Anbi, cementificazione «è un freno» allo sviluppo del Paese: serve la legge contro il consumo di suolo
Il nuovo rapporto sul consumo di suolo pubblicato ieri da Ispra-Snpa documenta che la rapina ambientale che ogni anno continua a sottrarre verde al Paese attraverso il cemento ci costa – in termini di perdita dei servizi ecosistemici – fra i 7 e i 9 miliardi di euro l’anno.
«Il problema quindi non è solo ambientale ma, come andiamo sostenendo da tempo – dichiara oggi nel merito Massimo Gargano, dg dell’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica italiani (Anbi) – un forte limite allo sviluppo di un Paese dove il territorio è il maggiore asset di attrattività. Se a ciò aggiungiamo oltre 1100 ettari cementificati in aree a pericolosità idraulica media, quasi 530 ettari in zone a pericolo di frane e addirittura circa 38 ettari in aree a pericolosità molto elevata, ci rendiamo conto del crescente rischio cui sono esposte porzioni di territorio di fronte all'estremizzazione degli eventi atmosferici».
Ma da questo orecchio Governo e Parlamento continuano a non sentire. La principale proposta avanzata dalla maggioranza Meloni – e subito arenata, almeno per il momento – è quella di introdurre l’obbligo di assicurazione sulle case contro i rischi naturali, dopo che dal 1 gennaio entrerà in vigore l’obbligatorietà per le imprese. La proposta meriterebbe certamente un approfondimento, anche perché l’allergia alle assicurazioni sembra essere un paradosso solo italiano. Ma senza investimenti di sistema contro il rischio idrogeologico, e senza una legge contro il consumo di suolo, la sola obbligatorietà assicurativa resterebbe un semplice scarico di responsabilità dello Stato sui propri cittadini.
«Come si può parlare di obbligatorietà di polizze contro il rischio idrogeologico in un Paese – sottolinea infatti Gargano – dove si continuano a consumare 20 ettari di territorio al giorno? Ribadiamo la richiesta di urgente approvazione della legge contro l'indiscriminato consumo di suolo, ferma da anni nei meandri parlamentari. Sarebbe una prima seria risposta ad un'emergenza per il sistema Paese».