
Nel Myanmar in guerra le inondazioni aggravano la situazione umanitaria

L’Onu ha avvertito che la guerra in corso in Myanmar tra opposizione alleata dei popoli autoctoni ed esercito golpista, le inondazioni monsoniche e le restrizioni all’accesso a gran parte del territorio stanno peggiorando la situazione umanitaria delle comunità vulnerabili.
Gli scontri armati si sono intensificati nel nord dello Stato Shan, dove dal 26 ottobre gli scontri tra milizie etniche ed esercito del Myanmar hanno provocato lo sfollamento di oltre 50.000 persone.
Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu, ha espresso preoccupazione per il fatto che «Le strade principali nello Shan settentrionale continuano ad essere ostruite dai posti di blocco gestiti da entrambi i campi. I servizi telefonici e internet rimangono limitati al di fuori dal comune di Lashio, e l'aeroporto principale è stato chiuso a causa dell'escalation dei combattimenti».
Secondo l’ United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA), «Gli intensi combattimenti nello Shan settentrionale del Myanmar continuano e si sono ora estesi al nord-ovest del paese. Nel giro di due settimane, circa 90.000 persone sono state sfollate nella regione settentrionale di Shan e Sagaing».
L’Ocha traccia un quadro drammatico di un Paese che sembra essere stato dimenticato da chi prometteva sostegno alla lotta democratica contro i militari golpisti: «Conflitti attivi, inondazioni monsoniche, finanziamenti insufficienti e restrizioni alle attività umanitarie stanno contribuendo al deterioramento delle condizioni di vita delle comunità vulnerabili, compresi gli sfollati interni. Sono oltre due milioni le persone che rimangono sfollate all’interno del Paese, molte delle quali hanno subito ripetuti sfollamenti. Le famiglie sfollate sopportano condizioni precarie mentre sono in movimento, spesso cercando rifugio nella giungla senza un riparo adeguato. Si stima che quasi la metà della popolazione del paese viva in povertà e che circa 12,9 milioni di persone soffrano di grave o moderata insicurezza alimentare. Le persone colpite si trovano ad affrontare maggiori rischi di protezione, in particolare a causa della contaminazione da ordigni esplosivi, comprese le mine terrestri».
L’OCHA avverte che «Questa crisi dalle molteplici sfaccettature non solo ha aggravato i bisogni dei gruppi vulnerabili, ma ha anche gravemente limitato il loro accesso ai servizi essenziali e all’assistenza umanitaria. Gli sforzi di soccorso delle organizzazioni umanitarie sia locali che internazionali sono stati ostacolati».
Tuttavia, nonostante il drammatico aumento dei bisogni, il Piano di risposta umanitaria (HRP) del 2023 e l’appello Cyclone Mocha Flash rimangono gravemente sottofinanziati, lasciando migliaia di comunità nella disperazione, senza il supporto vitale di cui hanno bisogno.
L’OCHA, evidenzia che «La fornitura di assistenza salvavita ai civili colpiti nello Shan settentrionale – compresi denaro, cibo e generi di prima necessità – continua ove possibile. Stimiamo che finora circa un terzo delle persone bisognose sia stato raggiunto con qualche forma di assistenza. Verrà erogato un totale di 1 milione di dollari dal Fondo umanitario del Myanmar per rispondere ai bisogni emergenti nello Shan settentrionale. Tuttavia, questo sostegno non è sufficiente a soddisfare l’aumento dei bisogni, con il Piano di risposta umanitaria per il Myanmar attualmente finanziato solo al 28%». Nonostante i finanziamenti insufficienti e i pesanti vincoli di accesso, i partner umanitari locali e internazionali continuano a impegnarsi a restare in un Paese oppresso da una feroce dittatura militare e a raggiungere almeno 2,5 milioni di persone entro la fine di settembre 2023.
La comunità umanitaria in Myanmar esorta tutte le parti in conflitto ad «Aderire al diritto umanitario internazionale, salvaguardando la vita e il benessere dei civili e degli operatori umanitari che cercano di assisterli».
