ASviS: la legge di bilancio manca di ambizione e coerenza su transizione e sostenibilità
Si svolge oggi alle 17 in diretta streaming dalla Clubhouse di Montecitorio a Roma il secondo dei quattro ASviS Live dedicati al Rapporto ASviS 2024. Ma un’anticipazione del Policy Brief è già stata data dall’Ansa: la legge di Bilancio per il 2025 manca dell’ambizione e della coerenza necessarie per accelerare la transizione dell’Italia verso il conseguimento, entro il 2030, degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Non solo: la manovra varata dal governo e ora in discussione in Parlamento per il via libera definitivo non coglie le opportunità derivanti dalle nuove regole macroeconomiche europee che incentivano investimenti e riforme che realizzano gli obiettivi comuni dell’Unione europea, cioè transizione ecologica e digitale, attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, aumento della resilienza a shock futuri dei sistemi produttivi e sociali.
L’appuntamento organizzato da ASviS a Montecitorio è in collaborazione con CEOForLife e vedrà stakeholder chiave e rappresentanti delle istituzioni confrontarsi sulle numerose proposte avanzate nella nona edizione del Rapporto “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. Presentato il 17 ottobre scorso, il documento rappresenta infatti uno strumento unico per analizzare l’avanzamento del nostro Paese verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 e identificare gli ambiti in cui bisogna intervenire per assicurare la sostenibilità del modello di sviluppo.
In particolare, l’incontro di oggi, dal titolo “Le politiche economiche e fiscali per lo sviluppo sostenibile dell’Italia”, sarà dedicato alla dimensione economica. L’iniziativa si focalizza sulle Direttive europee su dovere di diligenza e rendicontazione della sostenibilità, che costituiscono una sfida e un’opportunità per il settore privato, e su cui la politica è chiamata ad intervenire per accompagnare e orientare la trasformazione del sistema Italia. Sarà inoltre l’occasione per presentare il Policy Brief dell’Alleanza dedicato all’analisi della Legge di Bilancio. Ebbene, già su questo punto il quadro è chiaro fin dal titolo: "Una legge di bilancio per il 2025 prudente ma poco ambiziosa per recuperare i ritardi dell’Italia rispetto all’Agenda 2030". «Il ddl sulla legge di bilancio 2025 contiene alcuni interventi apprezzabili nella direzione dell’equità sociale, ma complessivamente non presenta quella coerenza e lungimiranza necessaria per stimolare investimenti privati sui settori fondamentali per il futuro dell’economia italiana, e per conseguire un netto miglioramento della condizione economica, sociale e ambientale del Paese in grado di centrare gli obiettivi che il governo stesso si è dato nel 2023 con la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile», spiega Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS.
Secondo l’organizzazione il ddl non sfrutta appieno gli spazi che le nuove regole fiscali creano per un uso sinergico dei diversi fondi disponibili (PNRR, Fondi strutturali, Fondo Sviluppo e Coesione), soprattutto a partire dal 2027, cioè nella fase post-PNRR. Non introduce interventi strutturali per affrontare il drammatico fenomeno della povertà assoluta, in particolare tra le famiglie giovani con figli, e non opera quelle modifiche all'Assegno di inclusione e al Supporto per la formazione e il lavoro che rendono tali strumenti inefficaci.
Secondo il rapporto, una incoerenza tra gli obiettivi dichiarati e le allocazioni finanziarie si evidenzia anche per i fondi di sostegno ai settori produttivi, per i crediti d’imposta per la Zona economica speciale e gli incentivi all'assunzione, che dovrebbero essere orientati in maniera sistemica verso le transizioni verde e digitale, come previsto solo per il turismo.
Anche sul fronte fiscale sarebbero necessarie azioni per aumentare la giustizia distributiva, evitando condoni che erodono la fiducia del contribuente e incentivano pratiche fiscali opportunistiche. Inoltre, per combattere l’evasione fiscale bisogna spostare il carico fiscale dai redditi da lavoro verso altre basi imponibili, riequilibrando il peso tra imposte dirette e indirette.