
Gli oceani ribollono, il Mediterraneo di più: nell'ultimo anno nuovo record di temperatura

A causa della crisi climatica in corso, il 2023 è stato l’anno con la temperatura media atmosferica più alta mai registrata – sicuramente dal 1850, probabilmente degli ultimi 100mila anni – ma il surriscaldamento si sta facendo strada anche sotto il pelo dell’acqua.
Le acque oceaniche ricoprono infatti il 70% del pianeta, e assorbono circa il 90% del calore causato dal riscaldamento globale.
Un nuovo studio internazionale coordinato dall’Istituto di fisica dell'atmosfera dell’Accademia cinese delle scienze (Iap-Cas), cui hanno partecipato per l’Italia i ricercatori Simona Simoncelli (Ingv) e Franco Reseghetti (Enea) documenta che nel 2023 le temperature sono aumentate registrando un nuovo record nel riscaldamento delle acque.
In particolare, solo nell’ultimo anno la temperatura delle acque oceaniche è aumentata di un valore compreso tra gli 9 (secondo il calcolo Noaa) e i 15 (calcolo di Iap-Cas) ZettaJoule rispetto al 2022, nello strato compreso tra 0 e 2000 metri di profondità: per avere un’idea, 1 ZettaJoule equivale al doppio della quantità di energia che alimenta ogni anno l’economia mondiale.
Oltre al riscaldamento generale delle acque, anomalie molto forti sono state riscontrate anche nelle temperature superficiali dell’oceano, con valori inaspettati riconducibili in questo caso, oltre che al riscaldamento globale, anche alle fluttuazioni termiche a breve termine dell’Oceano Pacifico dovute alla transizione dei fenomeni La Niña e El Niño, a partire da maggio 2023.
In questo scenario globale, il Mar Mediterraneo nel 2023 si è confermato il bacino che si scalda più velocemente tra quelli analizzati nello studio, raggiungendo il valore termico più elevato dall’inizio delle rilevazioni moderne.
«Tra il 2013 e il 2016 il riscaldamento è stato superiore a 0.4 °C, seguito da una leggera diminuzione e da un periodo stazionario. La temperatura delle acque ha ripreso ad aumentare dal 2021, raggiungendo il suo record, per il momento, a settembre 2023», spiega Simoncelli.
Le acque complessivamente più calde prodotte dalla combinazione di questi fattori possono modificare l’andamento meteorologico a livello mondiale.
In primis le acque meno dense, calde e meno salate tendono a rimanere in superficie e non sono in grado di trasportare calore, anidride carbonica e ossigeno alle acque più profonde, con gravi conseguenze per la vita animale e vegetale dell’oceano.
Ma il riscaldamento delle acque è anche il motore alla base degli eventi meteo estremi che accompagnano, con sempre maggiore frequenza ed intensità, la crisi climatica in corso.
Infatti a causa delle acque oceaniche più calde, calore e umidità in eccesso entrano nell’atmosfera a causa dell’evaporazione delle acque superficiali, rendendo le tempeste più violente, con piogge e venti più forti e, quindi, con un maggior rischio di inondazioni, anche sul territorio italiano.
«Il Mediterraneo – aggiunge Reseghetti – influenza fortemente la vita nei Paesi che vi si affacciano: dall’agricoltura, alla pesca, all’idrologia, all’evoluzione meteo, alla salute delle popolazioni. Continuare a monitorarlo è la chiave per contribuire a conoscere gli effetti del riscaldamento globale, sensibilizzare la società a questa emergenza e stimolare l’adozione di necessarie misure di adattamento e mitigazione. Bisogna sempre tener presente che a causa di questo fenomeno si registrano ogni anno danni materiali enormi in tutto il mondo, accompagnati spesso dalla perdita di vite umane».
