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Auto elettriche, il mercato italiano rallenta. Motus-E: «Superare l’attuale clima di incertezza»

A novembre le immatricolazioni Ev calano del 17%. Complessivamente, nel nostro Paese siamo fermi al 3,9% della market share, contro il 18% del Regno Unito, 17% della Francia, 13,3% della Germania e 5,3% della Spagna
 |  Crisi climatica e adattamento

Le dimissioni di Carlos Tavares da amministratore delegato di Stellantis occupano le prime pagine dei giornali, con relative notizie accessorie del crollo in Borsa del titolo e delle immatricolazioni del gruppo che a novembre hanno fatto registrare un -24,6%. Ma a soffrire è l’intero mercato italiano dell’auto: -10,8% rispetto al novembre 2023. E, in questo contesto, il settore dei veicoli elettrici non si salva, anzi. Il caso eclatante è Tesla, che questo mese a livello annuale ha subito un calo del 70,2% delle immatricolazioni, ma non vanno meglio le altre case automobilistiche, considerato che il mese scorso sono uscite dagli autosaloni 6.601 vetture full electric, il che ha fatto segnare un calo del 17,1% rispetto al novembre 2023. 

Le ragioni di ciò sono molteplici, e includono costi di listino che rimangono alti, redditi e potere d’acquisto degli italiani che, contrariamente agli altri Paesi Ue, da tempo non bilanciano più l’aumento dell’inflazione e in proporzione continuano a diminuire, politiche del governo che non sostengono opportunamente il mercato dell’elettrico. Un quadro complessivo che spinge il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, a lanciare un messaggio nei confronti di chi ricopre maggiori responsabilità a livello tanto politico quanto imprenditoriale: «Serve un coordinamento nazionale istituzioni-industria coerente con lo scenario internazionale e con le grandi sfide del settore automotive».

Il punto di partenza da cui parte l’associazione (che raccoglie oltre 100 soggetti tra associati e partner del mondo imprenditoriale e della ricerca impegnati nel settore della e-mobility) è proprio il rallentamento delle auto elettriche registrato a novembre: la quota di mercato dei veicoli non alimentati con motori endotermici ha toccato quota 5,3%, in flessione rispetto al 5,7% dello stesso mese 2024. Nei primi 11 mesi di quest’anno le auto elettriche registrate in Italia sono state di poco inferiori a 60 mila, per la precisione, 59.126. Un dato, tutto sommato, in linea con lo stesso periodo dello scorso anno (-0,6%), con una market share pari al 4,1%, analoga al periodo gennaio-novembre 2023. Al 30 novembre scorso, il parco circolante elettrico italiano ha raggiunto quota 272.105 auto.

Considerando tutti i tipi di alimentazione e la flessione del 10,8% richiamata all’inizio, si potrebbe dire che l’elettrico continua a confermarsi sostanzialmente allineato al mercato auto complessivo, ma emerge con evidenza anche un altro fattore, e cioè che siamo molto al di sotto delle percentuali di Ev (electric vehicle) circolanti nella maggior parte degli altri Paesi europei. Motus-E fornisce questi dati aggiornati al 30 novembre: da noi negli 11 mesi, il 53,5% delle immatricolazioni full electric sono state di privati, l’8,1% sono relative a flotte aziendali, il 9,3% alle autoimmatricolazioni e concessionari e il 29,1% ai noleggi. Allargando l’analisi agli altri Paesi comunitari, nei primi 10 mesi dell’anno la quota di mercato delle auto elettriche si attesta al 17% in Francia, al 13,3% in Germania, al 5,3% in Spagna e al 18,1% nel Regno Unito. E l’Italia resta fanalino di coda: nei 10 mesi la market share italiana delle auto elettriche è stata di poco superiore al 3,9%. E, se il trend registrato a novembre dovesse essere confermato anche a dicembre, con la chiusura del 2024 la distanza tra noi e gli altri Paesi Ue (per non parlare dell’Uk) non farà che aumentare.

«La pericolosa stagnazione del mercato auto italiano riflette il generalizzato clima di incertezza che caratterizza il quadro normativo e il dibattito pubblico nazionale sulle prospettive dell’automotive», osserva il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso. «In una fase decisiva per il settore come quella che stiamo attraversando – sottolinea – è più che mai urgente un indirizzo strategico da parte delle Istituzioni chiaro e condiviso con l’industria, un grande coordinamento nazionale per il comparto, coerente con un contesto internazionale che vedrà la competitività della filiera italiana passare fatalmente dalla capacità di intercettare i megatrend globali dell’elettrificazione e della digitalizzazione».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.