindi necessario implementare ulteriori misure di adattamento nei punti critici del commercio, queste dovrebbero includere investimenti in sistemi di monitoraggio e miglioramenti nell’infrastruttura dei cosiddetti chokepoints».